Camus e i protestanti

Due incontri con altrettanti pastori evangelici influirono sulla ricerca spirituale dell'autore de "La Peste"

28 marzo 2020  |  Jean-Jacques Peyronel

Durante il suo soggiorno in Francia, dal 1940 al 1960, Albert Camus (1913-1960) - il celebre autore di romanzi come "La peste" - ebbe contatti con i protestanti, in particolare con due pastori evangelici: André Trocmé e Howard Mumma. Questi due incontri ebbero una certa influenza sulla sua ricerca spirituale.

La peste e lo straniero
Il primo incontro avvenne a Le Mazet-Saint-Voy, un paesino dell’Alta Loira, dove Camus soggiornò dall’agosto 1942 a fine ottobre 1943, per curare i suoi polmoni malandati. Nel libro Histoire des Justes en France, il protestante Patrick Cabanel, docente all’Università di Toulouse, vi dedica due pagine perché è lì che Camus scrisse la prima versione de La Peste, romanzo che gli valse, insieme a L’Étranger, il Premio Nobel per la letteratura nel 1957.
Le Mazet-Saint-Voy si trova a pochi chilometri da Le Chambon-sur-Lignon dove, dal 1934, era pastore della Chiesa riformata André Trocmé, e dove, nel 1938, quest’ultimo, insieme al pastore Edouard Theis, aveva fondato il Collège Cévenol, ispirandosi al Collegio valdese di Torre Pellice dove la moglie toscana di Trocmé, Magda Grilli, aveva studiato. Tra il 1940 e il 1944, i due pastori e le rispettive mogli, insieme a moltissime famiglie contadine protestanti di Le Chambon e dintorni, salvarono migliaia di ebrei dai campi di concentramento, in particolare bambini, nascondendoli all’interno del Collège, nelle fattorie e nei boschi adiacenti.

Albert Camus

La parola disarmata
Camus scrisse La Peste che, com’è noto, è un’allegoria della peste nera nazi-fascista, su quell’Altopiano dell’Alta Loira proprio negli anni in cui un’intera comunità, per lo più protestante, stava resistendo a quella peste, salvando molte vite umane. Non è un caso, scrive Cabanel, che Camus si sia ispirato all’onomastica e alla toponomastica locale per il suo romanzo: Rieux (Riou), Paneloux (Le Panelier), Grand, eccetera. Non solo: Camus si trovava in mezzo a un’intera comunità di discendenti degli Ugonotti, perseguitati alcuni secoli prima, che si dava da fare per salvare quei nuovi perseguitati nei quali riconoscevano i propri lontani antenati nella fede, e lo facevano non da eroi, ma da uomini e donne semplici, senza potere se non quello di una “Parola disarmata”, come disse più tardi il filosofo protestante Paul Ricœur che, dopo la guerra, insegnò al Collège Cévenol per tre anni (Trocmé, lui, parlava delle “armi dello Spirito”).

André Trocmé e Magda Grilli

Rivolta e comunione
Albert Camus ebbe vari incontri con André Trocmé e ne fu profondamente segnato, anche per il metodo seguito da quest’ultimo, antesignano della nonviolenza e uno dei fondatori del Movimento internazionale della riconciliazione, autore nel 1961 di Jésus-Christ et la révolution non violente. Quel periodo segnò il passaggio di Camus dalla rivolta solitaria all’impegno solidale (da “solitaire” a “solidaire”), come appunto predicava ogni domenica Trocmé nel tempio di Le Chambon. Da qui, il famoso motto di Camus, sulla falsariga di quello di Cartesio: “Mi rivolto, quindi siamo”.

Nella chiesa americana
L’altro incontro avvenne a Parigi, negli anni ‘50. In quegli anni, ogni estate veniva dall’Ohio un pastore metodista, Howard Mumma, a predicare nella chiesa americana di Parigi. La prima volta, Camus entrò in quella chiesa in incognito per sentire suonare il famoso organista Marcel Dupré. Poi continuò a frequentare quella chiesa, sempre in incognito, ma per ascoltare i sermoni del pastore Mumma, finché questi scoprì di chi si trattava. Seguì una lunga serie di incontri nei quali si sviluppò un profondo dialogo sulla Bibbia e la teologia, a tal punto che, pochi mesi prima dell’incidente stradale che costò la vita a Camus, il 4 gennaio 1960, lo scrittore chiese al pastore di essere battezzato. Una quarantina d'anni più tardi, Mumma pubblicò un libro intitolato Albert Camus and the Minister in cui racconta questa lunga relazione. (da Riforma, adat. P. Tognina e L. Nitti)

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