Arrivederci agli amici britannici

È la fine di una lunga storia comune che ha visto molti colpi di scena

01 febbraio 2020

(Thomas Ferenczi) Dando a Boris Johnson una larga maggioranza, il popolo britannico ha confermato la propria volontà di lasciare l'Unione Europea. Dopo aver detto di sì alla Brexit nel referendum del giugno 2016, con il voto dello scorso dicembre ha ratificato l'accordo di divorzio concluso tra Londra e Bruxelles. È la fine di una lunga storia comune che ha visto molti colpi di scena.

Britannici sospettosi
Nel 1950, quando fu creata la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, poi ancora nel 1957, quando nacque la Comunità economica europea, il Regno Unito scelse di stare in disparte.
In un secondo momento, gli inglesi fecero, con ritardo, una domanda di candidatura, ma dovettero fare i conti, nel 1963 e ancora nel 1967, il veto del generale Charles de Gaulle. Per finire, il 1. gennaio 1973, il Regno Unito è entrato nella Comunità, insieme a Danimarca e Irlanda. Due anni dopo, nel giugno del 1975, il popolo britannico, consultato con referendum, approvò questo impegno.
Fu un matrimonio destinato a durare per quasi mezzo secolo, ma costellato di controversie e varie vicissitudini. Ora è giunto il momento della separazione. Sarebbe auspicabile, per il bene di entrambe le parti, che la separazione fosse amichevole, senza grida o lamentele.

Un discorso memorabile
Durante questa lunga unione, la vita non è stata sempre facile tra i soggetti di Sua Graziosa Maestà e i partner europei. Il Regno Unito non ha mai accettato la prospettiva di un'Europa federale, ha scelto di rimanere fuori dalla zona euro, ha rifiutato di aderire all'area Schengen e ha chiesto e ottenuto deroghe a norme comuni in molti settori. Il grande paradosso del Regno Unito è che ha giocato un ruolo chiave nella nascita dell'Unione europea, ma che ha fatto di tutto per indebolirla.
Ricordiamo il famoso discorso di Winston Churchill a Zurigo nel 1946, all'indomani della fine della seconda guerra mondiale.

Winston Churchill a Zurigo (1946)

L'ex primo ministro britannico parlò della "tragedia dell'Europa". Deplorò "un frastuono di voci discordanti" tra i vincitori e "il triste silenzio della disperazione" tra i vinti. Tuttavia, disse, esiste un rimedio che "trasformerebbe l'intera scena come per miracolo". E qual era questo rimedio? Consiste, affermò, nel "ricreare la famiglia europea" e "dotarla di una struttura che le consenta di vivere in pace, sicurezza e libertà". "Dobbiamo costruire, in un certo senso, gli Stati Uniti d'Europa", concluse Winston Churchill. Discorso storico, spesso considerato come fondatore. Tranne che per un particolare: invita le nazioni d'Europa a unirsi, ma senza il Regno Unito. "Noi britannici abbiamo il nostro Commonwealth", disse Churchill.

Economia e difesa
I tempi e le circostanze sono cambiati, ma l'ambiguità della posizione britannica non è mai stata completamente cancellata. Da Winston Churchill a Boris Johnson il Regno Unito è rimasto in bilico tra l'Europa e l'America. Adesso le cose sono chiare. Gli inglesi hanno deciso di tagliare i ponti. Resta da vedere quali collegamenti saranno mantenuti in futuro con gli europei. Non vogliamo pensare, infatti, che il Regno Unito scelga di rompere tutti i legami che lo uniscono al Vecchio Continente e non crediamo che, al di là della rottura con l'Unione Europea, possa dimenticare la secolare comunione culturale che unisce le due sponde del Canale.

La priorità per gli inglesi è quella di negoziare con l'UE le nuove relazioni economiche che manterranno, nei prossimi anni, con i loro ex partner europei, a partire dalle relazioni commerciali che saranno definite da un futuro trattato di libero scambio. Boris Johnson ha minacciato di trasformare il suo paese in un'isola selvaggia di deregolamentazione che abbasserebbe tutti i suoi standard fiscali, sociali o ambientali per competere meglio con i suoi vicini. Inaccettabile, affermano gli europei, che chiedono relazioni equilibrate.
L'altro settore importante in cui dovrà essere chiarita la futura cooperazione tra Londra e Bruxelles è quello della difesa e della diplomazia. Anche se non appartiene più all'Unione europea, il Regno Unito - l'unico paese europeo, con la Francia, a possedere armi nucleari e a sedere come membro permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite -, continuerà a esercitare una particolare responsabilità nella difesa dell'Europa. E nulla suggerisce che abbia intenzione di rinunciare. Il Regno Unito deve rimanere un partner solido, un fedele alleato e un sincero amico degli europei. (da Regards protestants/L'esprit européen; trad. it P. Tognina)

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