“Migranti ieri e oggi” a Zurigo

Un convegno per riflettere a partire dall’esperienza vissuta sui flussi migratori, le politiche messe in campo, e il ruolo delle chiese

30 marzo 2019

(ve/gc) È in corso di svolgimento a Zurigo presso la “Zwinglihaus” della Aemtlerstrasse la tre giorni dedicata al tema “Migranti ieri e oggi” promossa dalla Chiesa valdese di Zurigo e dalla Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS). La rassegna mette in evidenza quanto sta accadendo nel Mediterraneo, ripercorre le migrazioni del Novecento e analizza le politiche di integrazione di una città come Zurigo.

Raccontare con immagini
La giornata di ieri è stata dedicata alle storie di migranti vecchi e nuovi, con l’inaugurazione di tre mostre: “Italiani a Oerlikon, dal 1946 al 2000” a cura di Sandro Bellisario e altri, che illustra in particolare il periodo dell’emigrazione italiana in Svizzera negli anni ’60-’70; la mostra curata dal prof. Sandro Cattacin sulla storia delle Colonie Libere Italiane, storico movimento politico che nasce per iniziativa degli antifascisti italiani rifugiatisi in Svizzera negli anni ’20; e infine “Micropolis - La città di provincia al tempo del Melting Pot” del photopreporter Claudio Colotti.

Claudio Colotti

Un convegno per approfondire
Le mostre si inseriscono in una riflessione più ampia che, partendo dall’esperienza vissuta degli italiani emigrati in Svizzera, prende sotto la lente le politiche migratorie e di integrazione messe in campo oggi, senza dimenticare il ruolo delle chiese. In particolare sarà presentato il modello dei “corridoi umanitari”, nato in seno alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), in collaborazione con la Tavola valdese e la Comunità di Sant’Egidio. Ad oggi, queste vie di fuga legali e sicure per profughi vulnerabili hanno portato dal Libano verso l’Italia 1475 persone, a grande maggioranza siriani. L’ultimo gruppo è giunto giovedì con un volo Beirut-Fiumicino.

La storia di Falak (Segni dei Tempi RSI La1)

Nel pomeriggio di oggi, presso la Zwinglihaus, intervengono Vincenzo Amendola, già sottosegretario di Stato agli Affari esteri e alla Cooperazione internazionale italiana; Claudio Micheloni, già Senatore della Repubblica italiana e presidente della Federazione delle Colonie Libere Italiane (1997–2017); mons. Antonio Spadacini, ex Delegato nazionale della Conferenza episcopale svizzera e italiana; Marta Bernardini, operatrice di “Mediterranean Hope-FCEI”; Asmae Dachan, giornalista e scrittrice italo-siriana; Aniceto Edjang Mba Abeng, operatore della Diaconia valdese; Rosanna Raths-Cappai, responsabile di progetto, Servizio per l‘integrazione della Città di Zurigo.

La tre giorni si concluderà domenica 31 marzo con un culto alle 10 nella chiesa valdese di Zurigo, con il pastore e teologo Emidio Campi e la partecipazione di Marta Bernardini.

Ero straniero…
Il tema delle migrazioni riguarda da vicino i promotori dell’iniziativa, dal momento che, come osserva Anna-Maria Cimini, presidente del Concistoro della chiesa valdese di Zurigo, “sia la chiesa valdese di Zurigo sia la FCLIS si compongono di persone che hanno vissuto l’esperienza della migrazione in prima persona, sono arrivate in un paese straniero e ostile nei confronti degli stranieri, hanno conosciuto le iniziative xenofobe degli anni ’70 e dovuto integrarsi nel tessuto sociale”.

Anna-Maria Cimini

L’idea è anche quella di avvicinare il Mediterraneo alla Svizzera. “Vogliamo - ha dichiarato Cimini a Riforma.it - informare e sensibilizzare la popolazione su quanto sta succedendo lì e renderla consapevole che si tratta di un problema di dimensione continentale e non riguarda solo quei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo”.

Zurigo modello di convivenza
Non solo migrazione, ma anche integrazione: scopo dell’incontro è anche quello di illustrare le politiche di integrazione nella città di Zurigo. Dei 428.737 abitanti della città circa 138.388 sono stranieri provenienti da ben 173 nazioni diverse. Con il 24,9% la Svizzera è tra i paesi al mondo con la più alta concentrazione straniera, mentre la sola città di Zurigo raggiunge picchi che superano il 30%. “La percezione relativa alla presenza degli stranieri che si ha in Italia e in altri paesi europei è molto più negativa rispetto alla percezione che se ne ha in Svizzera. Perché? Questa è una delle domande alle quali cerchiamo di dare delle risposte nel nostro convegno”, conclude Cimini.

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