Un appello in difesa del Creato

Secondo le chiese cristiane in Italia è urgente una conversione ecologica dei credenti

24 novembre 2018

(Gaëlle Courtens) A pochi giorni dalla COP24, la Conferenza delle parti sul clima in programma a Katowice in Polonia, a Milano 300 cattolici, protestanti e ortodossi, ma anche ebrei e musulmani, hanno ascoltato insieme il “grido della terra”. Per tre giorni, dal 19 al 21 novembre, si sono confrontati sulle grandi sfide del pianeta, ma soprattutto sul da farsi, come credenti. I partecipanti al convegno sono giunti alla conclusione che se si vuole arginare il peggio, bisogna fare in fretta: è necessaria una "conversione ecologica", bisogna cambiare rotta, invertire sistemi di produzione e stili di vita.

Il mea culpa
“Il tuo cuore custodisca i miei precetti. Un creato da custodire, da credenti responsabili in risposta alla Parola di Dio”: questo il tema del Convegno promosso dall’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana (CEI), in collaborazione con numerose altre confessioni cristiane presenti in Italia, e che ha visto le stesse chiese fare “mea culpa”.
Uragani, desertificazione, innalzamento dei livelli del mare, scioglimento dei ghiacciai, alluvioni, frane, estinzione di specie animali, isole di plastica nel mare, lo scenario è noto, ed è drammatico, ha detto a Voce evangelica mons. Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione ecumenismo e dialogo della CEI. “Non siamo stati in grado di custodire il Creato - prosegue -. Non siamo stati abbastanza consapevoli. Ci siamo dimenticati che eravamo custodi e coltivatori del Creato, e non padroni. E abbiamo lasciato che siano le future generazioni e i più vulnerabili a pagarne le conseguenze”.

Ambrogio Spreafico

Sottolineando quanto la giustizia sociale e quella ecologica siano legate fra loro, mons. Spreafico ha aggiunto: “Si calcola che entro il 2050 ci saranno tra 200 e 300 milioni di profughi climatici, e saranno più numerosi dei profughi per guerre e persecuzioni”.

Saranno le future generazioni e i più vulnerabili a pagarne le conseguenze

Teologia del Creato
A fare da filo rosso nel corso dei lavori è stata la constatazione che non solo serve una conversione ecologica, ma anche teologica. Serve una “teologia del Creato”, che evidenzi l’interdipendenza tra gli esseri umani, gli animali, la natura, una teologia che tenga conto della biodiversità e sappia custodirla. Vanno abbandonate le teologie antropocentriche, che in prima istanza si preoccupano dell’essere umano.

Jürgen Moltmann

Lo hanno fatto notare nei video-messaggi in apertura del Convegno, Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli; Jürgen Moltmann, teologo tedesco evangelico; e il cardinale Peter K.A. Turkson, prefetto del Dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale, dando il “la” all’incontro.
La teologa femminista e pastora valdese Letizia Tomassone si è spinta anche più in là: “Serve un nuovo patto cosmico con gli animali e con le piante - ha detto a Voce evangelica -, e dobbiamo sbarazzarci non solo delle teologie antropocentriche, ma di quelle androcentriche, che mettono l’essere umano maschile al centro dell’attenzione, utilizzando una ideologia della conquista del corpo della natura così come del corpo delle donne e dei soggetti più vulnerabili”.

Letizia Tomassone

Campanello d’allarme
“Non è giusto che siano i poveri e i giovani, proprio coloro che non sono responsabili, a soffrire di più per le cause del nostro agire”, ha detto il luterano slovacco Peter Pavlovič, della Conferenza delle chiese europee (KEK) e segretario dell’ECEN, rete europea di chiese cristiane per l’ambiente. Al Convegno Pavlovič ha illustrato l’ultimo Rapporto Ipcc (International Panel on Climate Change), l’organismo intergovernativo delle Nazioni Unite che studia gli aspetti dei cambiamenti climatici e le possibili soluzioni, coinvolgendo migliaia di scienziati in tutto il mondo. “In base ai dati del Rapporto, se vogliamo mantenere la temperatura del riscaldamento globale sotto 1,5 gradi centigradi, dobbiamo agire ora - ha detto Pavlovič -. Le emissioni di anidride carbonica vanno azzerate. Solo così potremo evitare il peggio che ci si prospetta tra 20, massimo 30 anni, se non ci attiviamo in questo senso”.

Il Convegno di Milano

Troppo poche sono le comunità e parrocchie che hanno già messo in atto delle pratiche volte ad una “custodia responsabile del Creato”, che, come è stato sottolineato, è un precetto di Dio. Non siamo padroni di questa terra, ma ospiti. E come tali, possiamo coltivarla, prenderne cura, così come ci si prende cura di un fratello o di una sorella, ma non trattarla come se fosse di nostra proprietà.

Il convegno ecumenico “Il tuo cuore custodisca i miei precetti (Proverbi 3,1). Un Creato da custodire da cristiani responsabili, in risposta alla Parola di Dio”, (Milano, 19-21 novembre 2018), è stato organizzato dall' Ufficio nazionale per l'ecumenismo e il dialogo (UNEDI) della CEI in collaborazione con la Federazione delle Chiese evangeliche (FCEI), l’Arcidiocesi ortodossa d’Italia e di Malta, la Chiesa apostolica armena, la Diocesi copto-ortodossa di San Giorgio a Roma, la Chiesa d’Inghilterra e la Diocesi ortodossa romena d’Italia.

Il programma radiofonico Chiese in Diretta, in onda la domenica mattina, alle 8.30, su RSI Rete Uno, nell'edizione del 25 novembre propone un reportage sul convegno di Milano.

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