Celebrare la diversità

Il Consiglio ecumenico delle chiese punta sulla collaborazione tra i settori laici e religiosi, per dire “sì” alla pace e “no” alla paura dell’altro

09 dicembre 2018

(Gaëlle Courtens) Per promuovere la mutua comprensione e cooperazione tra chi crede, chi non crede e chi crede diversamente, rimane centrale l’educazione alla pace. Ne è convinto il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) che a Ginevra, in occasione dei 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani il 10 dicembre, organizza insieme al Centro per la promozione dei diritti umani e il dialogo globale un panel su “Educazione alla pace in un mondo multireligioso”, contro l’ignoranza che crea solo paura dell’altro.

Costruire ponti
Scopo del dibattito interreligioso - che vedrà la partecipazione di esponenti cristiani, ebrei, musulmani, hindu ed esperti nel campo dell’educazione alla pace e della difesa dei diritti umani, è quello di offrire - soprattutto alle giovani generazioni - strumenti per costruire ponti. Al centro i concetti di diritto di cittadinanza e di conoscenza reciproca.
Ad aprire i lavori sarà l’ambasciatore Idriss Jazairy, algerino e direttore esecutivo del Centro per la promozione dei diritti umani e il dialogo globale di Ginevra. Seguirà l’intervento del segretario generale del CEC, il pastore luterano Olav Fykse Tveit.

Olav Fykse Tveit

Promuovere la pace
La Dichiarazione universale dei diritti umani è nata sulle macerie della Seconda Guerra mondiale con l’intento di promuovere la pace mondiale. Tuttavia, a 70 anni dalla proclamazione da parte dell’allora giovanissima Assemblea generale delle Nazioni Unite, la pace mondiale è di nuovo gravemente a rischio. È il parere dell’ambasciatore Jazairy, che in un comunicato del CEC ha affermato: "Siamo esposti a una sorta di movimento a tenaglia tra il populismo da una parte e l'estremismo dall'altra. In tali circostanze, dobbiamo vedere come possiamo disinnescare questa tensione e dare il diritto alla via della pace”.

Il ruolo della scuola
Per Jazairy, il problema va affrontato già a livello scolastico. L’iniziativa in programma a Ginevra il 10 dicembre vuole essere un tentativo, dice il diplomatico algerino, di “rimuovere nei ragazzi e nelle ragazze quell’ignoranza che crea la paura dell’altro”. Ovviamente, aggiunge Jazairy, vale anche per le persone adulte. “Dobbiamo promuovere la diversità - aggiunge -. Ci sono numerosi punti di incontro tra i valori del mondo secolare e quelli religiosi. Le religioni non vanno viste come la causa di tutti i mali, al contrario, sono l’inizio della soluzione ai problemi, soluzione che va trovata insieme al mondo laico, e che a sua volta deve stare in guardia da derive nazionaliste-identitarie”.

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