Voglia di riaprire le chiese

Il Consiglio federale pensa a una riapertura delle chiese dopo l'8 giugno, cattolici e riformati non sono d'accordo

21 aprile 2020  |  Paolo Tognina

Quello che è accaduto domenica a Bellinzona, quando la polizia ha sorpreso una quarantina di persone riunite nella chiesa collegiata di Bellinzona e l'arciprete don Pierangelo Regazzi ha distribuito le ostie, è forse un caso eccezionale, ma indica certamente una crescente insofferenza nei confronti del divieto di celebrare la messa nelle chiese cattoliche.

Felix Gmür

Del resto anche il vescovo di Basilea Felix Gmür, presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri CVS, si è espresso in modo critico nei confronti dei piani del Consiglio Federale. Rispondendo a un giornalista di "Schweiz am Wochenende", venerdì scorso, Gmür si è detto insoddisfatto per quanto riguarda la data indicata dal governo elvetico per la ripresa delle funzioni religiose nelle chiese. "Il Consiglio federale ha dimenticato le chiese con i loro cinque milioni di membri", ha detto, ribadendo che "le chiese offrono alla società importanti servizi di aiuto e di sostegno".
Il presidente dei vescovi svizzeri ha poi annunciato che la CVS intende sottoporre al più presto alle autorità federali un progetto che garantisca la sicurezza nelle chiese in modo da rendere possibile l'apertura già dopo il 10 maggio, in concomitanza con la ripresa delle lezioni scolastiche nelle elementari.

Ci rallegriamo in vista della possibilità di celebrare nuovamente dei culti.

Indirettamente ha fatto eco al presidente della CVS anche il pastore Gottfried Locher, presidente della Chiesa evangelica riformata in Svizzera, il quale in un tweet ha fatto sapere, lunedì, di avere chiesto alla consigliera federale Karin Keller-Sutter di non dimenticare le chiese, perché "ci rallegriamo in vista della possibilità di celebrare nuovamente dei culti". La consigliera si è limitata ad assicurare che tale richiesta sarà sottoposta al vaglio del Consiglio federale.

Gottfried Locher

Apertura in Ticino
In Ticino, il Consiglio di Stato ha reso noto, con una risoluzione del 15 aprile, un allentamento delle restrizioni concernenti le chiese e le funzioni religiose. Innanzitutto, per quanto riguarda i funerali, saranno ora ammesse un massimo di 20 persone (mentre finora il numero massimo era fissato a 5 persone), e i luoghi di culto "rimangono aperti nel rispetto delle norme igieniche accresciute e di distanza sociale".
Ma la novità maggiore consiste nella decisione di sospendere "le funzioni nei luoghi di culto [...] fino a domenica 10 maggio". Ciò significa che in Ticino culti e messe potrebbero essere celebrati molto prima che nel resto della Svizzera. Non sono tuttavia chiare, al momento, le modalità da adottare per quanto riguarda l'igiene e la distanza sociale.
Il Consiglio di Stato ticinese dovrà però attendere le decisioni che il Consiglio federale prenderà, nella seduta del prossimo 29 aprile, in merito alla riapertura delle scuole dell’obbligo, dei negozi e dei mercati.

Chiesa drive-in negli Stati Uniti

Dibattito in Germania
In Sassonia, da ieri, sono nuovamente permesse funzioni religiose. È il primo Land tedesco a introdurre un allentamento delle norme restrittive, ma a condizione che i partecipanti non superino il numero di 15. Altri Länder stanno vagliando la possibilità di riaprire le chiese.
La cancelliera tedesca Angela Merkel aveva fatto sapere, mercoledì scorso, che il governo non intende permettere la ripresa delle attività di culto. Il presidente della Conferenza dei vescovi tedeschi, il vescovo Georg Bätzing e il cardinale di Colonia, Rainer Maria Woelki, si erano detti entrambi delusi per le parole della cancelliera.
Da un incontro con i rappresentanti delle chiese tedesche, svoltosi venerdì, è scaturita però una prospettiva diversa. "Culti e messe dovrebbero essere nuovamente permessi", ha detto il presidente della chiesa evangelica in Germania, vescovo Heinrich Bedford-Strohm, "nel rispetto delle norme igieniche e delle necessarie distanze, già pochi giorni dopo il 30 aprile".

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