Referendum sull’omofobia

Il referendum contro la criminalizzazione dell’omofobia, sostenuto anche dall'Alleanza evangelica svizzera, ha raccolto più di 70.000 firme

29 aprile 2019

(Andreas Bättig) Con l’estensione della norma penale contro il razzismo le autorità svizzere vogliono rendere punibile anche la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. Un comitato referendario, denominato “No a questa legge di censura”, ha raccolto e depositato presso la cancelleria federale 70.349 firme. Contro l’estensione della norma sono schierate l’Unione democratica federale (UDF), i Giovani UDC e anche l’Alleanza evangelica svizzera (AES). “L’AES teme che l’estensione della norma penale contro il razzismo decisa dal Parlamento limiti inutilmente la libertà d’espressione”, si legge sul suo sito.

Manifesto pro referendum

Perché allora l’AES vi scorge una minaccia alla libertà d’espressione? “C’è un’evoluzione preoccupante. In Inghilterra, per esempio, un discorso viene definito d’odio quando è percepito come tale dalla vittima. Non è una percezione generale che porta al giudizio e quindi riteniamo che vi siano rischi”, spiega il segretario generale dell’AES, Marc Jost.

Marc Jost

Etica sessuale biblica
La reazione dell’AES sarebbe stata altrettanto immediata se l’estensione della legge avesse riguardato una minoranza diversa da quella omosessuale? “Sì, nel caso di una limitazione della libertà di credo e di opinione”, risponde Marc Jost. L’AES condanna ogni forma di discriminazione, di violenza o di incitamento all’odio e rifiuta ogni discriminazione basata sull’orientamento sessuale.

Jost precisa che anche quando si assume un dipendente l’orientamento sessuale non deve costituire un criterio di valutazione. “L’impiego non si basa sull’orientamento sessuale della persona, ma sulle sue convinzioni personali e sul suo modo di vivere, che dovrebbero essere compatibili con i valori di una chiesa”, precisa. “Dagli impiegati ci attendiamo tuttavia che rispecchino, con il loro stile di vita, il credo della comunità e l’etica sessuale biblica ad essa associata”.
In altre parole in questo modo un ministro omosessuale non potrebbe vivere la sua sessualità. “Non diciamo a nessuno come debba vivere. Ma una chiesa deve poter nominare i propri dirigenti in funzione dei suoi valori”, spiega Marc Jost.

Troppo poco cristiano
L’atteggiamento dell’AES è criticato da Michel Müller, presidente della Chiesa riformata di Zurigo. “Ritengo poco cristiano appoggiare un referendum che intende rovesciare questa legge”, dichiara. Ed è disonesto, secondo Müller, "servirsi della difesa della libertà d’espressione come argomento per legittimare il sostegno al referendum. Dopotutto si tratta semplicemente di sapere se si può prendere posizione contro gli omosessuali. Appoggiando questo referendum si propugna chiaramente l’omofobia”.

Michel Müller

Michel Müller non comprende il timore dell’AES secondo cui l’estensione della norma potrebbe minare la libertà di predicazione del ministro della parrocchia. “Da una parte la libertà di predicazione finisce quando un gruppo è vittima di discriminazione. I cristiani dovrebbero saperlo per esperienza diretta. Dall’altra parte il tema dell’omosessualità non è affatto una questione centrale della fede. Il fatto che su tale questione si faccia riferimento alla Bibbia è assurdo. Nei vangeli l’omosessualità non è un problema. Al centro del testo c’è la carità!”

L’AES è un’associazione di Chiese libere e cantonali di tendenza evangelicale. Comprende circa 660 chiese e 235 organizzazioni cristiane per un totale di 250.000 persone

Appello ai cristiani
Secondo Michel Müller la posizione dell’AES sarebbe condivisa soltanto da una minoranza di persone all’interno della chiesa. “In un’epoca in cui gli omosessuali sono perseguitati - non dimentichiamo che nel Brunei rischiano la vita -, e in cui l’ostilità nei loro confronti è in aumento anche nell’Europa orientale, devono essere protetti dalla legge. E ciò deve essere sostenuto dalla chiesa con tutte le sue forze”. (ref.ch/Protestinfo; trad. it. G. M. Schmitt)

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