Un ottuagenario sfida Salvini

Lo svizzero Nikolaus Gutknecht (82) ha partecipato a un salvataggio nel mar Mediterraneo con il suo yacht a vela privato

07 agosto 2019

Nikolaus Gutknecht è cresciuto in Svizzera e dal 1964 ha lavorato prima come creativo pubblicitario e successivamente come regista indipendente su commissione. Nel 1990 ha lasciato la vita professionale e da allora veleggia per i mari con uno yacht che ha progettato personalmente. Attualmente è di base in Tunisia. Figlio di un pastore protestante, considera il suo impegno come una manifestazione dell’amore per il prossimo.

Lei ha 82 anni. Perché si impegna nel soccorso in mare?
Aiutare le persone in difficoltà è una cosa del tutto ovvia. Il diritto di navigazione internazionale esige espressamente il soccorso in mare e punisce chi vi si sottrae o lo ostacola. Aiutare i reietti, i perseguitati, gli emarginati era una preoccupazione costante già per i miei genitori. Sono stati loro a trasmettermi questi valori.

Nikolaus Gutknecht

In che modo aiuta concretamente?
Da trent’anni vivo prevalentemente sulla mia barca a vela, che al tempo progettai e costruii di persona. Nei lunghi viaggi, per esempio nel sud di Haiti, per mesi abbiamo fatto del nostro meglio per fornire assistenza medica alla popolazione. Attualmente vivo soprattutto in Tunisia, vicino alle rotte dei profughi. Trovo intollerabile che i soccorritori in mare vengano criminalizzati. Ora che quasi tutte le grandi navi delle ONG sono sotto sequestro vogliamo cercare di salvare le persone con tante piccole imbarcazioni private.

Recentemente lei ha preso parte a un’azione di protesta con piccole navi nel Mediterraneo. L’idea è: se le grandi navi non possono più salvare i profughi, allora lo faranno le piccole navi. Com’è andata l’azione?
Non è andato tutto come previsto. Purtroppo la nostra partecipazione all’operazione di giugno è stata interrotta a causa di una forte naupatia che ha colpito due membri dell’equipaggio. Si prevedeva di veleggiare insieme con le altre navi alla volta della costa libica e poi proseguire per Malta.

Con il suo yacht è in grado di salvare profughi?
No. Portare a buon fine un’impresa del genere con yacht privati è difficile. È quindi tanto più importante che le organizzazioni di professionisti siano sostenute e non vessate.

In che misura vede il suo impegno come espressione dell’amore cristiano per il prossimo?
Non amore cristiano per il prossimo - con questa espressione sono state commesse troppe azioni orribili. Semplicemente amore per il prossimo! Anche altre culture conoscono l’amore per il prossimo, è un fenomeno umano.

Trovo intollerabile che i soccorritori in mare siano criminalizzati

Lei è credente?
Credo in una forza che ha creato l’universo. Ciò non ha niente a che fare con una delle tante religioni di questo mondo. Presumo che la morte significhi una trasformazione - dove si va, nessuno lo sa.

Che cosa la indigna della politica europea dei rifugiati?
In primo luogo: l’Europa - e vi includo anche la Svizzera - usa gli annegamenti come deterrente. Una mentalità uguale a quella dell’Alto Medioevo, l’umanità ha finito di esistere. E poi: l’Europa non sostiene gli Stati periferici, innanzitutto Italia e Grecia, come sarebbe sensato ed efficiente. La sensazione che l’Europa li abbia abbandonati ha fatto sì che oggi l’Italia sia governata dall’estrema destra. Mi domando anche perché l’Unione europea addestri la guardia costiera libica per bloccare questa via di fuga invece di combattere le bande criminali dei trafficanti.

Qual è il suo appello alla Svizzera?
Più coraggio! Quello di cui alcuni hanno dato prova anche durante l’epoca nazista, per esempio Gertrud Kurz e Paul Grüninger. La Svizzera fa parte dell’Europa. L’Europa sta davvero subendo un’invasione di profughi? In media nel 2018 sono arrivati 1.133 profughi per milioni di abitanti. Equivale allo 0,001133 percento.

Che cosa possono fare svizzere e svizzeri che a differenza di lei non hanno a disposizione uno yacht a vela?
Spiegare alle persone che hanno intorno che cosa succede là fuori e che ne siamo tutti responsabili. Tutti! Tanto più che viviamo in una democrazia diretta. Inoltre potremmo dare tutti il nostro contributo affinché le associazioni di salvataggio in mare non esauriscano i fondi di cui hanno bisogno per prestare aiuto. Sottrarsi alle proprie responsabilità facendo donazioni? Per alcuni “passare all’azione” non è possibile e donare aiuta! Non soltanto la propria coscienza.

Carola Rackete

Considera la comandante tedesca Carola Rackete un’eroina?
Lei stessa non si considera un’eroina, bensì una donna che fa ciò che deve essere fatto. Non è l’unica, ci sono anche altri come lei. Tutti vengono ostacolati in nome della politica della paura. Se non supereremo questa paura dello straniero l’Europa naufragherà. (kath.ch/ Raphael Rauch; trad. it. G. M. Schmitt)

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