Mangiare tra etica e teologia

La scelta vegetariana prefigura un mondo in cui non è più necessario uccidere per saziarsi

20 gennaio 2019

(Paolo Tognina) Fino a qualche tempo fa, quello della nutrizione era un argomento marginale, chi dichiarava di essere vegetariano era considerato alla stregua di un alieno e se si discuteva di cibo era solo per parlare della salute: il colesterolo buono e quello cattivo, le tracce di pesticidi o di stimolatori della crescita, le vitamine e i minerali, la “mucca pazza” e i grassi saturi.

Nuova sensibilità
Oggi le cose sono cambiate. Nei libri che trattano del cibo, non si parla più solo dei ricorrenti scandali provocati dalla presenza di veleni negli alimenti, ma di dignità, di morale e di responsabilità. Mangiare bene è diventato un tema legato all’etica. Ancora una volta, il privato è diventato politico.

E in effetti la domanda è dietro l’angolo: è giusto uccidere degli animali allo scopo di mangiarli? Senza una vera necessità, solo perché ci piace cibarci della loro carne preparata in questo o quel modo? È vero, i consumatori di carne - e tra questi mi annovero anch’io - sono ancora in maggioranza. Ma col passare del tempo si leva sempre più forte la voce di chi ci chiede conto di questa abitudine.

Gastronomia e teologia
Oggi non rinunciano alla carne solo gli aderenti a qualche strana comunità religiosa, i seguaci di Rudolf Steiner e quelli che un tempo sono stati figli dei fiori, bensì anche attori e attrici, sportivi e molti giovani. E tra le esponenti della dieta al tofu si ritrova anche Lucy, la popolare bambina della famiglia Simpson, eroina della serie di cartoni animati più vista al mondo.

E non manca chi si richiama alla Bibbia per sostenere la causa vegetariana. In effetti, nel libro della Genesi all’essere umano è assegnato come cibo l’erba: “Ecco io vi do”, dice il Signore, “ogni erba che produce seme […] e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo” (Genesi 1,29). È una visione del mondo armoniosa e ideale, in cui non c’è la necessità di uccidere per procurarsi il cibo.

Oltre la sazietà
Dopodiché la Bibbia parla non solo del mondo come dovrebbe essere, ma anche del mondo com’è, con tutte le sue storture e contraddizioni. E allora parla del diluvio e della malvagità che c’è sulla terra. E al termine del diluvio Dio dice: “Ogni essere che striscia e ha vita sarà vostro cibo; tutto questo vi do, come già le verdi erbe” (Genesi 9,4). E con questo l’umanità può quindi cibarsi di carni di animali. E se vogliamo, possiamo aggiungere che anche Gesù ha mangiato degli animali: l’agnello della cena pasquale e i pesci pescati dai suoi discepoli.

Rimane tuttavia la visione, espressa nel racconto della creazione, di un mondo in cui non è più necessario uccidere per saziarsi. E allora forse la scelta vegetariana costituisce un tendere verso quella condizione di armonia, o può essere vissuta come indicazione di un oltre, in cui la mia vita non dipende dalla morte dell’animale.

La scelta vegetariana indica verso un mondo in cui non è più necessario uccidere per saziarsi

A chi non condivide la scelta di rinuncia completa della carne - e io sono tra questi - è utile consigliare la moderazione nel consumo della carne (per mettere un freno all’ecatombe di bestie uccise non per soddisfare la necessità, ma il gusto dello spreco) e l’acquisto di carni provenienti da allevamenti rispettosi della dignità delle bestie.

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