Critiche all'impegno politico delle ONG

Jeanne Pestalozzi: “È un tentativo di zittire parti della società civile”

11 gennaio 2021  |  Vanessa Buff

Jeanne Pestalozzi, presidente Fondazione Pane per tutti

(Vanessa Buff) A causa del loro impegno a favore dell’iniziativa per imprese responsabili, nelle ultime settimane le ONG sono state bersaglio di molte critiche. Jeanne Pestalozzi, presidente del Consiglio di fondazione di Pane per tutti (organismo evangelico svizzero di aiuto umanitario, partner di Sacrificio Quaresimale, ndr.), risponde e sottolinea che "la pubblica utilità è difficilmente concepibile senza il lavoro politico."

In seguito alla votazione sull’iniziativa per imprese responsabili si è acceso un dibattito sull’attività politica delle ONG. Come valuta questa reazione?
Con l’iniziativa sulle imprese responsabili abbiamo ottenuto la maggioranza popolare - è una vittoria storica. Perciò capisco le reazioni e il fatto che adesso venga condotta un’analisi sistematica delle diverse forze presenti nella campagna per il voto.

Alcuni partiti, dal PPD all’UDC, hanno presentato interventi sulla questione. La cosa la preoccupa?
Prendo sul serio tali interventi. Tuttavia abbiamo 26 cantoni con 26 differenti legislazioni ecclesiastiche, sistemi fiscali e norme sulla trasparenza. Non è così semplice, per esempio, introdurre modifiche dell’esenzione tributaria di organizzazioni di interesse collettivo come richiesto dalla mozione del consigliere agli Stati Ruedi Noser.

Lo ha appena menzionato: il signor Noser vuole che ONG e opere caritative non siano più esentate dalle imposte se sono attive politicamente. Che cosa comporterebbe ciò per Pane per tutti?
Il rendiconto annuale delle organizzazioni con certificazione Zewo deve essere conforme alle norme Swiss GAAP FER 21. Tale rendiconto non prevede alcun profitto, pertanto non mi è del tutto chiaro come si configuri un’imposta sugli utili. L’altra questione riguarda la deducibilità fiscale delle donazioni. A tal proposito semplicemente non sappiamo quanto la deducibilità motivi le persone a donare e che cosa comporterebbe per noi se le deduzioni non fossero più possibili. Anche in questo caso, quindi, prendiamo la questione sul serio, ma ci sono ancora molti punti interrogativi.

La tendenza degli interventi è però chiara: si intende impedire che in futuro ONG e opere caritative interferiscano nella politica così come hanno fatto in merito all’iniziativa per imprese responsabili...
Le singole organizzazioni non sono affatto così potenti come adesso viene in parte suggerito. Nel caso dell’iniziativa per imprese responsabili la forza derivava dall’alleanza: 130 ONG, opere caritative e migliaia di volontari hanno lavorato tutti insieme. E ciò è di fatto una novità, un modo nuovo in cui la società civile può organizzarsi e farsi sentire. È indubbio che sia una grande sfida per gli attori organizzati in modo classico - per l’economia, i partiti, lo Stato, ma anche per le Chiese. In questo contesto considero quasi un onore le critiche che piovono attualmente sulle organizzazioni di aiuto.

Jeanne Pestalozzi, Pane per tutti

Ma non la irrita il fatto che sia in atto un tentativo di impedirvi di parlare in merito alle questioni politiche?
Lo trovo un peccato e lo trovo sbagliato. Per me la risposta alla domanda se le organizzazioni di aiuto debbano impegnarsi politicamente è un netto sì. Perché oltre al benessere dei beneficiari la pubblica utilità considera sempre la società nel suo insieme e in particolare le cause che in primo luogo hanno determinato una necessità. Non saprei nemmeno come dovrebbe funzionare la pubblica utilità senza individuare anche le cause dell’ingiustizia e impegnarsi per migliorare le cose. Pane per tutti sostiene persino che dobbiamo impegnarci nella politica di sviluppo. Rientra negli obiettivi di fondazione e abbiamo al riguardo un mandato da parte delle Chiese cantonali.

Altri parlamentari esigono dalle ONG più trasparenza in merito alle loro finanze…
A questo riguardo sono assolutamente tranquilla. Dobbiamo già ora comunicare con la massima trasparenza i nostri flussi finanziari per ottenere la certificazione Zewo.

Può spiegare da dove provengono i fondi di Pane per tutti e come vengono utilizzati?
Il denaro proviene essenzialmente da tre fonti: prima di tutto dalle parrocchie, in secondo luogo dai privati - quindi singoli individui o fondazioni - e infine dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC). I contributi della DSC sono destinati in modo vincolante al lavoro delle organizzazioni partner nei paesi del sud. Le nostre campagne di sensibilizzazione in Svizzera, che includono la Campagna ecumenica, sono finanziate con donazioni a destinazione vincolata e con donazioni libere da parte di Chiese e privati. Gli stessi donatori possono scegliere se vogliono donare per un programma specifico o se vogliono versarci una donazione libera. In entrambi i casi i donatori sanno per che cosa viene utilizzato il denaro.

L’organizzazione umanitaria Solidar Suisse ha tuttavia fatto confluire fondi provenienti dalla DSC nella campagna di voto. L’uso dei fondi per uno scopo diverso da quello previsto è dunque possibile?
Quel caso è stato troppo gonfiato. Si tratta di 24.000 franchi. L’importo complessivo stanziato dalla DSC per i partenariati istituzionali - quindi denaro messo a disposizione per la cooperazione con le organizzazioni umanitarie - ammonta a circa 126 milioni di franchi. Una frazione di tale importo è stata evidentemente contabilizzata in maniera sbagliata. Quando l’errore è emerso, Solidar Suisse ha immediatamente rimborsato il denaro. Sulla base della mia esperienza posso dire che la DSC osserva come un falco che tutto proceda correttamente. Ed è giusto che sia così.

In che modo l’attuale dibattito influenzerà la futura strategia di Pane per tutti?
Posso interpretare ciò che sta succedendo solo come un tentativo di mettere a tacere parte della società civile. Ciò riguarda l’essenza del nostro lavoro, che mira a contribuire alla costruzione nei paesi del sud di una società civile forte, in grado di far sentire la propria voce e di agire. Adesso vediamo che evidentemente la questione concerne anche la Svizzera. Mi sembra un mondo alla rovescia quello in cui invece di essere contenti della voce delle organizzazioni umanitarie la si considera un problema. Perciò il dibattito ci motiva a proseguire con il nostro lavoro e a dare una voce alle persone per cui i nostri temi sono importanti.

Pane per tutti è in procinto di fondersi con HEKS, l’altra organizzazione umanitaria della Chiesa riformata. HEKS è molto meno esposta politicamente. L’attuale dibattito influenza i piani di fusione?
La minore visibilità di ACES/HEKS nella campagna a favore dell’iniziativa per imprese responsabili era la conseguenza di una intenzionale divisione del lavoro dovuta al menzionato focus tematico di Pane per tutti. Sarebbe però sbagliato pensare che l’ACES/HEKS non sia attiva politicamente. È per esempio impegnata con coraggio in questioni di migrazione o di integrazione. Perciò l’impegno politico dell’organizzazione che nascerà dalla fusione è assolutamente indiscusso. (ref.ch; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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