Il Brasile, la politica e gli evangelicali

Jair Bolsonaro, nuovo presidente del Brasile, deve la sua vittoria alla frangia evangelicale. Uno sguardo all’ascesa folgorante di un ex militare lanciato al vertice dello Stato

16 gennaio 2019

(Eduardo Campos Lima) Per spiegare la sbalorditiva vittoria che ha portato Jair Bolsonaro alla testa del Brasile vengono spesso citati i candidati al gabinetto del neoeletto presidente. Oltre un terzo dei suoi segretari provengono dalle forze armate, mentre il resto è ripartito fra economisti del libero mercato e politici cristiani, luterani, cattolici ed evangelicali ultraconservatori.
Capitano dell’esercito in pensione e politico di destra, Bolsonaro si è presentato alle elezioni con un programma socialmente conservatore. Ha formato una coalizione fatta di politici neoliberisti e di militari, ma è stato spinto al vertice grazie alla lealtà della destra cristiana.

Bolsonaro non è Trump
Nella fretta di voler spiegare il balzo di Jair Bolsonaro dagli ultimi banchi del congresso brasiliano alla presidenza del paese, i paragoni con Donald Trump possono trarre in inganno. Il presidente americano ha vinto con l’aiuto di un elettorato evangelicale già consolidato che ha semplicemente ignorato le sue carenze morali. Jair Bolsonaro ha invece creato il proprio blocco elettorale cristiano facendo campagna contro la deriva morale liberale.

Jair Bolsonaro

Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta Jair Bolsonaro è passato da ufficiale di grado intermedio - la cui sola gloria è stato il tentativo di organizzare una campagna nelle caserme per l’aumento dei salari - a membro del Congresso noto soprattutto per la sua difesa della dittatura militare che ha retto il Brasile fino alla metà degli anni Ottanta. Dopo avere dato il suo nome a un paio di nuove leggi, Jair Bolsonaro non ha esitato a rilasciare dichiarazioni controverse. “Questo paese cambierà soltanto quando adempiremo il compito che la dittatura militare non ha portato a termine [e che] provoca la morte di circa 30.000 persone”, ha affermato nel corso di un’intervista televisiva nel 1999, aggiungendo: “Sono favorevole alla tortura, lo sapete”.

Crescita del conservatorismo
La sua carriera politica di scarso rilievo ha conosciuto una svolta nel 2014, quando la presidente di centrosinistra Dilma Rousseff è stata rieletta con una risicata maggioranza, assicurando ancora quattro anni al potere al Partito dei lavoratori (Partido dos Trabalhadores, PT). Bolsonaro ha allora moltiplicato le sue apparizioni sulle reti sociali, intensificando gli attacchi contro la violenza urbana, la corruzione e la morale liberale. Nel 2014, mentre l’economia brasiliana cominciava a deteriorarsi, la sua opposizione a Dilma Rousseff è ulteriormente cresciuta.
“Il modello di Stato sociale proposto dall’ex presidente Lula da Silva e proseguito con Dilma Roussef era esausto”, ricorda Jung Mo Sung, teologo laico cattolico romano e professore all’Università metodista di San Paolo. “L’élite ha capito che era il momento di allontanarsi dal PT e di unirsi ai conservatori”. Nel tentativo di riunire tutte le critiche sociali contro il PT sotto l’egida del “comunismo”, la retorica di Jair Bolsonaro ricorda allora quella della guerra fredda.

Lula Da Silva

Nel 2016 Dilma Rousseff viene rimossa dalla presidenza dal legislatore federale con l’accusa di manipolare il bilancio del governo. Per Jair Bolsonaro si apre la strada verso la presidenza. Riunisce i propri alleati dichiarandosi protettore della famiglia brasiliana. Nello stesso anno questo cattolico romano si unisce a un gruppo di evangelicali durante un viaggio in Israele e accetta di farsi battezzare da un pastore neopentecostale nelle acque del Giordano. Questa decisione attira l’attenzione di un elettorato cristiano conservatore in piena espansione nel suo paese d’origine.

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L’argomento omofobico
La sua linea d’attacco prende di mira i politici del PT, ai quali rimprovera la “decadenza morale” della gioventù brasiliana. Punta il dito contro i corsi di orientamento sessuale del sistema scolastico per gli adolescenti e contro l’insegnamento dell’ideologia di genere - un insieme di argomenti educativi legati alla diversità sessuale e alle identità umane. Il PT aveva ereditato questo programma di educazione sessuale quando aveva assunto il controllo della presidenza nel 2003, ma nel 2011 l’amministrazione aveva prodotto un nuovo manuale scolastico e del materiale audiovisivo dal titolo “La scuola senza omofobia” che mirava a sensibilizzare sulle questioni relative alla diversità sessuale. Dilma Rousseff aveva infine posto il suo veto al programma di studi, ma la candidatura del suo segretario all’istruzione, Fernando Haddad, alle ultime presidenziali ha dato l’occasione a Jair Bolsonaro di fare campagna contro questo programma, sostenendo che “i comunisti vogliono convertire i bambini all’omosessualità” e definendo il programma un “kit gay”. Fernando Haddad è diventato così il “candidato gay kit”.

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Non c’è dubbio che questo genere di discorso ha stimolato gli evangelicali e altri cristiani di destra che si sentivano privati dei loro diritti in virtù del PT. “I militanti LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer) hanno evidentemente respinto ogni idea di coesistenza democratica”, ha dichiarato Luiz Sayão, eminente pastore ed esperto biblista. “Pensano che le loro opinioni debbano essere trasformate in politiche di Stato e che tutti gli altri debbano tacere”. Interpellato sulle ragioni per cui gli evangelicali si allineano alle idee di Jair Bolsonaro, Altair Germano, pastore delle Assemblee di Dio, ha citato “l’aborto, la decostruzione della famiglia tradizionale e l’indottrinamento sessuale dei bambini nelle scuole”.

L'attentato a Jair Bolsonaro

Evangelicali non così potenti
Alcuni osservatori politici sostengono tuttavia che il potere dei cristiani conservatori di spingere qualsiasi candidato al potere sia sovrastimato. Sebbene circa il 70% degli elettori pentecostali e neopentecostali abbia sostenuto Jair Bolsonaro, rappresentano nel complesso meno di un terzo dell’elettorato. I cattolici, che rappresentano il 56% degli elettori, erano quasi equamente divisi, con un leggero vantaggio per Jair Bolsonaro.
Secondo Edin Sued Abumanssur, sociologo della religione presso la Pontificia università cattolica di San Paolo, gli evangelicali brasiliani hanno abbandonato i dirigenti del PT soltanto di recente. Sino alla fine del mese di agosto dello scorso anno, Lula da Silva è rimasto un candidato presidenziale credibile, malgrado stia scontando una pena detentiva di 12 anni per corruzione. “All’epoca Lula da Silva era il candidato principale e la maggior parte degli evangelicali aveva dichiarato la propria preferenza per lui”, dice Abumanssur. Tuttavia non c’è dubbio che la destra cristiana sia una forza crescente nella politica brasiliana.

Leonardo Boff

Un destino mistico
Figura di spicco del movimento teologico della liberazione, associato alla sinistra politica in America latina, Leonardo Boff attribuisce il successo delle Chiese evangelicali in questo paese storicamente cattolico romano a una penuria di sacerdoti. “Abbiamo bisogno di circa 90.000 preti, ma ne abbiamo soltanto 20.000, la maggior parte dei quali stranieri”, constata Boff.
Nel frattempo le Chiese neopentecostali, come la Chiesa universale del regno di Dio, hanno approfittato della loro nuova prosperità per investire nelle stazioni radio e televisive e utilizzarle e influenzare così la politica. “Il loro primo successo è stato quello di eleggere il vescovo Marcelo Crivella come sindaco di Rio de Janeiro”, ha detto Leonardo Boff.

Marcelo Crivella

Simbolo di questa crescente influenza nella società brasiliana, Jair Bolsonaro ha seguito un destino quasi mistico. A pochi giorni dal voto è stato pugnalato da un uomo mentalmente instabile durante una grande manifestazione elettorale. “L’aggressione ha contribuito a costruire la sua immagine di salvatore. Per molti cristiani è diventato un mito, un messia”, spiega Jung Mo Sung.
Paulo Lockmann, vescovo della Chiesa metodista unita ed ex presidente del Consiglio metodista mondiale, ha accusato numerosi dirigenti evangelicali di agire in modo cinico: “Possiamo dire che navigano sull’inconscio collettivo, sul bisogno del popolo di un redentore”. Qualunque sia l’influenza reale degli evangelicali alle urne, l’importante per Jair Bolsonaro è che i cristiani conservatori credano di aver spinto il capitano a tagliare il traguardo. E le loro aspettative sono alte. “I dirigenti evangelicali cercano di convincere i nuovi responsabili di essere all’origine della loro vittoria”, afferma Edin Sued Abumanssur. “Vedremo quanto durerà la loro alleanza. È politica”. (ProtestInfo; trad. it. G. M. Schmitt; adat. Paolo Tognina)

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