Gli orti terreno d’integrazione

Nel 2018 l’aiuto delle Chiese evangeliche svizzere HEKS EPER ha avviato un progetto di orticoltura per creare legami tra rifugiati e popolazione locale

21 febbraio 2019

(Camille Andres) Da otto anni l'ente di aiuto delle Chiese evangeliche in Svizzera HEKS/EPER fornisce terreni da coltivare ai rifugiati arrivati in Svizzera. Lo scorso anno è stato avviato un progetto che permette a un migrante e uno svizzero di lavorare, insieme, un appezzamento di terra. Da marzo a ottobre, spetta a loro coltivare il fazzoletto di terra di 20 m2. L'idea è quella di offrire l’opportunità, a persone che hanno vissuto un esilio difficile e che non hanno una rete sociale in Svizzera, di creare legami con gli abitanti, esercitare la lingua del posto, e comprendere meglio la regione in cui vivono. Per le persone del luogo è un'opportunità di instaurare legami, condividere le proprie conoscenze o acquisirne di nuove.

Un progetto positivo
Otto località della Svizzera francese hanno messo insieme una decina di tandem ciascuna. Ogni anno gli appezzamenti sono messi a disposizione di nuovi partecipanti. Un’altra parte del progetto permette a persone che possiedono un terreno coltivabile di metterlo a disposizione di un rifugiato che ha precedentemente partecipato ai tandem. Stiliamo un bilancio del progetto “Nuovi orti” con Marc Caverzasio, che ne è il responsabile presso HEKS/EPER.

Come valuta questa esperienza? Sta avendo successo?
È stata un'esperienza molto soddisfacente che intendiamo proseguire. Non tutti i tandem hanno funzionato alla perfezione, ma nella maggior parte dei casi si sono creati buoni legami di amicizia. È importante, innanzitutto, che i partecipanti abbiano piacere a praticare l'orticoltura. Al termine della passata stagione abbiamo condotto colloqui di bilancio di due ore con i gruppi di ogni località. Tra il 70% e l’80% dei partecipanti ha dichiarato di aver avuto contatti settimanali con un altro membro del gruppo - non necessariamente il partner di tandem. Il fatto che questi legami vadano oltre il giardino è per noi la prova che la formula funziona bene.

Al di là dell’orgoglio e dell’interesse economico a coltivare i propri ortaggi, gli orti permettono ai rifugiati di scoprire prodotti svizzeri?
Gli ortaggi sono effettivamente un mezzo per persone che vivono con risorse molto limitate di diventare quasi autonome per il loro fabbisogno alimentare di ortaggi, in ogni caso durante la stagione estiva. In quanto alla scoperta di colture svizzere l’interesse c’è, ma prima di tutto questi orti sono per loro un mezzo per mantenere il legame con un’alimentazione che hanno a cuore. Alcuni hanno portato o si sono procurati semi di colture del loro paese d’origine. È motivo di orgoglio e curiosità piantarli qui, vedere come si comportano in un clima diverso e poter condividere le loro conoscenze al riguardo.

Com’è organizzata la spartizione dei raccolti?
Ogni tandem si organizza come preferisce. La maggior parte coltiva insieme e si divide il raccolto, a volte alcuni danno tutto ai rifugiati o condividono pasti preparati con i prodotti raccolti. C’è totale libertà al riguardo. Il problema rilevato quest’anno in alcune località è il furto da parte di estranei, che ha interessato soprattutto appezzamenti ubicati in zone urbane. La situazione ha indotto i gruppi interessati a cercare soluzioni per sorvegliare e proteggere il proprio appezzamento.

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