Le “Midterm Elections” del prossimo 6 novembre rinnoveranno in parte il Congresso ratificando o rifiutando di fatto la politica del presidente Donald Trump. I democratici provano a puntare sull’elettorato evangelicale
(Elizabeth Dias) Negli Stati Uniti, per anni, i repubblicani hanno goduto del sostegno di un elettorato potente: i cristiani evangelici conservatori, o evangelicali, la cui passione su temi come l’opposizione all’aborto e il sostegno a Israele li vede allineati con il programma del partito. Negli ultimi anni si è trattato di una massa di voti quasi impenetrabile e che è andata crescendo, con oltre l’80% di evangelici bianchi che hanno appoggiato il presidente Trump nel 2016.
I democratici sono rimasti in gran parte a guardare mentre i repubblicani forgiavano questa alleanza. Adesso, però, con l’approssimarsi delle elezioni di metà mandato, c’è un gruppo che si muove con più aggressività nel tentativo di avvicinare gli elettori evangelicali al partito democratico.
Voto cristiano progressista
Nelle scorse settimane un gruppo di cristiani progressisti - in gran parte democratici di confessione evangelica - ha organizzando piccoli comizi in circa 20 collegi elettorali in bilico distribuiti in tutto il paese. Il loro obiettivo: spingere i cristiani a votare per i democratici e contrastare le politiche dell’amministrazione Trump, incompatibili con le loro convinzioni religiose, in particolare sull’immigrazione, sull’assistenza sanitaria e sulla povertà.
Il gruppo, denominato Vote Common Good (“Vota il bene comune”), crede che spostare anche solo una piccola percentuale dei voti degli elettori evangelici possa fare la differenza alle urne.
“L’America è sempre stato un paese in cui la fede ha svolto un ruolo importante”, ha detto il deputato della California Ted Lieu, vicepresidente del Democratic Congressional Campaign Committee (DCCC). “Non è una buona idea per i democratici ignorarlo”.
Costi della campagna
I fondi stanziati per l’intera tournée di Vote Common Good ammontano a circa un milione di dollari. Facendo un confronto, ogni singolo comizio tenuto dall’evangelista Franklin Graham quando la scorsa primavera girò la California per stimolare il voto degli evangelici conservatori costò quasi altrettanto.
Vote Common Good è in gran parte finanziato da Eric Hadar, investitore e costruttore immobiliare e donatore del Partito democratico, che ha dato al progetto mezzo milione di dollari e che crede che i “transfughi” evangelicali abbiano le migliori possibilità di influenzare i loro pari. “Da ebreo bianco e liberal che vive a New York potrei marciare sulla Fifth Avenue giorno e notte ma non avrei lo stesso impatto”, ha detto in un’intervista telefonica. “Questa base evangelicale è davvero il punto di svolta. Qualcuno deve concentrarsi su queste persone”.
Ruolo dei leader religiosi
Ma il partito ha faticato a entrare in sintonia con gli elettori bianchi e socialmente conservatori, molti dei quali sostengono punti di vista estranei al programma democratico. Un anno dopo che gli “evangelici bianchi” hanno contribuito a mandare Trump alla Casa Bianca, la leader della minoranza della Camera Nancy Pelosi ha esortato il Partito democratico a far posto agli elettori antiabortisti.
Da quando Trump è stato eletto, i leader religiosi progressisti si sono impegnati sempre di più in politica, contestando una serie di politiche condotte dall’amministrazione, tra cui la separazione delle famiglie di migranti e il divieto di ingresso nel paese ai cittadini di diversi paesi a maggioranza musulmana.
I candidati democratici che prendono parte al progetto affermano che la loro speranza è di riuscire a spostare il discorso sui valori in America, che secondo loro Trump ha tradito. (da: The New York Times; trad. it. G.M. Schmitt; adat. G. Courtens)