Valdesi. Otto secoli nel Museo di Torre Pellice

Il Museo valdese presenta un percorso attraverso ottocento anni di storia

25 novembre 2018

(Paolo Tognina) Torre Pellice è il capoluogo delle Valli valdesi, in Piemonte, a pochi chilometri da Pinerolo. La cittadina è considerata la capitale dei valdesi, protestanti italiani le cui origini risalgono a un movimento ereticale sorto otto secoli fa nel sud della Francia. Oggi i valdesi sono il ramo più conosciuto del protestantesimo italiano. A Torre Pellice è stato inaugurato il nuovo Museo valdese, finanziato in larga parte dall'ottopermille e dalla Regione Piemonte.

Una storia di pluralità
"Il rinnovamento di questo museo", afferma Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola Valdese, "si inserisce nella valorizzazione del patrimonio religioso, storico-culturale valdese metodista che, in Italia, è il terzo per importanza dopo quello cattolico e quello ebraico. Rappresenta già di per sé la conferma che la storia italiana è una storia di pluralità, smentendo così una certa narrazione che vorrebbe l'Italia un paese mono religioso e mono culturale".

Eugenio Bernardini

Fu il moderatore Bernardini, tre anni fa, ad accogliere papa Francesco, a Torino, nella grande chiesa valdese di Corso Vittorio. Oggi descrive così lo scopo del nuovo Museo valdese. "La missione del museo valdese di Torre Pellice è narrare ottocento anni di una storia che ritengo appassionante sul tema del pregiudizio e delle libertà attraverso la vicenda valdese. È una vicenda esemplare, in un contesto che non è solo italiano, ma anche europeo".

Un Museo in divenire
Torre Pellice possedeva già un Museo valdese, inaugurato oltre cento anni fa, nel 1889, e ristrutturato a più riprese. Quello aperto recentemente è tuttavia un museo completamente rinnovato e ampliato. "In questi quasi 130 anni", osserva il curatore, Samuele Tourn Boncoeur, "il museo ha cambiato allestimento a cadenza abbastanza regolare, segno che in ogni circostanza in cui l'allestimento è cambiato quello precedente non risultava più adeguato a comunicare rispetto ai tempi che erano mutati".

Samuele Tourn Boncoeur e Margherita Bert

Al progetto del nuovo Museo valdese ha contribuito anche l'architetto Margherita Bert, che è intervenuta in particolare sugli spazi espositivi. "Siamo partiti dal presupposto che il visitatore viene qui, e non sa", riflette l'architetto, "e in un'ora deve farsi un'idea di otto secoli di storia, uscendone possibilmente vivo e ancora in grado di camminare. Quindi abbiamo cercato, ricorrendo alle più moderne tecniche museali, di mescolare la nozione, l'informazione scientifica con momenti più coinvolgenti".

Il Museo valdese di Torre Pellice

Oggetti preferiti
Il nuovo Museo valdese di Torre Pellice ripercorre oltre otto secoli di storia valdese e presenta un percorso articolato in sei grandi sezioni temporali - dal Medioevo al Novecento. Molti gli oggetti e i documenti esposti. Quali sono i preferiti dai nostri interlocutori? Per il moderatore valdese, Eugenio Bernardini l'oggetto preferito "è la Bibbia, che si trova nel Museo in vari formati, piccolo per l'uso personale, più grande per l'uso liturgico. È un oggetto pieno di potenza che ha aiutato le persone a fare delle scelte difficilissime, che le ha accompagnate e ha dato loro il senso dell'esistenza e delle scelte compiute".

Una palla da cannone

Il cuore del curatore del Museo, Samuele Boncoeur, batte invece soprattutto per un'arma usata dagli antichi valdesi. "La beidana è l'arma tradizionalmente attribuita ai valdesi. Un'arma che deriva da un attrezzo agricolo che si è andata evolvendo a cavallo tra il 16.esimo e il 17.esimo secolo e che servì, soprattutto nella metà del Seicento, durante le persecuzioni, come arma di difesa".
Difesa della propria identità, difesa - anche con la forza - della propria vita e della propria terra. Attraverso gli oggetti esposti, il Museo valdese parla anche di questo, in modo molto esplicito. E qual è l'oggetto preferito da Margherita Bert, architetto che ha modulato gli spazi del nuovo museo?

"Mi emoziona molto la parete che abbiamo fatto in terracotta, tutta modellata a mano. Raffigura le valli valdese e riporta, incisi, i nomi dei banditi. È un lavoro che ci è costato molta fatica, però è un momento molto materico, molto concreto, è la terra che parla".

Un Museo, tanti Musei
In occasione dell'inaugurazione del Museo valdese di Torre Pellice, abbiamo avvicinato Daniele Jalla, della sezione italiana del Consiglio internazionale dei musei. Di confessione valdese, ritiene che il progetto del museo si collochi nell'orizzonte più ampio della vita della minoranza valdese, chiamata a ridefinire e difendere la propria esistenza.

Daniele Jalla

Jalla ha pure ricordato che quello di Torre Pellice è un museo che va considerato nel contesto del sistema dei musei valdesi nelle valli del Piemonte e in diverse regioni d'Italia. "Il Museo non è solo la parte della presentazione al pubblico della storia valdese, è molto di più: è la sua collezione, sono le attività che svolge, gli incontri che promuove, gli studi che fa sia sulla collezione che su altre cose. Inoltre c'è un secondo museo, ed è quello diffuso, della rete dei musei valdesi che è una delle reti museali più significative in Italia. E poi c'è il terzo museo che è il museo online. Molte delle cose che non è stato possibile dire dentro il museo - le biografie dei singoli personaggi, lo svolgimento dei fatti, il rinvio alle fonti - oggi possono essere raccontate nel cosiddetto museo online.

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