Di maestri, morale e mediocrità

Occorre distinguere tra artista e arte. Geni fallibili come Michael Jackson devono essere messi in discussione, ma la loro opera deve rimanere intatta

11 aprile 2019

(Hans Herrmann) Michael Jackson, re del pop (1958-2009): come cantante, compositore e performer ha plasmato il gusto per la vita di un’intera generazione. Le sue canzoni orecchiabili, la voce androgina, gli intervalli di danza carichi d’energia e il gigantismo accuratamente coreografato l’hanno reso una delle maggiori celebrità degli anni Ottanta e Novanta.

Michael Jackson - Beat It

Che in tutta questa genialità fosse anche un tipo un po’ bislacco fa in qualche modo parte del gioco e i fan hanno chiuso un occhio su parecchie cose. Ma già quand’era in vita si mormorava che non fosse soltanto stravaganza. Che un oscuro segreto pesasse su di lui. Che probabilmente gli piacessero i ragazzi e che ad alcuni di loro si avvicinasse troppo. Nonostante due processi non fu provato nulla, ma le voci non si sono mai spente.

Reazione sbagliata
Adesso, però, sembra che non vi siano più dubbi: “Jacko” era probabilmente un pederasta. Le dichiarazioni, rese pubbliche da un recente docufilm, di due uomini che all’epoca erano ragazzi, si avvicinano molto a una prova. Come reazione immediata a questa rivelazione, stazioni radio in Canada e in Norvegia hanno bandito “fino a nuovo avviso” Michael Jackson dalle proprie programmazioni.

Questa reazione riflessa nasce da buone intenzioni, ma è sbagliata. Perché arte e morale non sono allo stesso livello e di conseguenza non devo essere confuse. La grande arte non può essere sottratta al pubblico, nemmeno quando la fonte da cui è scaturita è impura. È possibile soltanto se l’arte stessa è contaminata, quindi istigatrice, razzista, discriminatoria o in altro modo intollerabile.

La minaccia della mediocrità
È qualcosa che a Jackson non può essere rimproverato. Per quanto ne sappiamo la sua arte è pulita. E in ogni caso è un pezzo di storia della musica. Dove andremmo a finire se tollerassimo soltanto le produzioni di operatori culturali moralmente e giuridicamente “puliti”? Dovremmo ben presto accontentarci di una diffusa mediocrità.

Michael Jackson - Earth Song

Il compositore inglese Benjamin Britten, per nulla affrancato dal sospetto di pedofilia, così come il regista, attore e scrittore americano Woody Allen: bandiremo le loro opere? Charlie Chaplin, che non viene ricordato soltanto come straordinario comico, produttore cinematografico e attore, ma anche come marito tiranno e appassionato di ragazze minorenni: bandiremo i suoi film? Klaus Kinski, un tempo celebrato come “supremo interprete”, si dice che abbia abusato della figlia: bandiremo i suoi lavori? L’antisemita Richard Wagner, innovatore musicale e visionario: bandiremo le sue opere?

Michael Jackson - Man in The Mirror

È palese: epurazioni del genere non rendono il mondo un posto migliore, bensì culturalmente più povero. Sottraggono al pubblico opere grandiose create da persone molto dotate. Da talenti eccezionali e al contempo imperfetti, fuorviati da debolezze, passioni, pulsioni e tentazioni.

Michael Jackson - The Way You Make Me Feel

Nessun salvacondotto
Occorre sottolineare che nemmeno i geni hanno un salvacondotto per la pedofilia, l’antisemitismo, il sessismo, l’omicidio, la violenza. Chiunque commetta tali atti merita riprovazione. Ma l’opera artistica deve rimanere intatta come una cosa a sé stante, autentica, viva. “Earth Song” di Michael Jackson resta un inno straordinario anche se il suo creatore ha fallito come uomo. (da reformiert.; trad. it. G. M. Schmitt)

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