Epidemie/1. La peste nera in Europa

La peste nera fu la seconda pandemia che flagellò l'Europa dal '300 al '600

19 aprile 2020  |  Jean Vitaux

La peste nera ha causato la peggiore catastrofe demografica mai registrata in Europa. Papa Clemente VI stimò che fossero morte oltre 40 milioni di persone. Nel giro di una ventina d'anni, la popolazione della Francia passò da 17 a 10 milioni di abitanti e impiegò quattro secoli per tornare ai precedenti livelli demografici.

Origine cinese
Le origini della peste sono cinesi. Nel grande paese asiatico la malattia sarebbe conosciuta da almeno 2500 anni. Seguendo le rotte della seta, la peste si diffuse dall'oriente verso l'occidente in occasione delle prime due pandemie. La terza pandemia si diffuse invece seguendo le rotte marittime.
La prima pandemia, conosciuta come "peste di Giustiniano", comparve nel 541, in Egitto. Dopo avere flagellato Costantinopoli, si diffuse in tutte le città europee e arrivò fino a Marsiglia, portata da marinai. Gregorio di Tours descrisse l'andamento della malattia che scomparve improvvisamente, dopo essersi ripresentata in varie ondate successive, nel 763. Nello stesso periodo anche la Cina fu confrontata con una grave epidemia di peste.

Una malattia terribile
La peste venne descritta, già a partire dal 12.esimo secolo, come "atra mors", morte terribile. Successivamente le venne attribuito il nome di peste nera a causa delle macchie scure che si manifestavano sul corpo dei malati. Il termine divenne di uso corrente a partire dalla prima metà dell'Ottocento, quando un medico tedesco, Justus Hecker, descrisse l'epidemia in un articolo che suscitò  grande attenzione nell'Europa percorsa dal colera.
L'ondata di peste che colpì l'Europa nel Trecento fu preceduta da una gigantesca epidemia scoppiata nel 1331 in Cina, a partire dalla provincia dello Hubei. Nel paese asiatico morirono circa 17 milioni di persone e nel secolo successivo la popolazione cinese passò da 125 milioni di abitanti a 90 milioni.
Furono le orde mongole a diffondere il contagio verso occidente. Nel 1348, il khan Gani Bek, dell'Orda d'Oro, pose l'assedio all'avamposto commerciale genovese di Caffa, sul Mare di Azov, in Crimea. Quando la peste scoppiò nell'accampamento mongolo, i cadaveri degli appestati furono scagliati con le catapulte oltre le mura della cittadella genovese. Spaventati e disorientati, i genovesi lasciarono l'avamposto a bordo delle loro navi. Lungo la via del ritorno, appestarono i porti dove sostarono: Costantinopoli, Corfù, Messina, Livorno e fino a Marsiglia e Maiorca.

Per la seconda volta, Marsiglia venne contagiata dal mare. Avignone fu investita dall'epidemia nel gennaio 1348, Parigi a giugno. Quell'anno, tutta l'area mediterranea fu contagiata. La peste raggiunse le isole britanniche nel 1349, l'Europa dell'est e la Russia nel 1350-51. La malattia raggiunse l'intero continente e il tasso di mortalità risultò estremamente elevato: 30% in Austria, 60% in Inghilterra, 75% a Venezia. In alcune località nei dintorni di Perpignan, ai piedi dei Pirenei, il tasso fu del 100%.

Disgregazione sociale
La propagazione della peste causò disordini sociali, carestia - perché i campi non erano più coltivati - e guerre. La chiesa riconobbe in ciò i quattro cavalieri dell'Apocalisse: la morte, la peste, la carestia e la guerra (tale visione venne raffigurata dalla celebre incisione di Dürer). Ad essere più colpiti furono le classi più misere, ma anche i ricchi - re, nobili e dignitari religiosi (alcuni stimano che siano morti la metà dei chierici) - pagarono un alto tributo. Si deve certamente alla diffusione della peste la creazione dei cicli delle "danze macabre".

Nemmeno la corte papale, allora ad Avignone, fu risparmiata: morirono sei cardinali e 94 membri della curia pontificia. I medici dell'epoca, come il francese Guy de Chauliac, ad Avignone, identificarono due varianti della malattia: la peste bubbonica e la peste polmonare. Le loro osservazioni erano molto precise, come hanno confermato le analisi condotte sui resti rinvenuti nei cimiteri medievali degli appestati, a Saint-Côme e Saint-Damien a Montpellier.

La morte cambia volto
Le conseguenze della peste sull'immaginario religioso furono considerevoli. La morte divenne un tema onnipresente, e cambiò il modo di raffigurarla. Comparvero ovunque volti straziati e corpi divorati dai vermi. La chiesa interpretò la malattia come punizione divina e fu invocata la Vergine che col suo mantello doveva proteggere i fedeli dagli strali della peste mandata da Dio. San Sebastiano fu sostituito da san Rocco come protettore degli appestati e papi e vescovi organizzarono processioni e cerimonie pubbliche che ebbero l'unico effetto di diffondere ancora di più la malattia.

Alla ricerca delle cause della pestilenza, gli ebrei vennero indicati come capri espiatori. Si assistette a una vera e propria deriva millenarista e apocalittica: nacquero allora i flagellanti, le confraternite dei penitenti e iniziò la prima caccia alle streghe. Le critiche contro la chiesa aumentarono, tanto da far pensare che la Riforma protestante potrebbe avere una delle sue origini proprio nell'epidemia della peste nera. Ad ogni modo, l'Europa subì ancora per due secoli ondate ricorrenti di peste.

Duemila casi ogni anno
Londra fu colpita dalla peste nel 1664 (ne parlò Samuel Pepys, politico e scrittore, celebre per il suo "Diario"), mentre l'ultima ondata di peste colpì la Francia nel 1720-21.
La terza pandemia di peste flagellò la Cina (i primi casi vennero registrati nella provincia dello Yunnan, nel 1855) e l'India - dove uccise circa 20 milioni di persone - e si diffuse in molti altri paesi: contaminò il Madagascar, la California e alcuni porti europei, e fu all'origine della "peste dei rigattieri", a Parigi, nel 1920 (portata da una nave per il trasporto del carbone proveniente da Londra). Epidemie di peste (provocate dall'esercito giapponese, ndr.), furono registrate in Manciuria, durante la seconda guerra mondiale.
Oggi permangono nel mondo circa 2000 casi di peste l'anno: in Cina, nel Madagascar e anche in California. (Jean Vitaux è medico e storico delle pandemie; da Réforme; trad. it. e adat. P. Tognina)

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