A Berna una casa per otto comunità di fede

Unica nel suo genere, qui pregano buddisti, induisti, musulmani e cristiani sotto un medesimo tetto

18 gennaio 2020  |  Paolo Tognina

Sono otto le comunità di fede che dal 2014 convivono, dialogano, organizzano manifestazioni ed eventi nel centro che sorge sulla Europaplatz. Direttore della Casa delle religioni è stato, fino alla fine dello scorso dicembre, il teologo evangelico David Leutwyler. Con lui vogliamo tracciare un breve bilancio dei primi cinque anni di attività.

David Leutwyler, ma la Casa delle religioni non costituisce un progetto utopico?
Il fatto che questo progetto sia stato realizzato a Berna ha fatto sì che non abbia un carattere troppo utopico. La casa delle religioni è nata e vive con uno spirito molto pragmatico. E questo contribuisce certamente al suo successo. L'idea è nata intorno al 2000, e poi ci sono voluti 14 anni per concretizzarla. È stato un processo faticoso che fin dall'inizio ha richiesto la costruzione di legami, di contatti, di rapporti di fiducia. Quel lungo processo è stato necessario per imparare a vivere insieme e ad affrontare insieme problemi e tensioni. Non è stata un'idea calata dall'alto. Altri progetti, in altre città, funzionano in quel modo... ma mi domando se davvero potranno durare.

David Leutwyler

La Casa delle religioni accoglie comunità e persone che sono comunque già disposte al dialogo. Ma i fondamentalisti, quelli non ci sono. Non è un limite di questo progetto?
Beh, è difficile coinvolgere i fondamentalisti, i più radicali. E questo vale per tutte le religioni. Eppure ritengo che in tutte le comunità che sono presenti nella casa delle religioni ci siano diverse correnti: dai più moderati e liberali ai conservatori. Questo mi sembra un aspetto importante. I credenti che frequentare la casa delle religioni possono scegliere di partecipare solo alle cerimonie della propria religione, senza dover entrare nei locali delle altre comunità di fede. Soprattutto nei primi anni abbiamo sottolineato fortemente questo aspetto, perché ciascuno potesse trovare nella casa un luogo dove praticare la propria religione. E questo ha fatto sì che qui si ritrovino diverse tendenze e diverse correnti.

Spesso dobbiamo anche chiederci se davvero abbiamo scavato a fondo, se siamo andati o meno fino alla radice del problema

Otto diverse comunità di fede vivono, pregano, mangiano, celebrano i loro riti sotto il medesimo tetto. E ciascuna ha il suo dio. Come avete fatto a mettere insieme tutte le diverse divinità?
Il nostro sforzo principale non consiste nel voler mettere insieme le diverse divinità. Al centro del nostro progetto c'è l'essere umano. La nostra umanità, che ci rende così simili, questo è ciò che ci unisce. Non pretendiamo che le divinità si uniscano, non le vogliamo ridurre a un solo denominatore. Poi può succedere che ci scopriamo vicini anche nella nostra religiosità, ma non è questo il cuore del nostro progetto.

E allora qual è il cuore del vostro progetto?
Il cuore del nostro progetto è la volontà di conoscerci reciprocamente, e di mettere al centro del nostro agire i diritti umani e la dignità dell'essere umano. Ma non dimentichiamo che all'origine del progetto c'è l'idea di dare alle diverse comunità un luogo dove poter svolgere le loro cerimonie. In questo senso, la Casa delle religioni è anche un luogo dove le comunità di fede che vogliono vivere insieme in pace vengono riconosciute e prese sul serio. La Casa non è un luogo dove le religioni sono messe in vetrina per essere ammirate, ma è un laboratorio dove le religioni organizzano attivamente la loro vita in comune.

Una casa per sei religioni (Segni dei Tempi RSI)

A proposito di spazi... visitando la Casa delle religioni di Berna, sull'Europaplatz, colpisce il fatto che il tempio indù è molto grande, copre 800mq, la moschea è un po' più piccola, misura 500mq, altri spazi sono più piccoli ancora. Non ci sono state discussioni e attriti sulla distribuzione delle superfici?
Ma certo, i litigi sono il motore, sono il carburante che permette di andare avanti. Le soluzioni migliori si trovano proprio quando qualcuno non è contento e si lamenta. Perché allora si parla di cose che stanno veramente a cuore alle persone. Chi non bisticcia mai forse non ha nulla a cui tiene davvero. Spesso dobbiamo anche chiederci se davvero abbiamo scavato a fondo, se siamo andati o meno fino alla radice del problema. La giustizia non consiste sempre nel dare a tutti la medesima cosa o la stessa quantità, nella casa delle religioni la giustizia significa dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno. Cerchiamo di capire che cosa serve a ognuno, e su quella base abbiamo cercato di trovare soluzioni.

I nostri figli stanno crescendo in un mondo nel quale è sempre più necessario conoscere gli altri, e imparare dagli altri

Negli ultimi anni il panorama religioso svizzero è diventato sempre più plurale. La Casa delle religioni è in qualche modo anche una risposta a questa nuova realtà?
La situazione diventa più interessante, più variegata. Viviamo ormai in un mondo che per certi versi è sempre più piccolo. Da dieci-quindici anni, con internet, ci siamo enormemente avvicinati gli uni agli altri. I media ci forniscono una quantità incredibile di informazioni. I nostri figli stanno crescendo in un mondo nel quale è sempre più necessario conoscere gli altri, e imparare dagli altri. E dunque non possiamo fare altro che entrare in questo processo di apprendimento e anche chiarire quale sia la nostra identità.

A proposito di identità, è possibile tenere insieme la ricerca della propria identità con l'apertura verso altre religioni e fedi?
Nel 2011, con i collaboratori della casa delle religioni, abbiamo fatto una gita ad Einsiedeln, per visitare il convento. Non ero mai stato lì, in quel monastero cattolico. E lì mi sono improvvisamente reso conto di essere riformato. Improvvisamente ho capito il perché. Ho visto le differenze, ho notato ciò che mi distingue. Simili esperienze si possono fare solo incontrando il diverso, solo ponendosi di fronte all'altro. Questo è un processo che nella casa delle religioni accade quotidianamente, in continuazione. Le persone vengono rimandate alla loro identità, ai loro valori, alle loro convinzioni. E così hanno riscoperto ciò che per loro è importante. Ma questo può essere articolato, o notato, solo attraverso l'incontro con persone di fedi diverse.

Vita quotidiana nella Casa delle religioni (Segni dei Tempi RSI)

David Leutwyler, dopo cinque anni di attività si può dire che l'esperimento Casa delle religioni sia un successo?
Sì, il progetto funziona e sta avendo successo. Ogni giorno ci sono gruppi di visitatori che arrivano da noi e vogliono sapere quello che facciamo. I nostri workshop sono ben frequentati. E all'interno della casa, tra le comunità di fede che la abitano, si è avviato un dialogo positivo. Certo, ci sono anche delle tensioni, litighiamo, discutiamo, proprio come succede tra inquilini di uno stesso palazzo o di un medesimo appartamento. Discutiamo del riscaldamento, di chi possa usare il piazzale di fronte alla casa, ma anche di questioni di contenuto. Guardando dall'esterno, spesso si dimentica che nella casa ci sono otto diverse comunità che insieme cercano di trovare una via comune. E dunque c'è molto lavoro ancora da fare per crescere.

Dallo scorso 1. gennaio, la Casa delle religioni ha un nuovo direttore. Si tratta della studiosa del fatto religioso Karin Mykytjuk Hitz, collaboratrice scientifica presso l'Istituto per la ricerca religiosa dell'Università di Berna e cofondatrice dell'associazione WissensWert Religion. David Leutwyler ha assunto la funzione di direttore dell'Ufficio per gli affari ecclesiastici e religiosi del canton Berna.

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