Ginevra conferma la laicità

Attaccata da numerosi referendum, la legge di Ginevra sulla laicità dello stato è stata approvata domenica 10 febbraio da poco più del 55% dei votanti

12 febbraio 2019

(Joel Burri) "Le nostre Chiese accolgono con favore il risultato del voto per una legge che segna un passo avanti per la salvaguardia della pace religiosa". Così si sono espresse, domenica pomeriggio, le chiese storiche di Ginevra in un comunicato stampa comune. Protestanti, cattolici e cattolici cristiani hanno sostenuto la nuova legge, adottata nel marzo 2018 dal Gran Consiglio e contestata da più parti.

Appello alla Corte costituzionale
Contro la legge sulla laicità dello Stato (LLE) sono stati inoltrati numerosi ricorsi. Il loro vaglio è stato sospeso in attesa dell'esito del referendum. Poiché il testo è stato approvato dal popolo, la Corte costituzionale dovrà pronunciarsi sulla costituzionalità di diversi articoli. Tra i firmatari dei ricorsi c'è anche la Rete Evangelica di Ginevra, la quale contesta l'articolo 3 che vieta a magistrati, membri degli esecutivi e funzionari statali di evidenziare la propria appartenenza religiosa mediante "parole o segni esteriori", così come ai membri dei parlamenti comunali o cantonali in sessione plenaria di esporre simboli religiosi. La Rete contesta anche l'articolo 6, che regola l'organizzazione di eventi religiosi.

Queste limitazioni non soddisfano neppure le chiese storiche le quali tuttavia non le hanno considerate motivi sufficienti per respingere la legge nel suo complesso. "Qualsiasi legge è perfettibile e mentre si rallegrano per il risultato del voto, le nostre chiese non dimenticano le riserve suscitate da varie disposizioni della legge", scrivono nel loro comunicato cattolici romani, evangelici riformati e cattolici cristiani.

Risultato meno netto del previsto
I promotori del referendum, dal canto loro, si sono detti soddisfatti del risultato. "Le urne hanno prodotto un risultato meno netto del previsto", ha commentato il movimento SolidaritéS. "La percentuale di no alla LLE è stata, tra i cittadini e le cittadine, del 45%, dunque nettamente maggiore rispetto al 25% di no registrato in parlamento. Anche il Coordinamento contro una legge sulla "laicità" contraria ai diritti fondamentali sottolinea il valore dell'alta percentuale di "no" espressa dal voto popolare e deplora il fatto che il dibattito sia stato condotto "sullo sfondo di odiosi argomenti islamofobi". SolidaritéS promette di voler collaborare con il Coordinamento per impedire che la nuova legge "si trasformi in uno strumento per colpire i dipendenti comunali che portano il velo". (da Réformes; trad it. P. Tognina)

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