Le ragioni del celibato

Contestato da Lutero e dalla Riforma, è dura imposizione o libera scelta?

08 settembre 2020  |  Antoine Nouis

Per il protestantesimo la scelta del celibato rimane una soluzione d’eccezione. Il celibato ha tuttavia ritrovato vie nuove, a partire dal Risveglio del 19. secolo, attraverso comunità religiose femminili e maschili.

Scelta o imposizione
Quando Gesù viene interpellato a proposito del matrimonio, egli cita il racconto di fondazione della creazione: “Non avete letto ciò che dice la Bibbia? Dice che Dio fin dal principio li creò maschio e femmina. Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una cosa sola. Così essi non sono più due ma un unico essere. Perciò l'uomo non separi ciò che Dio ha unito” (Matteo 19,4-6). Nel libro della Genesi, l’incontro dell’uomo e della donna, con l’invito a formare una sola carne, è la risposta data alla solitudine fondamentale dell’essere umano posta qualche versetto prima (Genesi 2,18).
Nell’antropologia biblica, la prima sfida posta all’essere umano è quella dell’incontro con l’altro-diverso-da-se-stesso. La relazione coniugale è il modello dell’accoglienza dell’altro nella sua diversità. Ecco perché una sessualità che rispetti il desiderio dell’altro occupa uno spazio tanto importante nell’etica.

Tradizione monastica
A partire da questo fondamento, Gesù si oppone alla pratica - assai diffusa nella sua epoca - di ripudiare il partner per motivi futili. E quando i discepoli gli chiedono che vantaggi ci siano nell’essere sposati, lui risponde citando un versetto che è l’unico, nell’intero Nuovo Testamento, ad evocare il celibato come un valore: “per alcuni vi è un'impossibilità fisica, fin dalla nascita; altri sono incapaci di sposarsi perché gli uomini li hanno fatti diventare così; altri poi non si sposano per servire meglio il regno di Dio" (Matteo 19,12).
Alcuni interpretano questa frase facendo della rinuncia a ogni espressione della sessualità una via superiore per i discepoli, ma il contesto non giustifica una simile lettura. Il ragionamento di Gesù è il seguente: “Alcuni sono privati della coniugalità a causa di un’infermità naturale, altri sono stati evirati dalla violenza degli uomini, altri ancora hanno scelto la via dell’ascetismo. Dunque voi dovreste essere in grado di vivere una coniugalità fedele”. Questo versetto ci costringe a distinguere tra celibato scelto, “a causa del regno dei cieli”, e celibato subito, o imposto.

Il celibato scelto è quello della tradizione monastica che si è nuovamente sviluppato nel protestantesimo francofono da qualche decennio.

I primi monaci sono stati i Padri del deserto, i quali si sono ritirati nella solitudine quando il cristianesimo è stato proclamato religione di Stato.
Quando il fatto di essere cristiani è diventato socialmente benvenuto, degli uomini, seguiti da alcune donne, sono andati nel deserto per vivere la loro fede seguendo una chiamata radicale. Così facendo, sono stati dei segni di contestazione nei confronti della progressiva mondanizzazione della chiesa. Poi, nel medioevo, i monaci sono stati pian piano recuperati dall’istituzione ecclesiastica che ha fatto del monachesimo il modello ideale della vita cristiana.

Riforma protestante
È per lottare contro questa deriva che i Riformatori hanno contestato il principio di fondo del monachesimo. Lutero, che era un ex monaco, ha sposato una monaca e ha scritto un’opera intitolata “Contro i voti monastici”. In nome della sua teologia della grazia, egli ha contestato le gerarchie spirituali del suo tempo e ha affermato che la madre di famiglia che cura il suo bambino ringraziando Dio non è meno grande del monaco che trascorre tutta la giornata sprofondato in preghiera.

Ritorno del celibato
L’appello a servire l’evangelo attraverso comunità di donne, prima, e di uomini, più tardi, è stato nuovamente recepito, nel protestantesimo, quando il vento del Risveglio ha soffiato, nel 19. secolo, nelle chiese riformate, luterane e anglicane. Quando è radicato profondamente in una teologia della grazia, il movimento monastico ritrova la vocazione che aveva all’origine: quella di essere un segno della radicalità dell’evangelo.

Oggi, le comunità, nel protestantesimo, sono dei luoghi dove dissetarsi e riprendere forza e dove la chiesa si ritrova interpellata. Uno dei simboli di questo appello è costituito dalla rinuncia a una vita sessuale attiva allo scopo di essere disponibili per tutti. La tensione tra il matrimonio cristiano e il celibato “per servire meglio il regno dei cieli” è sostenuta da due modalità dell’amore: l’uno è più intimo ed esclusivo, l’altro più universale e apostolico.
Mentre il celibato scelto si sviluppa essenzialmente nelle comunità monastiche, troviamo sempre più spesso, nelle chiese, degli uomini e delle donne che vivono un celibato subìto: vuoi perché non si sono mai sposati, vuoi perché sono vedovi o divorziati. Questi ultimi portano la propria solitudine come una prova che possono scegliere di affrontare nel combattimento della fede.

Affrontare le prove
I greci hanno dato il nome di “algodicea” all’atteggiamento che consiste nell’affrontare le prove della propria esistenza senza permettere che queste ci annientino, bensì trasformandole in occasioni di crescita. Il combattimento dei celibi che non hanno scelto lo stato nel quale si trovano consiste nel riuscire a trasformare la loro solitudine in una più grande disponibilità per Dio e per il prossimo. (da Réforme, trad. e adat. Paolo Tognina)

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