Imparare a dire "Madre nostra che sei nei cieli"?

Riflessioni critiche sulla tradizione che concepisce Dio come un padre

16 febbraio 2021  |  Joel Burri

Un'immagine femminile per parlare di Dio (foto Simon Rae)

Come descrivere Dio? Fin dal quarto secolo il cristianesimo ha fatto ricorso alle tre figure della trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. “Descrizioni limitate, ma che hanno lo scopo di tentare di esprimere chi Dio sia mediante il ricorso a termini umani”, spiega Lauriane Savoy, dottoranda in teologia pratica all’Università di Ginevra. Rappresentazioni tanto più limitate in quanto essenzialmente maschili. “Il Padre e il Figlio sono sessuati, mentre lo Spirito non lo è”, rileva la curatrice della Bibbia delle donne (Labor et Fides, 2018; ed. italiana Piemme, 2020, ndr.).
“Quando si è immersi in un vocabolario è difficile rendersene conto, ma per chi osserva le cose dall'esterno si tratta di una concezione del divino molto patriarcale”, prosegue la ricercatrice. “Eppure i testi biblici ricorrono anche a immagini femminili per parlare di Dio”.

Evoluzione del padre

“Oggi possiamo concepire il padre come un essere tenero. Ma fino a qualche tempo fa la figura paterna era sinonimo di autorità, potere, a volte anche violenza”, spiega Lauriane Savoy. “Nell’antichità il capofamiglia aveva potere di vita e di morte sui membri della sua famiglia. Oggi è difficile relegare Dio in questo ruolo. Sappiamo che un padre può essere anche tenero e dolce. E Dio si abbassa fino a incarnarsi in un ambiente sociale svantaggiato”.
“Nella concezione contemporanea di Dio, l'accento viene posto sul suo carattere di consolatore. Ci sono teologhe e teologi che parlano di Dio anche attraverso la figura materna e ciò, in un’ottica biblica, è assolutamente giustificato. Tuttavia sorgono a volte delle resistenze”, afferma la ricercatrice. “È probabilmente il segno dell'attaccamento al linguaggio appreso in gioventù. Allontanarsi dalle formule abituali può apparire come un tradimento nei confronti di una certa tradizione”. Mentre invece non si sta facendo altro che riflettere e abbattere certi luoghi comuni.

È come se volessimo spiegare il gusto della fragola a una persona che non ha mai mangiato una fragola. Saremmo costretti a ricorrere a immagini.

 — Marc Pernot

“La cosa importante è rendersi conto che Dio, anche nei testi biblici, non si lascia rinchiudere in una sola rappresentazione. Gli autori cercano di esprimere a parole chi Dio sia e così facendo ricorrono a diverse immagini", prosegue Savoy. "Non bisogna quindi scandalizzarsi se si cerca di esprimere Dio con altri termini, restando consapevoli che qualsiasi immagine si usi per descriverlo è inadeguata”.

L'immagine del padre è cambiata (foto Jude Beck)

Dio non si riduce alla maschilità

Secondo il professore di psicologia della religione Pierre-Yves Brandt, dell'Università di Losanna, anche il solo simbolismo della figura paterna non può essere riassunto in un unico concetto. Enumerando archetipi di questo padre già presenti nella tradizione ebraica e che si ritrovano riassunti nel “Padre nostro”, Brandt ricorda che il padre è colui che è all’origine, colui che dà punti di riferimento (la legge), colui che offre cure e tenerezza, colui che protegge, anche da sé stessi, e il padre deluso di cui si spera il perdono. “Se attribuite a Dio tutte queste caratteristiche, allora avrete voglia di chiamarlo padre”, osserva. Senza dimenticare di precisare che alcuni dei suoi valori possono anche essere materni. Considerare Dio come un padre o una madre non è del resto specifico del cristianesimo o dell’ebraismo.

Percezioni diverse

Per il professore di sociologia delle religioni Jörg Stolz dell'Università di Losanna, autore di una ricerca sul modo in cui viene rappresentato Dio, anche tra i cristiani si percepiscono differenze nelle immagini e nei termini utilizzati. “Le persone legate a chiese istituzionali, cattoliche e riformate, insistono molto sull’amore di Dio. Lo vedono come una figura paterna o materna, modello di amore incondizionato, sempre presente, sempre disposto ad ascoltare. Tra gli evangelicali, invece, le caratteristiche che vengono evidenziate sono un po’ diverse. Dio è allo stesso tempo creatore, capo di tutto, operatore di miracoli e amico”, spiega il ricercatore. “Riformati e cattolici parlano di Dio come ‘padre’ e ‘madre’ e rifiutano abbastanza chiaramente di attribuire un genere a Dio. I fedeli delle chiese evangeliche libere tendono invece a usare una terminologia maschile".

Fratelli e sorelle in Cristo

Per Pierre-Yves Brandt la figura genitoriale di Dio, ricordata in particolare nella preghiera del “Padre nostro”, partecipa alla costruzione dell’identità personale e comunitaria. “Porsi in relazione con un Dio padre e madre porta ad assumere un ruolo di figlia o figlio di Dio”, osserva. Allo stesso modo, “considerare Dio come padre e madre di tutti i credenti porta ad assumere il ruolo di sorella o fratello di tutti i credenti”. Il ricercatore insiste anche sul carattere strutturante della preghiera ripetuta. Recitare questo testo “favorisce la costruzione piscologica dell’identità attraverso l’identificazione con i ruoli che essa induce”. (da ProtestInfo; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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