Per la parità nelle chiese

Le donne evangeliche svizzere pubblicano "7 tesi" in vista dello “Sciopero nazionale femminile” del prossimo 14 giugno

01 giugno 2019

(Gaëlle Courtens) In vista dello “Sciopero nazionale delle donne” in agenda il prossimo 14 giugno con il motto “Più tempo. Più salario. Rispetto.”, le Donne evangeliche in Svizzera (EFS), ribadendo la loro adesione all’iniziativa, propongono un elenco di sette punti, perché “l’uguaglianza tra donne e uomini non è ancora raggiunta neanche nelle chiese riformate”.

Donne evangeliche svizzere lanciano sette tesi

Le sette tesi, lanciate il 29 maggio, sono indirizzate alle chiese e comunità locali. Come dice la presidente uscente delle EFS Dorothea Forster: “Leggetele, ragionateci, e fatele circolare nelle vostre parrocchie, perché per giungere all’uguaglianza serve necessariamente l’impegno di tutte noi. Ancora e ancora”.

Dorothea Forster

7 tesi per 7 rivendicazioni
Le Donne evangeliche in Svizzera aderiscono allo Sciopero nazionale delle donne. Le rivendicazioni sono di diversa natura e vanno dalla protezione assicurativa per il lavoro volontario, alla gestione dei tempi famigliari, passando dalla concezione dei ruoli, fino all’esegesi dei testi biblici e la rappresentanza a livello dirigenziale della Chiesa, senza dimenticare gli aspetti legati alla spiritualità, ma anche la protezione delle donne nei conflitti.
Inoltre, in una prospettiva ecumenica, la ESF ribadisce la sua solidarietà alle donne cattoliche svizzere e alla loro richiesta di aprire tutte le funzioni ecclesiali anche alle donne.
Di seguito il testo, che si conclude con il motto ecumenico scelto dalle donne evangeliche e cattoliche in occasione dello Sciopero nazionale femminile: “Parità. Punto. Amen”.

Tesi per lo sciopero femminile
Con il sostegno del Comitato della Conferenza delle donne della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (FCES), le Donne evangeliche in Svizzera formulano le seguenti sette tesi sull'uguaglianza di genere nella Chiesa riformata:

1) Lavoro volontario. La EFS chiede che il lavoro non retribuito venga reso trasparente nei resoconti e nei bilanci annuali delle chiese, che le parrocchie consegnino un certificato di lavoro ai volontari e alle volontarie, rimborsino le loro spese e forniscano loro la copertura assicurativa necessaria.
La maggior parte del lavoro volontario nelle parrocchie è svolto da donne. Molto viene fatto dietro le quinte e viene preso in considerazione solo quando queste attività non vengono più eseguite.

2) Sicurezza sociale. La EFS chiede che tutte le parrocchie garantiscano che le donne con tassi di occupazione minimi siano affiliate ai fondi pensione.
Numerose donne lavorano in diverse parrocchie a un tasso di occupazione assai basso come catechisti, diacone, sacrestane, ecc. Queste donne devono essere messe nelle condizioni di potersi creare dei risparmi di vecchiaia attraverso il secondo pilastro, pertanto, i datori di lavoro devono assumersi le proprie responsabilità.

3) Facilitare la vita familiare. Per quanto concerne l’ambito di tensione esistente tra le richieste dei membri di chiesa da una parte, e le responsabilità familiari dall’altra, la EFS chiede alle autorità ecclesiastiche una gestione ponderata nei confronti dei e delle dipendenti che li metta nelle condizioni di praticare una condivisione egualitaria dei ruoli. Molte parrocchie si aspettano che il loro personale ecclesiastico sia permanentemente disponibile, il che è difficile da conciliare con le attività familiari.

4) Organi ecclesiali. La EFS rivendica la parità 50/50 non solo negli organi politici, ma anche negli organi ecclesiali, specialmente nelle posizioni dirigenziali.
Affinché la democrazia nella Chiesa funzioni, i membri di chiesa devono essere rappresentati nelle istanze ecclesiali proporzionalmente alla loro effettiva presenza. Negli organi esecutivi delle chiese cantonali, oltre il 60% sono uomini, solo tre delle ventisei chiese membro della FCES sono presiedute da donne, e nell'assemblea dei delegati della FCES solo il 23% è donna.

5) Concezione dei ruoli. La EFS vuole una chiesa in cui tutte le funzioni siano aperte a tutti e tutte, indipendentemente dal loro genere, e senza dover rischiare di farsi per questo additare. Inoltre, vuole una chiesa in cui i racconti biblici siano esposti con una sensibilità che tenga conto del contesto storico in cui hanno origine, evitando di consolidare gli stereotipi.
Nella Chiesa riformata i modelli tradizionali persistono. Da un lato, riguarda il ruolo delle donne e degli uomini nella chiesa. Dall’altro, riguarda i ruoli attribuiti a uomini e donne dal punto di vista della teologia, immagini trasmesse dalla predicazione e dal catechismo.

6) Spiritualità: La EFS vuole una chiesa in cui sia presa in considerazione la diversità delle esperienze relativamente alla potenza divina e che questa diversità sia trasmessa attraverso il linguaggio.
Nella Chiesa riformata c'è una mancanza di espressioni femminili per le esperienze spirituali. Nella chiesa, di regola, Dio viene ancora personalizzato e considerato di sesso maschile.

7) Promuovere la pace: la EFS chiede alla Chiesa riformata di impegnarsi con maggiore visibilità a favore di una politica di pace, di prendere delle misure che incoraggino il dialogo in caso di conflitto, e di insistere affinché le donne siano coinvolte nei negoziati di pace.
Milioni di donne in tutto il mondo sono colpite da guerre e violenze. Molti di loro non hanno altra scelta che fuggire. Le donne sono particolarmente vulnerabili e spesso non protette nei conflitti armati.

L'SPF esprime la sua solidarietà con le donne cattoliche e la loro pretesa di aprire tutte le funzioni ecclesiali alle donne. Parità. Punto. Amen.

Temi correlati

donne cristianesimo

Articoli correlati