Svizzera. Chiese protestanti e abusi sessuali

Quale prevenzione? Le misure adottate dagli evangelici romandi

02 febbraio 2020  |  Camille Andres

Che cosa fanno le chiese riformate nella Svizzera francese per prevenire casi di violenza sessuale? Spesso adottano testi, carte e procedure, ma gli strumenti pratici e concepiti per le vittime sono rari. È per questo motivo che i casi che vengono segnalati sono pochi?
Secondo le dichiarazioni delle chiese interpellate, negli ultimi dieci anni è stato rilevato un unico caso, riguardante la Chiesa protestante di Ginevra (EPG). “Possiamo considerarlo come una forma di abuso spirituale a connotazione sessuale. Non è stata depositata alcuna denuncia, malgrado l’incoraggiamento, da parte nostra, a farlo. Il ministro in questione non ha più il diritto di avvalersi del titolo”, spiegano all’EPG.

Cautela nelle assunzioni
Una delle prime misure adottate è quella di selezionare i candidati tenendo conto della loro situazione penale: nella chiesa riformata vodese e in quelle di Neuchâtel e di Berna-Giura-Soletta (BEJUSO) una persona non può ambire a un ministero pastorale se non presenta un estratto specifico del casellario giudiziale.
Nelle chiese BEJUSO l'estratto del casellario non viene richiesto solo ai pastori. "Il Consiglio sinodale ha invitato le autorità ecclesiastiche responsabili delle assunzioni a esigere l’estratto specifico del casellario giudiziale quando l’attività professionale o non professionale comporta un contatto regolare con minori o altre persone particolarmente vulnerabili".

Procedure d'intervento
Come reagire quando si verifica una situazione? Tutte le chiese romande hanno testi di riferimento e dispositivi specifici. La chiesa evangelica riformata del cantone di Neuchâtel (EREN) ha adottato un “dispositivo antimolestie”, che contempla anche gli attacchi fisici, psicologici e spirituali. È facilmente accessibile online e integra definizioni chiare, mezzi e procedure d’intervento.

Come la chiesa bernese, l’EREN dispone di un gruppo di esperti, composto da persone interne ed esterne all’istituzione, che può essere contattato. Questo equilibrio tra operatori interni ed esterni è importante, “perché, a seconda delle situazioni, le persone che sollecitano un aiuto possono sentirsi più in confidenza con un operatore interno alla chiesa o con una persona esterna”, precisano alla BEJUSO. Quest’ultima, inoltre, offre collegamenti a una struttura d’accoglienza esterna, bilingue e “di proposito non integrata nelle strutture ecclesiali”, la “Fachstelle Mobbing und Belästigung” (Ufficio mobbing e molestie), importante iniziativa attiva in questo campo da quasi vent’anni.

Nella chiesa vodese esiste invece “un organo neutro esterno che offre ascolto, debriefing, sostegno piscologico e che funge da persona di fiducia in caso di aggressioni sessuali”.

Chiese evangeliche contro gli abusi (Telegiornale RSI)

Formazione del personale
Come accogliere la testimonianza di una vittima, soprattutto se minorenne? E come porre termine alle allusioni verbali inopportune? Anche se sono disponibili risorse interne, resta ancora da formare e sensibilizzare il personale affinché impari a farne uso.
L’EREN presenta regolarmente il suo “dispositivo antimolestie” ai propri dipendenti: chiede che i direttori dei suoi campi per ragazzi lo conoscano e sensibilizzino al riguardo i propri collaboratori. In quanto ai monitori in formazione, essi seguono “un corso di sensibilizzazione sulla prevenzione degli abusi sessuali e la promozione di contatti fisici sani”. L’EREN collabora con l’associazione Mira nell’ambito di questo lavoro di prevenzione.

L’EPG prevede “una formazione obbligatoria per i ministri che non abbiano già seguito una formazione ad hoc per la prevenzione degli abusi sessuali”.
La Chiesa di Berna-Giura-Soletta dispone di materiali informativi che vengono sistematicamente consegnati ai nuovi collaboratori e collaboratrici e a volontarie e volontari. La formazione di questi ultimi affronta in particolare il tema delle molestie e degli abusi sessuali.

Comunicazione trasparente
Forse è proprio questo il punto: far comprendere ai dipendenti, ma anche a ogni persona in contatto con l’istituzione ecclesiastica, che questa ha una posizione chiara sulla questione. “Nell’EREN non c’è alcuna tolleranza per quanto riguarda le molestie e gli abusi”, dichiara il responsabile delle risorse umane. Lo stesso vale per il consiglio sinodale della chiesa di Berna-Giura-Soletta, il quale ha affermato questa posizione sin dal 2001, in particolare nel suo programma di lotta agli abusi.
Una volontà chiara, ma che manca a volte di dispositivi sul campo. Sono infatti rari gli strumenti davvero utili destinati alle vittime - come l’eccellente e pratico opuscolo concepito dall’EREN.
Secondo alcuni responsabili, sono ancora più rari i pastori o i dipendenti pronti a far propria la questione e a prendere chiaramente posizione contro le violenze e le aggressioni sessuali, in qualunque forma esse si presentino. Opporsi alle violenze è qualcosa di ovvio e va da sé, riterranno alcuni. Per altri si tratta di una necessità che richiede azioni chiare.

Lo sapevate?
L’età del consenso (16 anni) passa a 18 anni nelle situazioni in cui esiste un rapporto di lavoro, di fiducia o di dipendenza.
L’espressione “abuso sessuale” è vaga e designa più realtà: un atto sessuale, un atto analogo all’atto sessuale, ogni altro atto di natura sessuale (allusioni verbali, esposizione a scene pornografiche, riferimenti ripetuti alla sessualità, interesse esagerato per le relazioni sessuali della persona) imposto a una persona che non lo desidera, non acconsente o ha meno di 16 anni di età. (da Réformés; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

Temi correlati

abusi donne chiese Svizzera

Articoli correlati