Shabbat e domenica dei rifugiati

Cristiani ed ebrei svizzeri insieme per la Giornata nazionale del rifugiato

17 giugno 2020

(gc/ve) “Rendete giustizia all’orfano”: il versetto tratto dal libro biblico del profeta Isaia (1,17) fa da motto all’appello congiunto delle tre chiese cristiane elvetiche - cattolica, evangelica riformata e cristiano-cattolica - e della comunità ebraica in occasione dello Shabbat e della Domenica dei rifugiati 2020, in agenda il prossimo 20 e 21 giugno, con il titolo: “No ad una generazione perduta”.

Bambini, dono di Dio
L’appello, indirizzato al mondo della politica e del diritto, chiede protezione per i minori in fuga da guerra e persecuzione. “Nelle Scritture ebraiche e cristiane, i bambini sono una benedizione di Dio”, si legge nell’appello, che ricorda: “I bambini sono sempre le vittime più innocenti e deboli della discordia e della violenza umana. I loro destini sono i sismografi del nostro futuro. Le prospettive della nostra vita dipendono dalle speranze di vita dei bambini, dono di Dio”. Pertanto i firmatari dell’appello chiedono che le raccomandazioni dell’UNHCR vengano attuate e rispettate: “I bambini sono il futuro della comunità umana e devono poter godere di una protezione speciale”.

Una generazione perduta
Oltre la metà dei rifugiati nel mondo sono bambini. In molti devono affrontare la fuga senza genitori o parenti. Secondo l’UNICEF, il 60% dei minori rifugiati ha bisogno di aiuti umanitari, 2 milioni di bambini non possono andare a scuola e 3, 3 milioni di bambini sono esposti al costante pericolo delle mine. A causa delle precarie condizioni di vita - fanno notare le quattro comunità religiose elvetiche - i bambini rifugiati rischiano di essere una generazione perduta: “Ci rimettono i bambini e ci rimettono i paesi da cui sono dovuti fuggire. I bambini sono infatti l’unico fondamento su cui le regioni in crisi di oggi possono costruire la loro speranza per un domani di pace e dignità umana”.

Diritti dei bambini rifugiati
Le chiese cristiane e la comunità ebraica in Svizzera nel loro appello hanno stilato un elenco di sei punti, secondo il quale servono in via prioritaria: un adeguato collocamento dei bambini nei centri di accoglienza; nessuna detenzione di bambini per motivi legati all’immigrazione; informazioni complete nella lingua e al livello dei bambini; sostegno individuale ai bambini non accompagnati da parte di personale qualificato; accesso costruttivo alla formazione; ricongiungimento familiare accelerato.

COVID-19 e rifugiati
Le due giornate del 20 e 21 giugno, Shabbat e Domenica dei rifugiati promossi dalle chiese cristiane e dalla comunità ebraica elvetiche, coincidono con la Giornata mondiale del rifugiato del 20 giugno, appuntamento annuale sancito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di oltre 70 milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo che, costretti a fuggire da guerre e persecuzioni, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era la loro vita per cercare salvezza altrove.
Quest’anno la Giornata mondiale del rifugiato cade in un momento critico per l’umanità, segnato dalla pandemia da COVID-19 e dal protrarsi dei conflitti in tutto il mondo che aggravano l’attuale crisi umanitaria.

Vittime sulle frontiere europee
La Conferenza delle chiese europee (KEK) e la Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME), per la giornata del 20 giugno hanno chiamato le loro chiese membro a commemorare tutte quelle persone che nel tentativo di raggiungere un posto sicuro in Europa - sia via mare, che via terra - hanno perso la vita. Ribadendo l’importanza di istituire meccanismi di vie di fuga sicure e legali verso i paesi dell’area Schengen, la KEK e la CCME hanno voluto ricordare tutte quelle realtà ecclesiastiche impegnate a favore dei rifugiati in vari paesi e in vari modi, dal salvataggio in mare, all’accoglienza dei migranti, all’implementazione di corridoi umanitari.

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