#Locarno75. Segnali di speranza dal Libano

La giuria ecumenica del Film festival premia il docufilm di Abbas Fahdel

16 agosto 2022

Dal film "Tales of the Purple House" di Abbas Fahdel

(ve/gc) Si è conclusa lo scorso 13 agosto la 75. edizione del Filmfestival di Locarno (Svizzera). Durata 11 giorni, con la partecipazione di 226 film per 471 proiezioni complessive, ha visto nella brasiliana Julia Murat la vincitrice del Pardo d’oro con la sua audace pellicola Regla 34 (Rule 34), un film che dà espressione all’antica massima per cui “il corpo è politico”.
Anche quest’anno erano presenti le chiese con la loro Giuria ecumenica, la quale ha invece assegnato il suo premio al docufilm Tales of the Purple House (Libano/Francia/Iraq, 2022) del regista franco-iracheno Abbas Fahdel

Un tramonto sui monti del Libano, Tales of the Purple House

Prima la bellezza

Disordini politici, crisi economiche e corruzione hanno portato il Libano sull'orlo del baratro. Quella che una volta veniva chiamata la Svizzera del Medio Oriente non è più. Eppure, a guardar bene, è possibile continuare a vedere e apprezzare le bellezze del paese dei cedri e della sua gente. A partire dalla sua “casa viola” nel sud del Libano, il regista e sua moglie libanese, la pittrice Nour Ballouk, esplorano il paese dalle mille sfaccettature. Guidati solo dalla loro prospettiva, cercano attraverso la propria arte di cogliere la bellezza e le difficoltà di un paese generoso che lotta ogni giorno per sfamare i propri figli.

L’arte ci salverà?

Il film permette di entrare a far parte della "visione personale e poetica di una coppia di artisti in un paese lacerato. Allo stesso tempo, dimostra che la vita quotidiana continua e che l'arte e la bellezza vi partecipano": questa la motivazione della giuria ecumenica, composta quest’anno da Anne-Béatrice Schwab (Svizzera), Anne Dagallier (Francia), Linde Fröhlich (Germania) e presieduta da Lukáš Jirsa (Repubblica Ceca). “L'arte ci dà speranza anche quando il mondo è in piena crisi. L'arte può diventare uno strumento di speranza”, ha commentato Jirsa a kath.ch dopo la premiazione. Lo stesso regista Fahdel equipara il potere delle immagini ad una sorta di “Arca di Noè visiva” in tempo di diluvio. E allora sì, è possibile rispondere affermativamente alla domanda: “L’arte può salvarci?”. (È possibile leggere una recensione del film a cura di Internazionale qui, e vedere il trailer qui).

Tra amore e violenza 

La giuria ecumenica ha anche assegnato una menzione speciale al film franco-costaricano Tengo sueños eléctricos (Faccio sogni elettrici) della regista Valentina Maurel. "Il film segue il percorso di una giovane ragazza in un ambiente familiare segnato da fratture, violenza, ma anche amore", ha scritto nel suo comunicato la Giuria ecumenica, che figura accanto ad altre giurie indipendenti del Festival.

La giuria ecumenica con il regista Abbas Fahdel e Nour Ballouk (foto: Filmfestival Locarno)

La giuria ecumenica del Festival di Locarno è designata dalle organizzazioni internazionali cinematografiche Interfilm (protestante) e Signis (cattolica). Dal 1973 assegna un premio a registi che, con il loro talento artistico, riescono a sensibilizzare spettatori e spettatrici su valori religiosi, umani o sociali, sulla giustizia, la pace, il rispetto, senza dimenticare ovviamente la dimensione spirituale.
Il Premio, messo a disposizione dalle chiese evangelica riformata e cattolica romana della Svizzera, è dotato di 20'000 franchi e promuove la distribuzione in Svizzera del film premiato.

 

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