Attacco contro il servizio civile

A causa della carenza di personale nell’esercito il Consiglio federale intende rendere più difficile il passaggio al servizio civile

03 settembre 2019

(Cornelia Krause) Da quando, nel 2009, in Svizzera è stato abolito l’esame di coscienza, il numero degli obiettori di coscienza è praticamente quadruplicato. Nel 2018 circa 6.200 giovani sono stati ammessi al servizio civile senza dover motivare la loro decisione. La conseguenza è una sottodotazione di personale nell’esercito che ora il Consiglio federale intende contrastare.

Nuove restrizioni
Al centro delle misure c’è una modifica della legge sul servizio civile. In particolare dovrebbe essere reso più difficile lasciare il servizio militare per passare a quello civile. Nel 2018 circa la metà delle richieste di prestare servizio civile è stata inoltrata da giovani che stavano svolgendo il servizio militare.

Già oggi chi sceglie il servizio civile deve prestare un numero di giorni di servizio pari a una volta e mezzo quelli prestati nell’esercito. La nuova legge prevede, in caso di passaggio, lo svolgimento di almeno 150 giorni di servizio civile. Anche nel caso in cui, ad esempio, restassero da svolgere soltanto 30 giorni di servizio militare. Inoltre per chi chiede di passare al servizio civile è previsto un periodo di attesa di un anno durante il quale può ancora essere impiegato nell’esercito.

Protestanti contrari
La Federazione delle Chiese evangeliche in Svizzera (FCES) è impegnata da decenni in favore del servizio civile e respinge le modifiche alla legge. “Il percorso per giungere all’introduzione del servizio civile in questo paese è stato lungo e non siamo disposti a rinunciare a ciò che abbiamo ottenuto finora”, afferma il vicepresidente della FCES Daniel Reuter, il quale ha svolto il servizio militare.

Reuter teme che in seguito all’inasprimento ci saranno meno civilisti disponibili per gli istituti d’impiego. Sarebbe un problema, perché gli uomini vengono spesso impiegati lì dove vi è comunque già carenza di personale, per esempio nel settore delle cure. Per la FCES, inoltre, pesa molto la prevista abolizione degli impieghi del servizio civile all’estero. Al di fuori della Svizzera i civilisti sostengono anche organizzazioni umanitarie cristiane come l’ente di aiuto delle chiese evangeliche in Svizzera (HEKS).

Via libera al servizio civile (Segni dei Tempi RSI La1)

In Svizzera il servizio civile è stato introdotto nel 2009

Prova fattuale messa in discussione
L'attuale direttore generale della fondazione delle opere sociali del pastore Sieber, Christoph Zingg, un tempo cappellano militare, è allarmato: “Giovani persone altamente motivate vengono scoraggiate da una scelta profondamente ingrata”. Zingg impiega attualmente sette civilisti.
Nel corso della procedura di consultazione, la Federazione delle Chiese ha criticato la prevista introduzione di almeno 150 giorni di servizio. Nel suo parere, la FCES afferma che ciò condurrebbe a arbitrarietà e disparità. Il fatto che i civilisti debbano già ora prestare un numero maggiore di giorni di servizio rispetto a chi sceglie il servizio militare, è prova fattuale di un conflitto di coscienza. Questo criterio deve però valere per tutti allo stesso modo, indipendentemente da quando si abbandona il servizio militare, sostiene la FCES. Anche il presidente della Società svizzera degli ufficiali, Stefan Holenstein ammette che con la modifica alla legge verrebbe messa in discussione la precedente valutazione della prova fattuale.

Dubbi sulle motivazioni
“Un tempo si credeva che una volta e mezzo i giorni di servizio costituisse la soglia del dolore per una decisione presa in coscienza", dice Holenstein, "ma oggi non è più così”. Di fatto ognuno può optare liberamente e in qualsiasi momento per il servizio civile, ad esempio perché corrisponde maggiormente ai propri progetti di vita o alla propria carriera. Per questo motivo Holenstein chiede addirittura un inasprimento che vada oltre le modifiche previste. Egli ritiene che non siano più di 2.000 l’anno le richieste di prestare servizio civile derivanti da un effettivo conflitto di coscienza e ha grossi dubbi soprattutto in merito ai cambiamenti tardivi.

Christoph Zingg, dal canto suo, mette in guardia dal trarre conclusioni affrettate. Durante il servizio militare le questioni di coscienza lo avevano tormentato costantemente. “Nel mio lavoro come cappellano militare l’argomento affiorava spesso. L’ho sempre preso sul serio”.

Attestati per le reclute
Dal canto suo, Daniel Reuter dice di comprendere i dubbi sulle motivazioni di alcune delle reclute che compiono il passaggio. “Ma in quel caso si dovrebbe intervenire diversamente e chiedersi se la prova fattuale nella sua forma attuale abbia senso oppure no”. Il vicepresidente della FCES sospetta che nell’esercito vi sia un problema di motivazione e che a farne le spese adesso sia il servizio civile. “Se si vuole rafforzare l’esercito è lì che va trovata la soluzione e non nel servizio civile”, conclude. (da reformiert.; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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