Le chiese in difesa del creato

Kurt Zaugg, teologo evangelico, lavora a Berna presso l’Ufficio ecumenico Chiesa e Ambiente

04 ottobre 2019  |  Paolo Tognina

Laureato in teologia evangelica, appassionato ciclista, Kurt Zaugg (nella foto) pubblica articoli e materiali di studio per la catechesi e la formazione degli adulti richiamando l’attenzione sulla responsabilità dei cristiani nei confronti dell’ambiente, organizza corsi per insegnare ai sagrestani come risparmiare energia, redige testi liturgici e meditazioni per il “tempo del creato” - periodo che si conclude proprio oggi, 4 ottobre -, è consulente dei vescovi cattolici e della federazione protestante svizzera in materia di politica ambientale.

Quando è nato l’Ufficio ecumenico Chiesa e Ambiente e per quale motivo?
L’Ufficio ecumenico Chiesa e Ambiente è stato fondato nel 1986. Erano gli anni in cui le chiese sviluppavano il programma ecumenico Giustizia, Pace e Integrità del Creato. In Svizzera ci si è resi conto che nelle chiese esistevano istituzioni che si occupavano della lotta per la giustizia sociale ed economica e altre che si impegnavano a favore della pace. Ma non esisteva nessuna istituzione che si occupasse di problematiche ambientali. Alcuni attivisti cristiani, tra i quali ad esempio Lukas Vischer e Christoph Stückelberger, lanciarono dunque l’idea di aprire un ufficio delle chiese per le questioni ambientali.

Chiesa e Ambiente è un’associazione ecologista cristiana. Ci sono delle radici bibliche alla base del vostro lavoro?
Nel primo racconto biblico della creazione si trova l’ordine di “assoggettare la terra”. Per me è importante che accanto a questo, nella Bibbia, si trovi anche un secondo racconto della creazione. Nel secondo racconto, al capitolo due della Genesi, si dice che all’uomo è affidato il compito di salvaguardare e di coltivare il giardino dove è stato posto a vivere. È importante che l’umanità faccia propria questa seconda interpretazione del compito che le è affidato sulla terra. Non ci è stato dato il compito di rovinare la terra, bensì di averne cura. Il giardino deve poter continuare a vivere e rimanere abitabile. L’essere umano non è il padrone assoluto del creato, piuttosto fa parte della creazione.

Non ci è stato dato il compito di rovinare la terra, bensì di averne cura

Le chiese cristiane e la teologia cristiana non sono però sempre state molto sensibili nei confronti del creato. Che cosa ha provocato l’attuale cambiamento di rotta?
La crisi ecologica, iniziata negli anni Settanta e che continua anche oggi, spinge le chiese e i teologi a rivedere il modo in cui considerano il creato e a correggere l’immagine del creato propagata per secoli dal cristianesimo. Il creato non è un semplice oggetto a disposizione degli interessi dell’essere umano, esso è piuttosto una dimensione da salvaguardare e che ha dei diritti propri.

Kurt Zaugg

Ci può aiutare a capire meglio in che direzione si muovono le vostre riflessioni e il vostro lavoro?
Noi dell’Ufficio ecumenico Chiesa e Ambiente rifiutiamo l’interpretazione tradizionale secondo cui l’essere umano avrebbe ricevuto l’autorizzazione a usare  il creato a proprio piacimento e a sfruttarlo senza limiti. E difendiamo una teologia che non teme di prendere posizione, anche politicamente, a proposito di questioni ambientali attuali, come ad esempio il cambiamento climatico. In Svizzera non viviamo in modo responsabile, non rispettiamo i limiti del nostro ambiente. Basta vedere i risultati della nostra impronta ecologica. E siamo anche lontani dal realizzare gli obiettivi della cosiddetta società a 2000 watt. Per quanto concerne la distruzione di materie e il consumo di energia, viviamo largamente al di sopra delle possibilità offerteci dal creato.

Come dovrebbe vivere una società che cerca di avere cura della terra?
Una società che rispetta l’ambiente nel quale vive cerca di comportarsi in modo tale da rispettare i limiti imposti dal creato. Certamente noi viviamo in sistemi molto grandi e dinamici, e non sappiamo esattamente quanto sia in grado di sopportare il creato. Tuttavia oggi possiamo calcolare, con una certa approssimazione, che cosa è ragionevolmente tollerabile e che cosa non lo è: penso in particolare ai settori del consumo dell’energia e delle materie. Dovremmo usare solo le materie di cui abbiamo effettivo bisogno, e dovremmo usarle nel modo più efficiente e rispettoso possibile. Dovremmo cercare di sviluppare una economia basata sul riciclo, un’economia che produce la minor quantità possibile di scarti e rifiuti.

Che vie di uscita vede lei dall’attuale crisi ecologica, che è anche e soprattutto una crisi delle principali fonti energetiche?
L’economia umana ha sfruttato, per secoli e anzi per millenni, l’energia fornita dal sole. Con l’avvento dello sfruttamento del carbone, del petrolio e del gas, ci siamo allontanati dal sole e abbiamo sviluppato l’economia su larga scala. Ora ci rendiamo conto però che questo sviluppo ci porta verso limiti che è meglio non valicare. Oggi, contando sulla nostra buona tecnologia, l’obiettivo dovrebbe essere quello di riallacciarci all’antica economia del sole.

Dovremmo cercare di sviluppare un'economia basata sul riciclo e che produca la minor quantità possibile di scarti e rifiuti

Lei elabora anche testi liturgici e meditazioni per il “tempo del creato”, il periodo che in molte chiese è dedicato, tra settembre e ottobre, alla riflessione sul nostro posto e il nostro ruolo nel creato. Che temi affronta, in quelle pubblicazioni?
Sollevo spesso domande su ciò che dà senso alla nostra vita quotidiana. Mi chiedo: troviamo il senso della vita solo in ciò che consumiamo? O siamo capaci di trovarlo magari altrove, nello stare insieme ad altri, o nel godere della bellezza della natura? O nel riuscire a utilizzare le nostre forze? Le forze del nostro corpo rimangono spesso inutilizzate: viaggiamo con l’auto o con altri veicoli e non sappiamo più come si possono utilizzare. Anche la riscoperta delle nostre forze può aiutare a trovare un senso da dare alla nostra vita. 

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