Per la dignità delle persone

Morti per Covid-19: un manifesto di protesta contro l'indifferenza

25 novembre 2020

 

Non è accettabile che la morte di molte persone, causata dalla pandemia, venga accolta con indifferenza. Due pastori riformati e uno studente cattolico di teologia chiedono, in una dichiarazione resa pubblica alcuni giorni fa, di non dimenticare la dignità delle persone in questo periodo di crisi provocato dal coronavirus.

Situazione in Svizzera
Nel corso della seconda ondata della pandemia, la Svizzera è tra i Paesi con la mortalità più elevata. Centinaia di persone muoiono ogni settimana a causa del virus. Mentre la Confederazione comunica quotidianamente il numero dei morti, nella società regna un inquietante silenzio.
Un gruppo di teologhe e teologi chiede perciò, in una dichiarazione pubblica, che venga messo da parte questo atteggiamento improntato alla passività. Non è accettabile che l'esistenza umana diventi semplicemente "un elemento statistico", dicono gli estensori della dichiarazione "Was ist der Mensch, dass du an ihn denkst?" ("Che cos'è l'essere umano che tu ne abbia ricordo?", un evidente riferimento al biblico Salmo 8, ndr.).

Promotori della dichiarazione sono i pastori zurighesi Michael Wiesmann e Martin Peier e lo studente grigionese di teologia Jan Bergauer-Dippenaar.

Realtà relativizzata
Gli estensori della dichiarazione criticano, tra l'altro, il fatto che la gravità della situazione venga relativizzata mediante riferimenti all'età, al sovrappeso e alle malattie pregresse di cui soffrivano le vittime del virus. "In questo modo - afferma la dichiarazione - il valore dell'esistenza viene indirizzato in una direzione pericolosa, legata alla colpevolizzazione delle persone che si ritiene appartengano al gruppo dei soggetti vulnerabili".
Questa evoluzione sarebbe evidente anche nell'attuale dibattito intorno alla morte degli anziani ("Senizid", in tedesco, ndr.). In questo tempo di pandemia, la morte delle persone in età avanzata non solo sarebbe registrata passivamente, ma addirittura presa in considerazione come normale. Ciò porta all'accettazione del fatto che gli anziani vengano isolati dalla società e condannati a morire in solitudine. "Siamo portati a credere - prosegue la dichiarazione - che in una eventuale terza ondata della pandemia il fenomeno sarà ancora più ampio, e sarà accettato nella convinzione che ciò contribuisca a rallentare l'epidemia di Covid-19".

Morte e abbandono
Ad essere lasciati soli, nell'attuale crisi, non sarebbero solo i malati e i loro parenti e conoscenti, ma anche il personale curante. Medici e infermieri non sarebbero spesso messi nelle condizioni di poter prestare cure adeguate ai malati. A causa della carenza di mezzi sarebbero costretti a prendere decisioni gravi, relative alla vita e alla morte. "Nessuno dovrebbe essere caricato di un simile peso, quando esiste anche solo un barlume di speranza", si legge ancora nella dichiarazione.
I promotori della dichiarazione lanciano dunque un appello al rispetto della dignità delle vittime del Covid-19 e al sostegno nei confronti del personale curante. L'aumento dei casi di contagio rende assolutamente necessario aprire un dibattito con chi è vittima della pandemia e sui casi di morte. Le autorità, i media e le chiese devono essere i primi a confrontarsi apertamente con queste preoccupazioni.
La dichiarazione è disponibile online dallo scorso 23 novembre. Tra i primi firmatari ci sono, tra gli altri, la pastora zurighese Sibylle Forrer, la pastora e già collaboratrice del programma "Wort zum Sonntag" Catherine McMillan Haueis, e la pastora bernese Ella de Groot. (ref.ch, no; trad. it. P. Tognina)

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