Camerun fuori controllo

Il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha ricevuto il grido di aiuto di un pastore camerunense e ha deciso di diffondere la sua testimonianza

26 febbraio 2020

(wcc/ve) Un pastore del Camerun ha voluto condividere con il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) di Ginevra la terribile situazione venutasi a creare recentemente nel paese bilingue (francese ed inglese) dell’Africa equatoriale. Il nome del pastore e altri dettagli non sono stati divulgati nel tentativo di preservare la sua sicurezza, permettendo tuttavia di rendere nota la sua testimonianza.

Violenze nel nord-ovest
A Bamenda, nel Camerun nord-occidentale, nessun civile sarebbe più al sicuro. Secondo il pastore non è più garantita "alcuna protezione né da parte dei militari, né dei cosiddetti combattenti per la libertà. La situazione è tale che sia i militari che le milizie combattono contro la popolazione innocente".
Inoltre, il pastore ha riferito al CEC che ogni mattina all’alba, in un quartiere della città di Bamenda, i miliziani attaccano e uccidono la gente, rea - secondo loro - di sostenere il governo. "Sparano, appiccano il fuoco e scappano via", ha detto, ma pochi minuti dopo, sulla scena appaiono i militari, che "accusano la stessa popolazione appena attaccata di essersi nascosta perché sostiene le milizie". A questo seguono “altre uccisioni e incendi per mano questa volta dei militari".

Libertà religiosa sotto attacco
La gente, qualche volta, riesce ad andare in chiesa, ha riferito il pastore, ma recentemente, durante un culto, la milizia è arrivata e ha interrotto la funzione picchiando i cristiani e sparando su alcuni. "Siamo scappati tutti a casa - ha detto -, l'Altissimo ci ha salvati". La chiesa è sotto attacco, ha continuato. "Ogni giorno i pastori sono percossi quasi a morte da entrambe le parti" (dai miliziani separatisti e dall’esercito, ndr.), ha ancora detto il ministro di culto camerunense, chiedendo di pregare per loro. "Ma io ed altri responsabili di chiese cerchiamo ogni giorno di andare avanti e di essere d'aiuto a chi è distrutto".

Solidarietà tra cristiani di diverse denominazioni
Il legame ecumenico tra i leader di chiese è forte, ha affermato il pastore. "Siamo tenuti a lavorare insieme, e constatiamo come la chiesa può diventare unita nei momenti più difficili”. Le differenze dottrinali sembrano sciogliersi di fronte alle pallottole e all'odore della polvere da sparo, ha aggiunto. "Quindi, vi prego... manifestate a Dio la nostra situazione. Cantate affinché il nostro Dio ci perdoni e benedica le anime di coloro che perderemo oggi o domani", ha detto. "Pregate per noi, che cerchiamo di farcela, al fine di aiutare gli altri che sono già distrutti".
"Pregate per questo governo, senza cuore e senza pietà. Ma sopra ogni altra cosa, pregate per il ripristino della pace, delle scuole, della vita e delle benedizioni in Camerun".

Carneficina per mano militare?
Lo scorso 14 febbraio in un villaggio nel nord-ovest del paese, abitato in prevalenza dalla minoranza di lingua inglese, un massacro ha causato la morte di 23 donne e bambini. Nessuno ha rivendicato l’attacco, ma uno dei partiti di opposizione, il movimento per la rinascita del Camerun, citato dalla BBC, ha puntato il dito contro l’esercito. Pochi giorni dopo altre uccisioni per mano militare contro la popolazione civile si sarebbero verificate nella periferia di Bamenda. L’ONU ha avviato un’inchiesta indipendente lo scorso 18 febbraio. L’impunità delle forze dell’esercito non è nuova: già nel 2017 si sarebbero verificati degli episodi contro la minoranza anglofona perpetrata dai militari.
Dalla fine del 2016 le regioni anglofone del Camerun sono state investite da una grave crisi inizialmente di natura socioeconomica, ma che rapidamente è degenerata in un conflitto armato tra separatisti e forze dell’ordine. Da allora sono rimaste uccise più di 3000 persone, mentre gli sfollati sono 700'000.

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