Springsteen corre verso casa

Un recente spettacolo proposto a Broadway e disponibile ora su Netflix, si conclude con una trascinante versione di "Born to Run"

22 gennaio 2019

(John Fea) I fan conoscono la storia di Bruce Springsteen, raccontata nell’autobiografia “Born to Run”. Gli altri ne hanno colto alcuni frammenti nelle sue canzoni che parlano di redenzione, di sradicamento, di fuga, del desiderio di un giovane uomo di qualcosa di più di ciò che possono offrire le strade del New Jersey. L'ultimo spettacolo di Springsteen, portato sul palco in solitaria, si conclude con una trascinante versione acustica dell’iconica “Born to Run”. Il cantautore ha suonato quest’inno praticamente ogni sera, per 40 anni. È il preludio alla sua leggenda rock’n’roll, prima di “saltar fuori dalle gabbie sulla Highway 9”.

Fede cattolica
Ciò che ha colto molti di sorpresa - e persino molti fan di Springsteen -, è il fatto che prima di lanciarsi nella sua canzone simbolo, il Boss abbia guidato la sua congregazione, composta dal pubblico di Broadway, nel Padre nostro - a ricordare che lui continua a essere plasmato dall’educazione cattolica ricevuta nei quartieri popolari di Freehold, New Jersey.

Bruce Springsteen a Broadway

Lo spettacolo di Springsteen è saturo di riferimenti al Dio cattolico. Racconta che la casa della sua infanzia era “a uno sputo di distanza” dalla chiesa di St. Rose of Lima, la parrocchia che scandiva i ritmi quotidiani della sua adolescenza. Crebbe “letteralmente circondato da Dio”, ma era anche uno dei “discepoli recalcitranti” di St. Rose.

Born to Run

La vera salvezza, almeno nel suo racconto, giunse quella volta in cui, era il 1956, vide in televisione l’esibizione di Elvis Presley all’Ed Sullivan Show. Il suo “scettro di giustizia” era la sua chitarra.
Eppure, come Springsteen sa fin troppo bene, sfuggire a un passato nelle enclavi irlandese e italiana del New Jersey della classe operaia non è facile. “Sapete quello che dicono dei cattolici [...] Non c’è modo di uscirne, (preti e suore) hanno lavorato duro e hanno fatto un buon lavoro”.
Springsteen capisce che spesso il passato sa come prenderci - ci plasma, ci perseguita, ci definisce, ci motiva e ci dà gli strumenti per andare avanti. Come un prete che officia la messa, chiede al pubblico di accogliere il Padre nostro come una “benedizione” - forse una benedizione finale da una leggenda della musica che non è stata mai davvero in grado di superare il suono delle campane della chiesa. Forse è questo il significato delle note liriche di “Born to Run” in cui dice di “raggiungere quel posto dove davvero vogliamo andare”, dove potremo “camminare nel sole”. Forse Springsteen è nato per correre a casa.

The Boss

Nato per correre
Nel corso degli anni Springsteen è diventato il beniamino dei politici progressisti. Nel 2004 ha sostenuto John Kerry in campagna elettorale, nel 2008 e nel 2012 ha fatto lo stesso con Barack Obama e nel 2016, ma solo brevemente, ha caldeggiato l’elezione di Hillary Clinton. Ma quando racconta la sua storia a Broadway ci riporta indietro a un giorno in cui gli ideali progressisti e l’inarrestabile inseguimento del sogno americano non erano disgiunti dalla tradizione, dalle radici, dal luogo, dalla nostalgia di casa e dalla fede cristiana.

Bruce Springsteen, "We shall Overcome"

Dopo il successo di “Born to Run”, l’album rivelazione del 1975, Springsteen aveva tutto. La sua musica passava alla radio, lui e la E Street Band facevano tour a livello nazionale e i settimanali “Time” e “Newsweek” gli dedicarono la copertina nella stessa settimana. Ma non era abbastanza. Finì per porsi nuove domande e queste domande gravitavano intorno all’idea di casa. “Mi sentivo responsabile nei confronti delle persone con cui ero cresciuto”, scrisse nella sua autobiografia, “e avevo bisogno di affrontare quella sensazione”.
Springsteen sapeva che la chiave della sua longevità artistica era restare con i piedi per terra e tracciare una strada diversa da quella percorsa da altri musicisti che “si erano persi” producendo musica “anemica”, “priva di radici” e “fuori posto”, scrisse.

In una recente intervista con il “Times” di Londra Springsteen ha detto di visitare spesso St. Rose of Lima. “Invecchiando si diventa più spirituali”, ha dichiarato. “Sei più vicino all’altro mondo, quindi forse ha qualcosa a che fare con questo”.
Non è chiaro se le visite regolari alla congregazione della sua infanzia siano ispirate da mera nostalgia o da un onesto desiderio di riconnettersi con la spiritualità della chiesa della sua giovinezza, ma una cosa è certa: Springsteen continua a desiderare qualcosa di più profondo, qualcosa di vero e qualcosa di trascendente. E noi lo desideriamo con lui.
Come ci insegnò Agostino nelle Confessioni: “Inquieto è il nostro cuore finché non trova riposo in te”. (RNS; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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