Come dare un ultimo aiuto

Un corso fornisce conoscenze di base sull’accompagnamento alla morte

28 maggio 2019

Chiunque voglia accompagnare un congiunto alla fine della sua vita si trova confrontato con paure e insicurezze. Un corso organizzato dalla Chiesa cantonale di Zurigo insegna come affrontare la situazione. L'iniziativa ha incontrato un grande successo.

Farsi coraggio
Quando si avvicina la morte di un congiunto, molte persone si sentono impotenti. Mentre quasi chiunque possiede qualche nozione di primo soccorso, sono pochissimi a sapere come accompagnare in modo dignitoso un morente.

Matthias Fischer

Come alleviare le sofferenze di una persona gravemente malata? Che cosa fare quando qualcuno smette di alimentarsi? E a chi possono rivolgersi i congiunti quando hanno bisogno di un aiuto professionale? Il corso “Ultimo aiuto” organizzato dalla Chiesa cantonale di Zurigo intende fornire risposte a queste e ad altre domande sul morire.

Recupero di saperi
Il corso è già stato svolto diciotto volte, lo scorso anno, nelle parrocchie riformate di Zurigo. In tutto sono state oltre 500 le persone che grazie a esso hanno acquisito conoscenze di base sul morire e sull’accompagnamento alla morte.

Molte persone, oggi, vorrebbero saperne di più su come possono accompagnare i propri congiunti in fin di vita, dice Matthias Fischer, pastore e responsabile presso la Chiesa cantonale di Zurigo del settore cure palliative. “In realtà l’accompagnamento alla morte è una conoscenza antica”, dice Fischer. “Negli ultimi decenni, tuttavia, il morire è stato delegato a ospedali e case di cura. In questo modo un grande bagaglio di esperienze è andato perduto”.

Aiuto concreto
Nell’arco di mezza giornata il corso “Ultimo aiuto” permette di ovviare a tale lacuna. Durante l'incontro vengono discussi temi come “Morire fa parte della vita”, “Provvedere e decidere”, “Alleviare le sofferenze” e “Dire addio”. Un programma ambizioso, riconosce lo stesso Matthias Fischer. “Ciò che vogliamo trasmettere", precisa, "è per così dire l’abbiccì dell’accompagnamento alla morte, in modo analogo ai corsi di primo soccorso”.

Il bambino, la morte e il morire (Segni dei Tempi RSI)

Grande interesse
Il corso è stato sviluppato una decina d'anni fa. A concepirlo fu il medico tedesco in cure palliative Georg Bollig. La sua idea era di diffondere tra tutta la popolazione le conoscenze in cure palliative, quindi l’assistenza ai malati gravi e ai morenti. I primi corsi si svolsero nel 2014 in Norvegia, seguita da Germania e Danimarca. Infine, lo scorso anno, il progetto è stato adottato anche in Svizzera dalla Chiesa cantonale di Zurigo.
Il successo è stato tale da destare l’interesse anche di altre Chiese cantonali. Nei Grigioni, per esempio, il corso è stato tenuto già due volte e sono previste ulteriori otto repliche.

Abbracciando la vita e la morte (Segni dei Tempi RSI)

Nei Grigioni è stata la cappellana ospedaliera Susanna Meyer Kunz a condurre il corso, coadiuvata dalle sue colleghe. La cappellana trova entusiasmante l’eterogeneità dei partecipanti. “Sono venute donne anziane che assistono i mariti affetti da demenza, ma anche catecumeni”. È stato un motivo di gioia per lei constatare la presenza anche di persone lontane dalla Chiesa. “Una delle partecipanti era una psichiatra che aveva lasciato la Chiesa”.

Consigli preziosi
Trasmettere tutte le informazioni nell’arco di quattro ore è invero impegnativo, dice Meyer Kunz. Ma non bisogna dimenticare che quasi tutti i partecipanti possiedono una certa conoscenza pregressa. “Possiamo riallacciarci a queste esperienze personali”.

Oltre alle informazioni il corso elargisce consigli di natura pratica. I partecipanti apprendono per esempio nozioni sull’igiene orale dei malati gravi. Per esempio, è molto terapeutico per i malati avere la bocca tamponata con un batuffolo di cotone umido, dice Meyer Kunz. Soprattutto quando il batuffolo è intriso di un aroma gradevole. Nel corso i partecipanti testano questa tecnica su di sé o su chi li accompagna.

Affrontare la morte
Ormai la proposta ha incontrato anche il consenso di organismi non ecclesiali. “Palliative Vaud”, una sezione della Società svizzera di medicina e cure palliative, ha di recente fatto tradurre il corso in francese. "E ne stiamo già discutendo con altre sezioni", dice il pastore Matthias Fischer.

Negli ultimi decenni il morire è stato delegato a ospedali e case di cura

A causa della forte domanda è necessario formare nuovi istruttori. La conduzione dei corsi è affidata congiuntamente a una persona specializzata in cure infermieristiche e a una persona attiva nella cura delle anime o in ambito terapeutico. La partecipazione ai corsi è gratuita. L’obiettivo è di trasmettere ai partecipanti conoscenze di base sulle cure palliative così come sono state elaborate dal medico inglese Cicely Saunders, fondatrice del movimento Hospice, dice Fischer.
Lo scopo, in definitiva, non è quello di mettere in grado i partecipanti di applicare in modo professionale le conoscenze acquisite. La proposta è piuttosto a bassa soglia ed è rivolta a tutti coloro che vogliono apprendere ciò che possono fare per i propri familiari e amici quando giungono alla fine della loro vita. “Il nostro obiettivo è semplice e concreto. Vogliamo aiutare le persone ad affrontare la morte nel migliore dei modi”. (reformiert.; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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