Minoranze in difficoltà in Svizzera

Secondo il presidente della Federazione delle comunità israelite, in Svizzera è cresciuta la pressione sulle minoranze

14 settembre 2019

Il presidente della Federazione svizzera delle comunità israelite, Herbert Winter, osserva con preoccupazione la crescente precarietà della libertà religiosa in Svizzera.

In un recente intervento lei si è chiesto, provocatoriamente, se la Svizzera sia ancora un paese che accetta le diversità. Qual è la sua risposta?
Una volta mi trasferii all’estero perché Zurigo era diventata troppo noiosa per me. Oggi la trovo invece una città variegata, entusiasmante, in cui convivono persone di diverse origini e religioni. Tuttavia osservo con preoccupazione che le minoranze hanno sempre più problemi.

Herbert Winter

In Svizzera sono in atto sforzi volti a limitare la libertà religiosa delle minoranze

La profilazione razziale [in inglese "racial profiling", si riferisce al peso decisivo di fattori razziali o etnici nel determinare l'azione delle forze dell'ordine nei confronti di un individuo, ndr.] , per esempio, è uno di questi: quando la polizia controlla più spesso le persone sulla base della loro appartenenza etnica o la minore approvazione della libertà religiosa quando riguarda le minoranze.

La libertà religiosa è in pericolo?
È intaccata. Sono in atto sforzi volti a limitare la libertà religiosa delle minoranze. Divieto dei minareti, codici di abbigliamento, importazione di carne kasher o assenze scolastiche: sono queste le parole chiave.

Sul treno delle religioni (Segni dei Tempi RSI La1)

Vi opponete in generale alle limitazioni della libertà religiosa?
No. La libertà religiosa deve fare i conti con altri diritti fondamentali e con l’interesse pubblico. Non può mai essere stabilita in modo assoluto. Si tratta di valutare i singoli casi.

Ma la libertà religiosa è sempre più minacciata?
Questa è la mia impressione. Le minoranze hanno sempre avuto difficoltà, ma la religione nel suo complesso sta perdendo importanza e lo sviluppo accelera questo processo. Nel cantone di Ginevra, per esempio, che ha una forte impronta laicista, i dipendenti statali non possono indossare né kippah, né velo, né croce.

Nel 1993 il Tribunale federale ha stabilito che un bambino musulmano non deve essere obbligato a frequentare le lezioni di nuoto a scuola. Quindici anni dopo ha modificato la prassi e si è richiamato all’interesse preminente all’integrazione.

La religione sta perdendo importanza e lo sviluppo accelera questo processo

Non dipende forse dal fatto che i genitori musulmani, in particolare, si arrogano sempre più diritti?
In passato erano pochi gli allievi appartenenti a una minoranza religiosa. Ai tempi se un insegnante accordava pragmaticamente a uno scolaro ebreo una dispensa per le feste ebraiche non c’erano problemi. Se, come oggi è a volte il caso, metà dei bambini di una classe sono musulmani, le cose cambiano. Lo Stato emana allora regole che valgono ovviamente per tutti. Il dibattito lanciato dal consigliere nazionale UDC Andreas Glarner sulle dispense per le principali festività religiose mostra adesso che nemmeno la regolamentazione ragionevole vigente nel canton Zurigo è al riparo da contestazioni.

Herbert Winter

Lei ha prontamente difeso il regolamento sulle dispense. Perché?
Noi reagiamo sempre quando da qualche parte la pratica della religione viene attaccata. Se viene attaccata la libertà religiosa dei musulmani, prima o poi verrà attaccata la libertà religiosa di noi tutti.

In seguito Andreas Glarner ha escluso esplicitamente gli ebrei e ha fatto riferimento alla cultura giudaico-cristiana della Svizzera...
Non mi fido di queste rassicurazioni. E ho comunque problemi con il concetto di cultura giudaico-cristiana. Il nostro Stato nasce dal cristianesimo, punto. Che di recente si menzioni anche l’ebraismo è una scelta rivolta principalmente contro i musulmani.

Noi reagiamo sempre quando da qualche parte la pratica della religione viene attaccata

Ritiene giustificata la paura dell’islamizzazione?
Ritengo pienamente giustificata la paura di diventare vittime del terrorismo islamista. Della presunta islamizzazione non ho però personalmente alcuna paura. Non credo che lo Stato svizzero si trasformerà mai al punto da assumere un carattere islamico.

Occorre impedire lo sviluppo di società parallele?
Sì, ma soltanto se agiscono contro lo Stato e la società. Ci sono anche società parallele ebree ortodosse con propri asili nido, scuole, negozi. Vogliono semplicemente essere lasciate in pace. uno Stato liberale deve tollerare uno stile di vita del genere. (da reformiert.; intervista a cura di Felix Reich; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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