Chiese unite contro il virus

Per la prima volta i leader cristiani di organismi ecumenici di tutto il mondo parlano con una sola voce

28 marzo 2020

(gc/ve) “Viviamo in un tempo in cui la cristianità è chiamata ad essere pastorale, profetica e praticata”: con una storica presa di posizione - che per la prima volta vede i leader di otto organismi ecumenici macroregionali e il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) firmare insieme una lettera pastorale - un ampio ventaglio di chiese ha affermato l'urgenza di unirsi per proteggere la vita mentre imperversa la pandemia da coronavirus.

Preghiera e azione
Nel loro messaggio congiunto, diffuso il 26 marzo - un gesto senza precedenti - chiamano alla preghiera e all’azione affinché il mondo si unisca a protezione della vita. I segretari generali degli organismi ecumenici in Europa, Asia, Africa, Medioriente, Caraibi, Americhe, Pacifico e il segretario del CEC, Olav Fykse Tveit, insieme ricordano come “oggi, in molte parti del mondo, le persone sono confinate nelle loro case. Ciò non significa che non possiamo sperimentare una profonda solidarietà spirituale reciproca in virtù del nostro battesimo nell'unico corpo di Cristo".

Olav Fykse Tveit

Prima la vita
Pur di proteggere la vita è urgente adattare le pratiche di culto e di comunione alle esigenze richieste per sconfiggere il coronavirus: questo l’accorato appello dei leader cristiani.
“Dobbiamo evitare il rischio di diventare fonte di contagio. La distanza fisica non significa isolamento spirituale”, sottolineano i leader cristiani di tutti i continenti, invitando le chiese a rivedere il loro ruolo nella società per quanto riguarda la cura dei poveri, dei malati, degli emarginati e degli anziani - tutti coloro che sono più a rischio di contrarre il Covid19. "Esortiamo le persone di tutto il mondo a dare la massima priorità alla risoluzione di questa situazione”, si legge ancora nella dichiarazione congiunta.

Priorità ai più vulnerabili
La dichiarazione incoraggia le persone a pregare nelle loro case, “rendendo grazie a Dio per la forza, la guarigione e il coraggio”, e non manca di dare indicazioni pratiche, invitando a testimoniare l’amore per Dio e per il prossimo “non incontrandosi di persona al culto", ma preferendo soluzioni digitali. Ai ministri di culto suggeriscono di mantenere il contatto con i fedeli e svolgere l’assistenza pastorale per telefono.
"Paura e panico, dolore e sofferenza, dubbio e disinformazione sono presenti, sia sul virus che sulla nostra risposta come cristiani", si legge ancora nel testo che così continua: "Tra storie di sofferenza e tragedia, ci sono anche storie di semplice gentilezza e di amore travolgente, di solidarietà e di condivisione di speranza e di pace in modi nuovi e sorprendenti".
"Nel mezzo di questa grave crisi, eleviamo le nostre preghiere per i leader e i governi del mondo, esortandoli a dare priorità a coloro che vivono in povertà, così come agli emarginati e ai rifugiati che vivono in mezzo a noi", concludono i firmatari della lettera pastorale.

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