Se la giostra rimane ferma

Nessuna sagra, nessun circo, nessuna fiera: giostrai e venditori ambulanti sono in molti casi sull’orlo della rovina

31 maggio 2020

(Cornelia Krause) Lo scorso autunno la pastora protestante Eveline Saoud ha assunto l’incarico di assistente spirituale per i circhi e le sagre. Figlia di un musulmano e di una protestante, è cresciuta a Winterthur. Dopo gli studi di teologia ha lavorato dapprima a Scuol, nel cantone dei Grigioni. In seguito si è trasferita a Wollishofen. Da sei anni insegna anche in un liceo di Zurigo. Nell'intervista, parla dell’assistenza pastorale in tempi di difficoltà economiche.

In realtà lei è ancora nella fase di conoscenza della sua comunità, e perciò voleva prendere parte al maggior numero possibile di eventi, stringere mani. La pandemia ha mandato all’aria i suoi piani. Come svolge attualmente il suo lavoro di assistente pastorale?
Telefono molto. Soprattutto in occasione dei compleanni telefono ai membri della comunità e mi informo sul loro stato di salute. Se lo desiderano vado anche a trovarli a casa. Per quanto concerne il rischio di contagio, la maggior parte dei giostrai, degli operatori circensi e dei venditori ambulanti non se ne preoccupano molto. Ovviamente, però, rispettiamo la distanza di sicurezza. A Pasqua, inoltre, il mio collega cattolico e io abbiamo spedito 800 cartoline. E ogni tanto registriamo brevi messaggi video che pubblichiamo online.

Eveline Saoud

Per Fredy Knie il coronavirus rappresenta la più grande prova di vita. Che cosa dicono gli altri operatori del settore?
Il circo Knie è il circo più grande e di maggior successo della Svizzera, con una buona copertura finanziaria. Se Fredy Knie fa un’affermazione del genere può immaginare quanto sia precaria la situazione per le piccole imprese. Molti non sanno come fare per sopravvivere e nemmeno a chi possono rivolgersi per chiedere aiuto.

C’è la possibilità del lavoro ridotto e ci sono gli aiuti stanziati dalla Confederazione...
Certo, ma sono misure insufficienti. Gli operatori circensi, i giostrai e i venditori ambulanti hanno costi diversi rispetto alla famiglia svizzera media, che deve sostenere principalmente spese legate all’alloggio e al tenore di vita. Spesso devono pagare l’affitto di depositi, il noleggio di veicoli e in certi casi i canoni di leasing delle giostre. Inoltre hanno redditi piuttosto irregolari che possono essere pianificati soltanto in modo approssimativo. Non di rado gli utili vengono reinvestiti nell’attività, perciò adesso mancano riserve per compensare le perdite di guadagno. Per molti le ultime entrate risalgono alle fiere dello scorso autunno.

Che aiuto può offrire l’assistenza spirituale in una situazione del genere?
Per alcuni un colloquio nel corso delle ultime settimane è stato un gradito diversivo. Si tratta in primo luogo di prestare ascolto, di donare attenzione. A volte ciò aiuta a vedere come le cose potrebbero andare avanti.

Sono persone che lavorano molto e volentieri per la propria impresa. Per molte di loro questa pausa forzata è particolarmente difficile da sopportare. (Eveline Saoud, pastora di circhi e sagre)

Quali sono le preoccupazioni principali?
In primo luogo, ovviamente, la situazione finanziaria. Che varia molto. C'è chi pianifica con molta attenzione e adesso dispone probabilmente di riserve, e chi invece corre più rischi. Ma si parla anche di un’altra componente del lavoro: giostrai e venditori ambulanti sono impresari, persone che lavorano molto e volentieri per la propria impresa. Per molti di loro questa pausa forzata è particolarmente difficile da sopportare. Alcuni sono fortunati perché hanno un secondo lavoro al quale si dedicano per alcuni mesi all’anno e possono adesso tornare a esercitarlo. Altri non ce la fanno semplicemente più a restare inattivi.

Diverse associazioni si sono rivolte alla Confederazione, e in una lettera il settore lamenta l’assenza di una adeguata tutela dei propri interessi. Le persone si sentono lasciate sole?
Si sentono del tutto abbandonate. Certo, se si guardano soltanto le cifre il settore è trascurabile per l’economia: operatori circensi, venditori ambulanti e giostrai rappresentano dalle 800 alle 1000 imprese a conduzione familiare. Qualche anno fa tra i giostrai c’è stato un ricambio generazionale. I giovani collaborano tra di loro e hanno girato brevi filmati per i social media in cui comunicano alla gente: “Vi attendiamo con ansia per continuare a intrattenervi”.

Il settore non vede ancora prospettive di uscita da questa situazione di stallo?
Lo Knabenschiessen (festa popolare zurighese, in cui ragazze e ragazzi hanno la possibilità di mostrare la loro abilità di tiro, ndr.) non è stato annullato ed è previsto nel finesettimana del 12-14 settembre e l’Europa-Park ha riaperto i battenti, pur con delle limitazioni, il 29 maggio. Alcune persone si aggrappano a questo. Ma molte altre ritengono che si debba semplicemente essere realistici e cancellare la stagione.

Nella lettera alla Confederazione il settore si attribuisce una rilevanza sistemica. Non è un po’ esagerato?
No, è corretto. La sagra è un elemento importante della cultura popolare, le feste popolari senza le sagre sono inconcepibili. La cultura del circo, la cultura delle sagre e i mercati si rivolgono a un’ampia fascia della popolazione di ogni fascia di età. Nella maggior parte dei casi si tratta di imprese che continuano una lunga tradizione e sono in attività da molte generazioni. Alle sagre arrivano persone che conoscono per nome ogni singolo giostraio. E non va dimenticato l’aspetto inclusivo. Praticamente ogni famiglia di giostrai impiega lavoratori con qualche genere di disabilità. Sono persone che vengono accolte e incluse a dispetto del loro handicap. (da reformiert.; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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