Un premio ai corridoi umanitari

Il Premio Nansen dell’UNHCR va al progetto ecumenico nato in Italia, indirizzato a profughi particolarmente vulnerabili

19 settembre 2019

(Gaëlle Courtens) Il progetto ecumenico dei “corridoi umanitari”, nato in Italia alla fine del 2015 da un sodalizio tra società civile ed istituzioni governative, ha permesso finora a oltre 2.000 profughi vulnerabili di giungere in Italia in legalità e sicurezza, senza alimentare il business degli scafisti. Le organizzazioni promotrici - Tavola Valdese, Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Comunità di Sant'Egidio, CEI-Caritas - hanno accolto ieri a Roma la notizia: sono loro i vincitori regionali per l’Europa del Premio Nansen per i Rifugiati dell’UNHCR.
La cerimonia di premiazione si svolgerà il 25 settembre presso la residenza dell’Ambasciatore norvegese a Roma e sarà organizzata in collaborazione con la Rappresentanza svizzera in Italia.

Ricostruirsi un futuro
“I corridoi umanitari sono stati premiati per aver assicurato a migliaia di rifugiati e persone con esigenze specifiche un canale sicuro per ricevere protezione e la possibilità di ricostruirsi un futuro migliore in Italia”: questa la motivazione dell’UNHCR che ha annunciato i vincitori del Premio Nansen. Roland Schilling, rappresentante regionale UNHCR per il Sud Europa, ha dichiarato: “I corridoi umanitari rappresentano una via sicura per le persone costrette a fuggire da guerre e persecuzioni, una delle poche alternative ai pericolosi viaggi in mare”.

Dedicato a chi muore in mare
Il presidente FCEI, pastore Luca Maria Negro, e la moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta, hanno dedicato questo Premio “a tutte le persone rinchiuse nei lager libici, alle persone che purtroppo continuano a morire nel Mediterraneo”, come riferisce l’Agenzia stampa NEV. “Speriamo di poter presto realizzare un corridoio umanitario europeo per portarle in salvo. Vorremmo evitare nuove stragi in mezzo al Mediterraneo”, hanno aggiunto, ringraziando “tutte le persone che rendono possibile l’imponente lavoro che sta dietro alla complessa macchina dei corridoi umanitari e in particolare modo i nostri beneficiari, le persone che dal Libano arrivano in Italia attraverso questo canale legale e sicuro”.

La storia di Falak (Segni dei Tempi RSI La1)

Una buona pratica
È il 4 febbraio 2016 quando per la prima volta viene aperto un varco nella “fortezza Europa”. Dal Libano arriva all’aeroporto di Roma-Fiumicino una famiglia siriana. I genitori e i due figli fanno ingresso sul territorio italiano grazie ad un “visto umanitario” emesso dal Consolato italiano di Beirut. La piccola Falak, all’epoca 7 anni, ha bisogno di urgenti cure chemioterapiche. Gli enti promotori del progetto prendono in carico la famiglia per un anno circa: sono impartite lezioni di italiano, i genitori fanno percorsi di studio e avviamento al lavoro, i bambini sono iscritti alla scuola pubblica, e Falak viene curata e guarisce.

La base giuridica
Il progetto di “corridoi umanitari” è stato reso possibile da un protocollo d’intesa sottoscritto dagli enti proponenti e dai Ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri. La base giuridica è nell’articolo 25 del Regolamento Schengen (CE) n.810/2009 del 13 luglio 2009 che istituisce il Codice comunitario dei visti, e che prevede per uno Stato membro (quindi anche per la Svizzera) la possibilità di emettere dei visti per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali.

Sicurezza per tutti
Il progetto, autofinanziato dagli enti promotori, non soltanto è un modo per far arrivare profughi vulnerabili in Italia, ma è anche un modello di accoglienza diffusa e di integrazione. Chi arriva, non ha rischiato la vita con i barconi e non ha pagato ingenti cifre ai trafficanti. Arrivare in sicurezza significa ricominciare una nuova vita con una marcia in più, e diventare più in fretta soggetti che contribuiscono alla società di accoglienza. Inoltre, il modello dei corridoi umanitari è positivo anche per chi accoglie: i profughi, prima di partire, sono identificati e controllati a più riprese dalle autorità competenti che emettono il visto, e poi nuovamente, appena arrivati sul territorio del paese di accoglienza.

Il modello dei corridoi umanitari è positivo anche per chi accoglie

Alternativa dignitosa
L’UNHCR ha più volte fatto appello agli Stati affinché le vie sicure, come i corridoi umanitari, ma anche altri strumenti quali il reinsediamento, le evacuazioni d’emergenza, i visti umanitari e per studio e il ricongiungimento familiare, vengano ampliati fornendo così alle persone in fuga un’alternativa sicura e dignitosa ai viaggi organizzati dai trafficanti. Questo principio è sancito dal Patto Globale sui Rifugiati, approvato lo scorso dicembre dall’Assemblea Generale dell’ONU, e verrà discusso nell’ambito del primo Forum sui Rifugiati, che si svolgerà il 17 e 18 dicembre 2019 a Ginevra.

Il Premio Nansen
Da 65 anni il Premio Nansen per i rifugiati riconosce il servizio straordinario a favore delle persone costrette alla fuga, onorando individui, gruppi e organizzazioni che si sono dedicati ben oltre la chiamata del dovere a proteggere i rifugiati, gli sfollati e gli apolidi. Il Premio è finanziato in collaborazione con il governo svizzero, il governo norvegese, il Consiglio di Stato della Repubblica e del Cantone di Ginevra, il Consiglio amministrativo della città di Ginevra e la Fondazione IKEA. Oltre ai vincitori del premio regionale europeo ci sono anche i premiati degli altri continenti. Il vincitore globale per il 2019 verrà annunciato il 2 ottobre e la cerimonia di premiazione si terrà il 7 ottobre a Ginevra.

Articoli correlati