In Brasile evangelicali per Bolsonaro

Oltre il 70% degli elettori evangelicali brasiliani hanno intenzione di votare per il candidato dell’estrema destra domenica 28 ottobre

26 ottobre 2018

(Aglaé de Chalus) “Potete anche essere in disaccordo con le opinioni politiche del vostro pastore!”, assicura al microfono Silas Malafaia, davanti a 4.500 fedeli estasiati, dal palco dell’immensa sala del tempio dell’Assemblea di Dio vittoria in Cristo, chiesa pentecostale a Penha, quartiere popolare nella zona nord di Rio.
Tutti sanno che l’influente pastore sostiene attivamente il candidato dell’estrema destra Jair Bolsonaro, di cui ha celebrato il terzo matrimonio nel 2013. “La famiglia è in pericolo”, confida Luciclede, cameriera di 31 anni madre di due bambini . “Bolsonaro difende i nostri valori. E anche il fatto che Silas Malafaia lo sostiene mi influenza, è ovvio! La Chiesa è un corpo, dobbiamo camminare insieme”.

L’ondata evangelicale
Come Luciclede il 72,5% degli evangelicali hanno intenzione di votare per Jair Bolsonaro al secondo turno delle elezioni presidenziali previsto per il 28 ottobre - il 59% per quanto riguarda l’intera popolazione - secondo un sondaggio IBOPE presentato il 15 ottobre. Una preferenza netta e inedita.
Passati dal 15% nel 2000 al 32% di oggi secondo un sondaggio Datafolha, gli evangelicali, influenti anche nei media grazie a numerosi canali televisivi, sono diventati un target elettorale conteso.
Cattolico, Jair Bolsonaro si è avvicinato di recente a questo pubblico: tra il 2016 e il 2018 si è unito al Partito sociale cristiano (PSC), un partito evangelicale guidato dal pastore Everaldo, che nel 2016 lo ha battezzato nel Giordano, in Israele.

Il panico morale
Dopo aver sostenuto la sinistra dal 2002 al 2014, i leader evangelicali hanno dato un sostegno massiccio e sonoro a Jair Bolsonaro, ma non necessariamente decisivo, poiché soltanto il 16% degli evangelicali hanno già votato per un candidato raccomandato dalla propria chiesa, stando a un sondaggio del 2017.
Per Leandro Ortunes, ricercatore di scienze sociali alla Pontificia università di São Paulo, i pastori “creano una narrazione sui pericoli che graverebbero sulla famiglia, sulle scuole dove i loro figli sarebbero ‘erotizzati’, sul ‘pericolo comunista’. I fedeli si identificano in seguito nel candidato che fa questo genere di discorso”.
“Vi è una sorta di ‘panico morale’”, rileva Magali Cunha, dell’Università metodista di São Paulo. “Jair Bolsonaro ha posto l’accento su questi temi morali, poco o per nulla affrontati dalla destra tradizionale o in precedenti elezioni. E il sostegno crescente della sinistra ai movimenti femministi e LGBT non è gradito a questo pubblico”.
Cunha fa anche notare che “la campagna elettorale ha avuto luogo principalmente sulle reti sociali”, un aspetto importante quando è noto che “il sentimento di appartenenza alla comunità è molto importante per gli evangelicali”.

Fede, miracoli e molto denaro (Segni dei Temi RSI La1)

Una sinistra disorientata
Sul fronte opposto la sinistra è disorientata dalla concezione individualista promossa dalla teologia della prosperità, sostenuta nelle chiese neopentecostali, e “non è stata in grado di trovare un discorso” di fronte a questa “filosofia al contempo popolare e liberale”, scrive Lamia Oualalou nel suo libro Jésus t’aime. Le déferlante évangélique (“Gesù ti ama. L’ondata evangelicale”).
All’interno del movimento evangelicale esiste tuttavia anche un’ala progressista che non si riconosce nei discorsi ultraconservatori dei leader mediatici e che giovedì 18 ottobre ha organizzato a Rio una marcia cristiana anti-Bolsonaro.

I cattolici divisi
Tra i cattolici il 52% si pronuncia a favore di Jair Bolsonaro e il 47% sostiene Haddad. L’8 ottobre il segretario generale della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), mons. Leonardo Steiner, ha chiesto ai cattolici di “votare per un candidato che difende la democrazia” e l’11 ha ricevuto Fernando Haddad.
Il 15 ottobre anche una quindicina di organismi pastorali legati alla Chiesa, come Caritas, hanno firmato una dichiarazione in cui denunciano il movimento di Bolsonaro. Ma questo rifiuto non è condiviso da tutti: mons. Orani Tempesta, vescovo di Rio de Janeiro, ha ricevuto Jair Bolsonaro il 17 ottobre, due giorni dopo la visita del vescovo aggiunto di Rio, mons. Dias Duarte, al domicilio del candidato.

Le presidenziali più polarizzate
Il favorito Jair Bolsonaro, ex capitano dell’esercito, promette di liberalizzare il porto d’armi, di lanciare una nuova ondata di privatizzazioni, di distribuire incarichi ministeriali ai generali e di porre fine alla corruzione.
Lo sfidante Fernando Haddad, docente universitario, ha sostituito durante la campagna elettorale l’ex presidente di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva, incarcerato per corruzione e dichiarato ineleggibile. Egli promette, a nome del Partito dei lavoratori  (PT), l’attuazione di politiche sociali e si propone come custode della democrazia, che secondo lui correrebbe un “rischio” se Bolsonaro venisse eletto.
Secondo l’ultimo censimento ufficiale, che risale al 2010, il 65% dei brasiliani si dichiarano cattolici e il 22,2% evangelici, ma la percentuale di quest’ultimi è aumentata costantemente negli ultimi anni. (da La Croix; trad. it. G. M. Schmitt; adat. PaoloTognina)

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