Gilets Jaunes linguaggio e violenza

Il linguaggio diventa espressione della legge del più forte e non sfugge alla violenza

11 febbraio 2019

(Valentine Zuber) Per lottare contro i discorsi di incitamento all’odio, il sindaco di Barneville-Carteret ha deciso di pubblicare nel suo bollettino municipale le lettere di insulti - quasi sempre anonime - che riceve. Accanto alle lettere di incoraggiamento o di apprezzamento inviate dalla cittadinanza, queste altre lettere si distinguono per lo stile spesso osceno e il tono minaccioso.

Banalità della collera
Alcuni accolgono con favore il coraggio del primo cittadino, ma altri temono che questa pubblicità insolita concessa all’ordinaria viltà porterà soltanto alla banalizzazione di questo genere di commenti smodati nello spazio pubblico. Il sindaco ribadisce che si tratta di un'iniziativa pacifica che vuole puntare il dito contro la viltà di queste lettere e far cadere gli autori nella loro stessa trappola rendendone pubbliche la bassezza e la stupidità.

Il sindaco di Barneville-Carteret vuole anche denunciare, in uno spirito civico, la recente inflazione di discorsi dettati dalla collera con gli anatemi che li accompagnano, per strada, nei media e nelle reti sociali. Secondo lui la loro impunità contribuisce al clima deleterio che imperversa attualmente, che permetterebbe persino ad alcuni di passare all’azione e “aggredire i gendarmi”.

Violenza virtuale e reale
L’odio che questo inverno viene ostentato sabato dopo sabato e di cui siamo spettatori sbigottiti, non è certamente da prendere alla leggera. Gli slogan osceni, le ingiunzioni minacciose che ornano il retro dei giubbotti di sicurezza non sono soltanto la dimostrazione di una collera legittima. Sono accompagnati da una violenza reale che dà libero sfogo ai più bassi istinti. Il linguaggio, che è il legame insostituibile della comunicazione e della negoziazione costruttiva tra gli esseri umani, diventa gradualmente il vettore performativo della legge del più forte.

Collera e democrazia
Non ci resta altro da fare che mobilitarci affinché il grande dibattito annunciato sia un autentico momento di democrazia, un luogo dove la parola dell’altro venga davvero ascoltata e non più violentemente respinta. Gli sforzi devono essere fatti da entrambe le parti affinché il necessario rispetto reciproco possa infine subentrare alla collera cieca e alle sue mire anche simbolicamente omicide. (da Réforme; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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