Pyeongchang. Il prezzo dell'Olimpiade

L'ombra della devastazione ambientale e della corruzione sui Giochi

03 marzo 2018  |  Felix Reich e Sandra Hohendahl-Tesch

La Corea del Sud non è adatta per i Giochi invernali. Nonostante un freddo glaciale, raramente cade abbastanza neve. Sull’unica montagna utilizzabile per le gare di sci c’era una foresta vecchia di secoli. Il Comitato olimpico internazionale (CIO) ha posto dei limiti agli organizzatori che hanno potuto creare una sola pista sulla montagna. Sono stati comunque abbattuti oltre 60.000 alberi e 120 cannoni da neve hanno inondato la pista di bianco.

Interessi e coperture
Per il CIO la presenza sul mercato asiatico era più importante di ogni valutazione relativa all'impatto ambientale. E il presidente sudcoreano Moon Jae-in, il cui padre era un tempo fuggito dalla Corea del Nord, ha visto nei Giochi l’opportunità di allentare la tensione tra i due Stati fratelli ostili. Alla cerimonia d’apertura, il 9 febbraio, atlete e atleti del Nord e del Sud hanno sfilato insieme sotto la bandiera dell’unificazione coreana.
Ogni segnale di distensione è certamente importante, dice il giornalista Hajo Seppelt. Tuttavia la politica dei simboli è anche una manovra diversiva. Seppelt, esperto di doping del gruppo ARD, ha scoperto ad esempio che le bottiglie in cui vengono conservate le prove del doping possono essere facilmente manipolate. Si tratta di una clamorosa falla nella sicurezza, dato che tra il 2011 e il 2016 la Russia ha istituito un sistema di doping statale e i campioni sono stati manipolati.

Scandalo del doping
Nonostante l’onere della prova il CIO non è riuscito a escludere completamente dai Giochi la Russia. Atleti puliti hanno potuto prendere parte alle competizioni sotto una bandiera neutrale. Il Tribunale arbitrale dello sport ha prontamente revocato squalifiche a vita. Per Seppelt non vi è nulla di sorprendente: “Il tentativo di provare la colpevolezza individuale in un sistema di frode controllato dallo Stato, in cui i servizi segreti fanno sparire i campioni di doping positivi, era destinato al fallimento”. Per lo meno il tribunale ha sostenuto la decisione di non invitare a Pyeong­chang gli atleti sospetti.

Corruzione e denuncia
I Giochi sono stati preceduti dallo scoppio di uno scandalo di corruzione che ha travolto la presidente Park Geun-hye, destituita da una sentenza della Corte costituzionale la scorsa primavera, e che riguardava tra l’altro soldi destinati alle Olimpiadi. Gli appalti miliardari per la gigantesca infrastruttura sono stati aggiudicati nel corso del suo mandato.
Ambientalisti, ma anche persone vicine alla chiesa, sono scesi in strada, prima dell'Olimpiade, per protestare contro i progetti di costruzione. Le loro voci sono rimaste inascoltate. “È deplorevole”, afferma l’evangelica Mee­h­yun Chung, docente di teologia presso l’università Yonsei di Seul. Circa un terzo dei sudcoreani sono cristiani e la maggior parte di questi sono evangelici. Chung è lieta che anche le critiche abbiano avuto una certa visibilità: alla Biennale internazionale di Gangwon opere di artisti locali e internazionali hanno denunciato la devastazione che l’evento sportivo avrebbe lasciato dietro di sé.

Lo sport per la pace
Chung vede però nei Giochi anche elementi positivi. Per decenni i contatti tra la dittatura al Nord e la democrazia al Sud sono stati praticamente impossibili. “Adesso avviene uno scambio”. Navi e autobus viaggiano da un paese all’altro. Musiciste e musicisti, artiste e artisti e anche semplici spettatori possono scendere a Sud. Gli atleti sono andati a Nord per allenarsi. “Un primo passo verso la distensione”, afferma Chung. Kim Yo-jong, sorella del leader supremo Kim Jong-un, ha visitato - primo membro del clan del dittatore a farlo - lo Stato vicino. Il presidente Moon Jae-in ha puntato tutto sulla carta olimpica e ha ottenuto un invito per una visita di Stato nella Corea del Nord.

Lunghe ombre
La lucentezza delle medaglie e la politica di pace in Corea del Sud fanno passare in secondo piano le ombre della devastazione ambientale e degli scandali di doping? Hajo Seppelt è convinto che "l’informazione critica stia cambiando la percezione e che l’interesse per i Giochi sia in calo”. Purtroppo il CIO non sembra intenzionato a cogliere questi segnali e promuovere "un cambiamento di mentalità verso una maggiore trasparenza e sostenibilità". E la teologa Meehyun Chung insiste nel vedere, nella pista da sci, un segno di pace. Perché durante la guerra di Corea del 1950 la prima linea era lì. “Adesso lo stesso luogo diventa teatro di riconciliazione e tutto il mondo è spettatore”. (da reformiert.; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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