Le chiese difendono i diritti umani

Cristiani ed ebrei contrari all'iniziativa UDC e a favore della difesa dei diritti umani

06 novembre 2018

(ve) L'iniziativa per l'autodeterminazione, sulla quale il popolo svizzero è chiamato a pronunciarsi il prossimo 25 novembre, suscita preoccupazione negli ambienti cristiani svizzeri. La Federazione delle chiese evangeliche FCES ha pubblicato tre testi di approfondimento dai quali emerge una posizione fortemente critica nei confronti dell'iniziativa. Più esplicite ancora le chiese cantonali riformate di Zurigo, Basilea, Berna e Argovia che invitano a respingerla con un chiaro "no". Sulla stessa linea anche quattro teologi, noti nella Svizzera tedesca per essere stati volti del programma televisivo "Wort zum Sonntag".
Nei giorni scorsi anche l'Unione delle comunità ebraiche in Svizzera SIG e la Piattaforma delle comunità ebraiche liberali in Svizzera PLJS hanno invitato a respingere l'iniziativa.
La cosiddetta iniziativa dell’UDC per l’autodeterminazione vuole porre la Costituzione svizzera al di sopra del diritto internazionale. Gli accordi internazionali potrebbero di conseguenza dover essere adattati o addirittura revocati. Consiglio federale e Parlamento respingono l’iniziativa.

Appelli video contro l'iniziativa
Quattro teologi, noti per avere partecipato al programma televisivo SRF “Wort zum Sonntag” hanno lanciato, tramite videomessaggi pubblicati online, un chiaro appello all’elettorato svizzero: l’approvazione dell’iniziativa per l’autodeterminazione il 25 novembre metterebbe a repentaglio la democrazia e i diritti umani. I videoclip sono prodotti dall’“Alleanza della società civile”.
Nei videoclip i quattro teologi fanno ognuno una dichiarazione di due minuti. Da parte riformata parlano Martin Kuse, pastore a Möriken, in Argovia, e la pastora di Zurigo Rita Famos. Da parte cattolica a pronunciarsi sono la teologa Katja Wissmiller e il teologo Meinrad Furrer.

Rita Famos, teologa evangelica

I teologi sono concordi: l’iniziativa per l’autodeterminazione è una minaccia per i diritti umani e per la protezione dell’individuo, il quale ha bisogno di una istanza superiore che ne difenda i diritti fondamentali. Questi diritti fondamentali sono tutelati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. “Il diritto del più forte ha un limite e questo limite è costituito dai diritti umani. Diritti umani che valgono per tutti”, sottolinea Rita Famos.
Anche Martin Kuse difende nel suo messaggio l’importanza della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che sono una delle maggiori conquiste dell’umanità. “Una cosa del genere non la si mette in gioco soltanto perché una volta la Corte ha emesso una sentenza che non ci va a genio”, dice.

Meinrad Furrer, teologo cattolico

Chiese riformate contrarie
Le chiese riformate cantonali di Argovia, Basilea, Berna e Zurigo hanno espresso una chiara indicazione negativa in merito all'iniziativa per l'autodeterminazione. "L'iniziativa intende porre la Costituzione svizzera al di sopra del diritto internazionale. Gli accordi internazionali potrebbero di conseguenza dover essere revocati". Il Consiglio sinodale zurighese raccomanda perciò di respingerla, il prossimo 25 novembre. Alla base dell'indicazione data dal direttivo della chiesa zurighese ci sono le riflessioni pubblicate dalla FCES.

Consiglio sinodale Chiesa riformata di Zurigo

Anche la Chiesa riformata di Basilea si allinea sulle posizioni di quella zurighese e raccomanda di respingere l'iniziativa, sottolineando che "anche in uno Stato democratico come la Svizzera occorre che le minoranze siano protette nei confronti di una possibile dittatura della maggioranza. Il potere del sovrano deve perciò essere moderato e limitato, per il bene di ogni singolo cittadino". In una presa di posizione emessa il 1. novembre, il Consiglio sinodale basilese afferma che "i diritti umani e la Convenzione europea sui diritti umani devono essere difesi".
Nelle settimane precedenti anche le chiese riformate di Berna, Soletta e Giura e del Canton Argovia si erano espresse contro l'iniziativa. Contro l'iniziativa si è costituito un ampio fronte, denominato "Alleanza della società civile", composto da oltre cento organizzazioni, tra cui numerosi organismi cristiani.

Ebrei svizzeri contro l'iniziativa
"È raro che le organizzazioni ebraiche svizzere si esprimano in occasione di votazioni", scrivono in un comunicato congiunto l'Unione delle comunità ebraiche in Svizzera SIG e la Piattaforma delle comunità ebraiche liberali in Svizzera PLJS. "Ma le conseguenze dell'approvazione dell'iniziativa per l'autodeterminazione sulle minoranze in Svizzera sarebbero tali", proseguono,  "da spingerci a rompere gli indugi e a far sentire la nostra voce". Il diritto internazionale e la Convenzione sui diritti umani offrono protezione contro le discriminazioni e tutelano i diritti delle minoranze, affermano SIG e PLJS, "e perciò anche gli ebrei svizzeri raccomandano un no all'iniziativa sull'autodeterminazione in votazione il prossimo 25 novembre". (Paolo Tognina)

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