Le religioni e i profughi

Una "dichiarazione interreligiosa sui profughi" presentata a Berna e consegnata alla vicepresidente del Consiglio Nazionale, Marina Carobbio

20 novembre 2018

(Sylvia Stam) Sei membri del Consiglio svizzero delle religioni hanno firmato, a Berna, lo scorso 7 novembre, una dichiarazione congiunta sulle questioni relative ai rifugiati. Montassar BenMrad ha cofirmato in qualità di presidente della Federazione delle organizzazioni islamiche svizzere (FOIS). Intervistato dall'agenzia cattolica svizzera kath.ch, spiega che una dichiarazione congiunta di questo tipo richiede anche coraggio.

Nei discorsi pronunciati in occasione della firma è stato posto l’accento sulla particolarità di una dichiarazione congiunta firmata da rappresentanti di religioni diverse. Che cosa c’è di tanto particolare?
È la prima volta che in Svizzera viene lanciata congiuntamente una dichiarazione di questo tipo sulla protezione dei rifugiati. Ci sono state dichiarazioni da parte cristiana, anche insieme a voci ebraiche, ma adesso per la prima volta anche con i musulmani. È necessaria anche una certa fiducia tra le comunità religiose per fare una dichiarazione congiunta come questa. Bisogna avere il coraggio di dire: "sono valori che tutti rappresentiamo e per questo siamo uniti per sostenerli".

Le religioni e i profughi (Segni dei Tempi RSI La1)

Nella vostra federazione ci sono state resistenze nei confronti di questa dichiarazione congiunta?
No. Molti musulmani in Svizzera sono sensibilizzati riguardo a questo tema. Negli anni Novanta c’è stata la crisi in Bosnia, Macedonia e Kosovo. Molti musulmani in Svizzera conoscono persone che sono fuggite o essi stessi sono stati costretti a fuggire. Perciò per loro sostenere un impegno del genere è naturale.

In quali ambiti i musulmani possono dare un contributo concreto all’integrazione dei rifugiati?
Per l’integrazione dei rifugiati che sono stati accolti formalmente in Svizzera sono importanti, benché non sufficienti, corsi di lingua e corsi di specializzazione. Anche i musulmani che vivono in Svizzera possono accompagnare i rifugiati. Possono aiutarli a comprendere il contesto, la cultura e i valori della Svizzera. In questo modo costruiscono ponti per rendere più facile la loro integrazione.

Quali sono concretamente le iniziative che fanno capo ai musulmani?
Molto viene fatto a livello locale. So di una comunità che attraverso una organizzazione no-profit è riuscita a entrare in contatto con i rifugiati ospiti di un centro per richiedenti l’asilo. Membri di una moschea e di una parrocchia hanno poi visitato quei rifugiati, allacciando con loro legami amichevoli. Persone di fede e convinzioni diverse, ma che credono tutte nei medesimi valori umani, possono dunque operare, insieme, per assistere gli altri.

Montassar BenMrad

La Bibbia riporta la frase di Gesù: “Ero straniero e mi avete accolto”. C’è qualcosa di analogo nel Corano?
Sì, ci sono chiari appelli ad assistere i bisognosi e le persone che sono in viaggio. Inoltre ognuna di queste tre comunità religiose conosce il tema della fuga - tanto Gesù quanto Mosè e Maometto dovettero fuggire. La storia dei musulmani conosce anche la fuga in Etiopia e la fuga a Medina. Spesso non conosciamo la storia delle altre comunità religiose. Soltanto dialogando insieme veniamo a conoscenza di tali affinità. (kath.ch; trad. it. G. M. Schmitt)

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