Svizzeri, sauditi e diritti umani

Christian Solidarity International chiede al Consiglio federale una verifica dei rapporti tra Arabia Saudita e Svizzera

29 giugno 2019

(Gaëlle Courtens) Con una lettera indirizzata al presidente della Confederazione Ueli Maurer, l’ONG a difesa dei diritti umani e della dignità umana Christian Solidarity International (CSI) il 26 giugno ha espresso profonda preoccupazione per la situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, e in particolare per il diritto fondamentale della libertà religiosa.
Nell’appello il direttore della CSI, John Eibner, chiede al governo federale di verificare la situazione in Arabia Saudita relativamente alle “persecuzioni per motivi religiosi, nonché all’impatto a livello mondiale dell’’ideologia di odio’ saudita”, e di operare con la massima moderazione nei rapporti con il Regno “sprezzante delle persone”.

John Eibner, direttore CSI Svizzera

Rapporto ONU
La CSI, mossa dal rapporto del 26 giugno presentato presso il Consiglio dei diritti umani dell’ONU di Ginevra da Agnès Callamard, “rapporteuse speciale” delle Nazioni Unite per le esecuzioni extragiudiziarie, sommarie e arbitrarie in Arabia Saudita nel quadro dell’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi, ha deciso di lanciare un appello al governo federale.
In particolare la CSI chiede al Consiglio federale di elaborare e pubblicare un rapporto in cui sia “dettagliatamente illustrata la portata delle persecuzioni religiose nel Regno saudita, nonché le conseguenze globali destabilizzanti derivanti dall’ideologia estremista” della stessa Arabia Saudita.

Ueli Maurer in Arabia Saudita

Obbligo di essere musulmani
Nella lettera a Maurer la CSI rende attenta alla dottrina di Riad che riassume come essere un’”ideologia radical-musulmana del wahhabismo contraria ai diritti umani e cristianofobica”.
“Ancora oggi vengono condannati a pene corporali, lunghi periodi di detenzione e persino alla pena capitale persone che semplicemente non si comportano secondo questa ideologia estremista, o che osano contraddirla”, si legge nella lettera.

La CSI sottolinea la gravità della situazione, per cui “i cittadini sauditi sono obbligati per legge ad essere musulmani praticanti. Chi si converte rischia l’esilio o la morte. In tutto il paese non esiste una chiesa. Aiuti domestici, come i filippini, sono regolarmente incarcerati. Nei libri di scuola i cristiani, gli ebrei e gli sciiti sono descritti come le creature le più maligne; inoltre, viene insegnata la necessità di combatterli come obbligo religioso. Un messaggio che viene diffuso in tutto il mondo attraverso moschee e scuole coraniche radicali”.

DFAE: partner della Svizzera
Secondo le informazioni dal Dipartimento federale per gli affari esteri (DFAE), l’Arabia Saudita figurerebbe tra i partner più importanti della Confederazione. Alti funzionari o consiglieri federali si rendono regolarmente in visita nel Regno saudita, come l’anno scorso lo stesso Ueli Maurer. Tra le motivazioni apportate per l’importanza di questo partenariato c’è il ruolo dell’Arabia Saudita nell’economia globale come uno dei massimi produttori di petrolio, ma anche perché custode dei luoghi sacri dell’islam. Da quando l’Arabia Saudita (sunnita) ha interrotto i suoi rapporti diplomatici con l’Iran (sciita), è la Svizzera a fare da tramite tra le due potenze islamiche: la Confederazione rappresenta gli interessi sauditi in Iran, e quelli iraniani in Arabia Saudita.

(da sin.) John Eibner CSI, Philipp Hadorn (consigliere nazionale PS), Marianne Streiff (consigliera nazionale PEV), Benjamin Doberstein CSI

Vendita di armi e catastrofe yemenita
Secondo la CSI il giro d’affari tra Svizzera e Arabia Saudita per il 2018 si aggira sui 2,8 miliardi di franchi. La Svizzera ha esportato principalmente prodotti farmaceutici, orologi e macchinari, e ha importato soprattutto oro. Nel 2018 la Svizzera ha esportato materiale bellico per un valore di 2,2 milioni di franchi, in particolare pezzi di sostituzione per armi e munizioni per sistemi di difesa aerea, e questo nonostante la catastrofe umanitaria in corso nello Yemen, causata soprattutto dall’Arabia Saudita. Nel mese di dicembre 2018 la Svizzera ha tuttavia sospeso le esportazioni di armi verso Riad.

Effetti della guerra nello Yemen

Violazione dei diritti umani
John Eibner
, direttore della CSI, annovera nella lettera a Ueli Maurer, come esempi lampanti della violazione sistematica dei diritti umani da parte dell’Arabia Saudita, il caso del giornalista saudita Jamal Khashoggi assassinato nel consolato saudita di Istanbul, e la situazione nello Yemen dilaniato da quattro anni di guerra e sprofondato in una catastrofe umanitaria. “Sarebbe urgente agire”, conclude Eibner.

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