L’Europa è il nostro futuro

In vista delle elezioni europee di maggio la Conferenza delle chiese europee (KEK) invita i cristiani ad onorare i valori che hanno ispirato i padri fondatori dell’Unione europea

05 marzo 2019

(Gaëlle Courtens) Pace, giustizia, libertà, riconciliazione, solidarietà, tolleranza e dignità umana: i valori su cui si fonda l’Unione europea (UE) sono anche quelli delle chiese cristiane. Lo afferma la campagna di sensibilizzazione lanciata oggi dalla Conferenza delle chiese europee (KEK) in vista delle prossime elezioni per il Parlamento europeo dal titolo: “L’Europa è il nostro futuro”.

Europa e democrazia
Indirizzata alle chiese membro - anglicane, evangeliche e ortodosse - la campagna, promossa insieme alla Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME), invita a partecipare al processo democratico attraverso il voto in agenda nei 28 paesi membro della UE dal 23 al 26 maggio. “Le chiese credono che gli aspetti economici, sociali, spirituali ed ecologici delle nostre vite siano inestricabilmente legati tra loro, pertanto non possono essere affrontati in isolamento”, si legge nel materiale appositamente elaborato da KEK e da CCME e messo a disposizione di tutte le chiese membro

Minaccia sovranista
“Il pericolo del populismo e dell’estremismo politico ha toccato livelli mai raggiunti nella storia moderna della UE”, si legge nel dépliant. Il materiale di riflessione della campagna non sottace il fatto che precisamente i valori comuni su cui si fonda la UE sono sotto pressione.
A questo proposito il pastore riformato Christian Krieger, presidente della KEK, a voceevangelica.ch ha dichiarato: “Le chiese in Europa sono molto coscienti di questa minaccia. Una minaccia che rischia di sfociare - in occasione del prossimo appuntamento elettorale europeo - in una forma di ‘de-costruzione’ dell’Europa. La nostra campagna vuole essere un sostegno concreto alle chiese: si tratta di capire come accompagnare pastoralmente il voto, fermo restando che il voto populista non va screditato o giudicato dall’alto, ma compreso. Bisogna analizzare il perché di questa scelta, che nasce da un sentimento di paura, di insicurezza o di insoddisfazione, penso per esempio al movimento dei gilet gialli. Non c’è dubbio che c’è un elevato rischio di un voto di protesta in un atteggiamento di sfida nei confronti dell’establishment politico”.

Non solo sicurezza
Importanti per la KEK anche le questioni relative alle migrazioni - non è un caso se la campagna è stata lanciata insieme alla CCME - ma per Krieger è necessario mantenere uno sguardo olistico sulle sfide poste alla UE: “Sentiamo che il voto si concentrerà soprattutto sulla questione migratoria che è importante ma non può monopolizzare il discorso pubblico. In Europa le sfide da affrontare sono molte, e vanno messe in luce. Vorremmo rendere attente le chiese a questo. Penso alle questioni di giustizia sociale, di sostenibilità, del lavoro, ma anche della lotta al cambiamento climatico. Sono tematiche centrali per le nostre società, che rischiano di essere tralasciate, se ci focalizziamo solo sulle questioni securitarie”.

Cosa farà la UE?
Nei materiali della campagna KEK-CCME “L’Europa è il nostro futuro” non mancano una serie di domande concrete che i membri di chiesa possono rivolgere ai loro candidati alle europee. Le tematiche spaziano dai valori fondanti della UE e su come implementarli, alle questioni dell’accoglienza dei migranti e delle politiche di sviluppo, fino alle politiche sociali, economiche e del lavoro, senza dimenticare la lotta al razzismo e alle discriminazioni di genere, come anche la tutela dell’ambiente: un’utile traccia per districarsi tra le sfide poste oggi al vecchio continente.
Ad accompagnare la campagna KEK-CCME in vista delle europee anche una serie di brevi video con gli auspici di vari rappresentanti di chiese.

Attualità della “Carta ecumenica”
Nel materiale della campagna non manca un riferimento alla “Carta ecumenica” del 2001, sottoscritta a Strasburgo dalla KEK e dal Consiglio delle conferenze episcopali europee (CCEE), in cui i cristiani europei si impegnavano in 12 punti per il dialogo e la collaborazione. Viene citato in particolare un passaggio del punto 7 relativo alla compartecipazione delle chiese alla costruzione dell’Europa: “Sul fondamento della nostra fede cristiana ci impegniamo per un’Europa umana e sociale, in cui si facciano valere i diritti ed i valori basilari della pace, della giustizia, della libertà, della tolleranza, della partecipazione e della solidarietà”.

Appello dei protestanti europei
Solo pochi giorni fa la Comunione delle chiese protestanti in Europa (CCPE) ha lanciato un suo appello dal titolo: “Europa: un percorso per la riconciliazione e un luogo per le diversità”, invitando a partecipare alle prossime elezioni europee. La CCPE è convinta che le chiese in Europa danno un contributo importante alla coesione sociale e culturale delle nostre società, un contributo che va al di là dai confini nazionali.

Chiese svizzere in Europa
Al contrario dell’Unione europea, che non annovera la Svizzera tra i suoi membri, le organizzazioni ecclesiastiche europee come la KEK, la CCME e la CCPE, hanno a tutti gli effetti chiese membro svizzere che concorrono a plasmare i processi decisionali dei rispettivi organismi. Basti ricordare che il pastore Gottfried Locher, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (FCES), è anche membro nel “presidium” della CCPE.
Gli svizzeri e le svizzere, a meno che non siano anche doppi cittadini UE, non sono chiamati alle urne il prossimo maggio. Tuttavia, dei più di 2 milioni di stranieri residenti in Svizzera, quasi il 70% è proveniente da Stati della UE, con rispettivo diritto di voto per i maggiorenni. Se la Svizzera sarà solo spettatrice in questa tornata elettorale, non c’è dubbio che l’esito delle prossime elezioni europee avrà ripercussioni anche sulla Svizzera e la sua popolazione residente, a prescindere dalla nazionalità di appartenenza.

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