Il Papa contro la Bomba

Durante il viaggio in Giappone papa Francesco condanna l'uso e il possesso delle armi atomiche

01 dicembre 2019

(Paolo Tognina) "L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine. E il possesso delle armi atomiche è immorale". Nel corso del suo recente viaggio in Giappone, papa Francesco ha usato parole inequivocabili per condannare l'arma nucleare. E ha aggiunto che l'incompatibilità tra fede cristiana e bomba atomica dovrebbe essere iscritta nel catechismo della chiesa cattolica.

Corsa al riarmo
Le parole del papa arrivano in un periodo in cui assistiamo alla ripresa della corsa al riarmo nucleare, favorita dalla decisione del presidente americano Donald Trump di cancellare il Trattato sulle armi nucleari a medio raggio INF, firmato nel 1987 dai presidenti Mikhail Gorbaciov e Ronald Reagan, che aveva permesso di eliminare tutti i missili nucleari a gittata intermedia con base a terra schierati in Europa. Gli Stati Uniti intendono ora schierare una nuova generazione di quel tipo di missili, in Europa contro la Russia e in Asia contro la Cina. La Russia, che a sua volta si è ritirata dal trattato INF, ha già fatto sapere che se verranno schierate le armi americane in Europa, punterà i suoi missili nucleari sui territori in cui saranno installate.

Francesco: "L'uso delle armi nucleari è immorale"

"Come possiamo parlare di pace mentre costruiamo nuove e formidabili armi di guerra?", ha chiesto papa Francesco nel discorso pronunciato in Giappone lo scorso 24 novembre. E ha aggiunto: "Come possiamo proporre la pace se usiamo continuamente l’intimidazione bellica nucleare come ricorso legittimo per la risoluzione dei conflitti?".

Arsenali nucleari
Le potenze nucleari possiedono complessivamente circa 15.000 testate atomiche. Oltre il 90% appartiene a Stati Uniti e Russia: ciascuno dei due paesi ne possiede circa 7 mila. Gli altri paesi in possesso di testate nucleari sono Francia (300), Cina (270), Gran Bretagna (215), Pakistan (130), India (120), Israele (80), Corea del Nord (10-20). Altri cinque paesi - Italia, Germania Belgio, Olanda e Turchia - hanno insieme circa 150 testate nucleari statunitensi dispiegate sul proprio territorio.
Certo, esistono trattati internazionali di non proliferazione, ma si basano tutti su un presupposto ipocrita. Le nazioni che sono già dotate dell'arma atomica, possono continuare ad averla, mentre quelle che ancora non ne dispongono, non hanno il diritto di svilupparla. In altre parole, chi la bomba ce l'ha già dice a chi non ce l'ha ancora: "Fate ciò che dico, e non ciò che faccio".

Un pope benedice delle armi

Le chiese e l'atomica
E le chiese, in questo scenario, che posizione assumono? Negli Stati Uniti le parole di Donald Trump rivolte alla Corea del Nord - quando il presidente americano ha evocato la minaccia della distruzione nucleare - hanno suscitato l'approvazione di un certo numero di leader cristiani. Il pastore battista texano Robert Jeffreys ha affermato che Dio avrebbe dato a Trump l'autorità di rendere inoffensivo il dittatore Kim Jong-Un, con qualsiasi mezzo. Ma ci sono state anche voci, provenienti dagli ambienti conservatori americani, che hanno ricordato le parole di un altro celebre pastore battista, Billy Graham, il quale aveva dichiarato: "Non vedo in alcun modo come una guerra atomica possa corrispondere alla volontà di Dio".

Manifestanti a Büchel

Le bombe in Italia del Nord
Se veniamo ai paesi confinanti, la situazione non è incoraggiante. In Francia, paese che possiede circa trecento testate nucleari, le chiese non si pronunciano più da decenni sulla minaccia nucleare.
E in Italia la situazione non è molto diversa. A protestare contro gli ordigni nucleari depositati nelle base aeree di Aviano, in Friuli Venezia Giulia, e a Ghedi, nel bresciano - e stiamo parlando di una novantina di bombe atomiche, molte delle quali stazionate alle porte di Milano - rimangono i parroci locali, le ACLI e Pax Christi.
Più vivace la protesta in Germania contro le venti bombe atomiche presenti nella base aerea di Büchel, a ovest di Francoforte. Una coalizione ecumenica ha condotto una serie di manifestazioni durate alcuni mesi, nel corso dell'estate, culminate con un intervento della ex presidente della chiesa evangelica in Germania, la pastora Margot Kässmann, la quale ha affermato che “non ci sono guerre giuste, solo la pace è giusta. E invitare alla pace è compito delle chiese”.

L'appello lanciato a Büchel è stato accolto dal sinodo della Chiesa evangelica in Germania che nella sua sessione di novembre ha pubblicato un Memorandum sulla pace nel quale invita il governo tedesco a sottoscrivere il Trattato per la proibizione delle armi nucleari e a impegnarsi per il definitivo bando dell'arma atomica.
Questi appelli e l’avvertimento di papa Francesco saranno percepiti nelle chiese e tra i cristiani? E porteranno a una mobilitazione contro le armi di distruzione di massa, a un rinnovato impegno per l'abolizione delle armi nucleari e a una ripresa della lotta per la pace? (testo diffuso nel programma RSI Rete Uno "Chiese in Diretta)

Temi correlati

cristianesimo società

Articoli correlati