Quanto valgono le Chiese?

Le due grandi chiese nazionali ricevono ogni anno circa 1,5 miliardi di franchi di denaro dei contribuenti. Che uso ne fanno?

06 luglio 2019

(Paolo Tognina) Il giornale gratuito "20 Minuti" torna a occuparsi dello stato di salute delle chiese cristiane in Svizzera. Dopo avere pubblicato, alcune settimane fa, un articolo nel quale dava dei suggerimenti su come lasciare la chiesa - articolo che ha suscitato, com'era ovvio attendersi, parecchie reazioni contrariate - ora si occupa delle entrate che le chiese percepiscono tramite le imposte e di come quei contributi vengano utilizzati.

Il giornale gratuito ribadisce le cifre relative al calo del numero dei fedeli. "Mentre nel 2000 il 76,2% della popolazione faceva parte della Chiesa cattolica o di quella evangelica riformata, nel 2017 la proporzione era inferiore al 60%. La tendenza si sta consolidando: l’anno scorso soltanto nel canton Zurigo sono state quasi 12'000 le persone che hanno lasciato l’una o l’altra delle due grandi chiese nazionali", precisa "20 Minuti".

Imposte ecclesiastiche
Rifacendosi a stime non meglio specificate, il giornale afferma che le due chiese nazionali riscuoterebbero ogni anno - da privati e aziende - 1,5 miliardi di franchi. Riprendendo una valutazione pubblicata dalla rivista svizzera di economia “Bilanz”, aggiunge che il gettito fiscale della sola Chiesa cattolica sarebbe stato, nel 2014, di quasi un miliardo di franchi.
Poiché le imposte ecclesiastiche vengono organizzate a livello cantonale e in alcuni casi comunale, precisa "20 Minuti", mancano dati complessivi a livello nazionale. In molti casi sono tuttavia reperibili i dati relativi alle singole chiese cantonali.

Il caso di Zurigo
La Chiesa evangelica riformata di Zurigo, ad esempio, per l'anno 2017 ha pubblicato i seguenti dati, relativi alle proprie uscite.
Per i salari è stato speso il 37% del gettito fiscale. Per la cura pastorale e la diaconia è stato utilizzato il 24,8% del gettito. Alla formazione e alla spiritualità è andato il 13,5%. Un importo pari al 13,1% del gettito fiscale è stato speso per i culti e la predicazione. I beni immobili come chiese e case parrocchiali hanno comportato l’impiego di un importo pari all’11,8% del gettito.

Importi pari al 2,6% del gettito sono stati impiegati per onorare obblighi contrattuali (contributi alla Federazione evangelica svizzera, al servizio di consulenza e mediazione familiare e di coppia, all’apprendistato e alle chiese di lingua francese, italiana e spagnola). Soltanto l’1,1% delle imposte è stato impiegato per i cosiddetti contributi di base (contributi all’organizzazione umanitaria HEKS, all’ufficio di consulenza per richiedenti l’asilo, al Telefono amico).

Gli abusi e la Chiesa cattolica
La situazione è analoga per quanto riguarda la Chiesa cattolica in Svizzera. Mediante il sito Kirchensteuer-sei-dank.ch, la diocesi di San Gallo intende mostrare dove va a finire il denaro dei contribuenti. Malgrado un evidente sforzo di trasparenza in campo finanziario, prosegue "20 Minuti", i fedeli perdono fiducia nell'istituzione ecclesiastica.

"La Chiesa cattolica ha qualche problema", ha affermato Aschi Rutz, dell’ufficio comunicazioni della Chiesa cattolica del canton Zurigo, interpellato da "20 Minuti". "Lo scandalo degli abusi è probabilmente il principale. Anche se da noi non ne registriamo, i fedeli ne sono sconvolti. Certi scandali devono cessare”.
Un secondo problema della Chiesa cattolica, afferma Rutz, è quello concernente le donne. “Il fatto che non siano equiparate nell’assunzione delle cariche è una cosa che sempre meno persone riescono a comprendere”, afferma. “Dobbiamo assolutamente fare qualcosa al riguardo”.
La Chiesa cattolica, conclude il portavoce cattolico zurighese, "ha inoltre un problema di immagine. Alcuni esponenti parlano in parte un linguaggio superato e si occupano troppo di se stessi e troppo poco dei problemi e delle gioie delle persone”.

Gottfried Locher

L'opinione di Gottfried Locher
Tutte le istituzioni perdono rilevanza. Succede alle chiese come ai partiti o ai sindacati, dichiara il giornale gratuito "20 Minuti". Tuttavia funzioni e riti come matrimoni, battesimi e funerali mantengono una certa importanza. "Non dimentichiamo che la chiesa non offre solo questo ai singoli e alla società", afferma Gottfried Locher, presidente del Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera FCES, interpellato dal giornale gratuito. "Ci occupiamo di 120'000 persone in 22 centri pastorali per migranti, siamo presenti in luoghi come la stazione centrale o l’aeroporto di Zurigo e assistiamo invalidi e emarginati nonché forze di polizia e di soccorso e pazienti negli ospedali". Il presidente della FCES non crede che la Chiesa riformata abbia un problema di pubbliche relazioni: "Non vendiamo nulla, doniamo". Secondo Locher sempre più persone vivono la spiritualità senza la chiesa e per questo motivo se ne vanno. "Tuttavia molte cristiane e cristiani continuano a vivere la propria fede in una comunità. E io non posso che raccomandare di provare questa esperienza”.

L’imposta ecclesiastica
Con l’eccezione del canton Vaud tutti i cantoni prevedono un’imposta ecclesiastica (facoltativa o obbligatoria), che viene riscossa dallo Stato in forme diverse e che non è più dovuta soltanto in caso di uscita dalla chiesa. In 18 cantoni anche le aziende sono soggette all’imposta ecclesiastica. A Zurigo e a Lucerna il denaro versato dalle aziende non può essere utilizzato per “scopi liturgici” come i culti, ma soltanto al servizio dell’intera collettività indipendentemente dalla confessione religiosa.

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