La musica di Aretha

Il gospel affonda le sue radici nei canti degli schiavi. Lo storico Noel Balen parla della fede e del fervore di quegli uomini e di quelle donne. Alcuni sono divenuti delle star

14 agosto 2018

(Noel Balen) La storia dei negro spirituals (letteralmente, la spiritualità negra), da cui è derivata la musica gospel, inizia negli Stati Uniti, nei campi di cotone, nei porti, nei cantieri ferroviari e dovunque ci sia bisogno di manodopera. Gli schiavi importati dall’Africa, in maggioranza animisti, sono stati sradicati dal loro ambiente e dalle loro tradizioni e costretti a svolgere lavori spesso durissimi. Durante il lavoro, alle volte gridano, o cantano il loro nome e il luogo della loro provenienza. Nella speranza di incontrare qualcuno che provenga dalla medesima regione e parli la stessa lingua.

Mosè il liberatore
I padroni, in genere, proibiscono agli schiavi di cantare o di suonare strumenti musicali, nel timore che possano essere usati per convocare riunioni e dare avvio a rivolte. Vivendo nelle fattorie dei padroni, alcuni schiavi riescono comunque ad avvicinarsi a un pianoforte o a un violino. E qualche padrone permette agli schiavi musicalmente più dotati di suonare durante le feste.
La domanda è se possano essere convertiti al cristianesimo o meno. Gli africani hanno un corpo forte, più robusto e resistente alle malattie degli indigeni americani, ma avranno un’anima? Forse perché gli schiavi africani dimostrano di avere un’attitudine religiosa e un certo fervore spirituale, i padroni avviano un processo di conversione. E gli schiavi ricevono facilmente il messaggio cristiano. Ascoltando i racconti biblici, si identificano con il popolo d’Israele in cammino, nell’esodo, per uscire dalla terra d’Egitto. E Mosé diventa l’eroe del movimento d’indipendenza afroamericano.

Marie Knight, "Jesus walk with me"

La Bibbia è trasmessa oralmente. E nei racconti degli schiavi la terra di Canaan diventa il Canada, terra promessa dove non esiste la schiavitù e ogni uomo è libero. Per arrivare in Canada si può prendere il treno, o seguire i percorsi clandestini che portano oltre il confine. Diversi spirituals evocano la fuga verso il Canada, in termini biblici, riferiti all’esodo del popolo d’Israele.

Dolore e generosità
Gli schiavi assimilano presto il messaggio della Bibbia. E con quello, le melodie dei canti ecclesiastici inglesi. Che essi arricchiscono con la loro musica. Nasce così un nuovo genere, frutto della combinazione di elementi diversi. Il terreno su cui maturano quei canti è quello delle chiese protestanti nordamericane. Fino agli anni 1920 si continua nel solco dei negro spirituals, quella spiritualità negra che si sviluppa in modo comunitario anche dopo l’abolizione della schiavitù, avvenuta nel 1865. Tra le due guerre mondiali, a partire dagli anni 1920, i canti degli afroamericani cominciano a mischiarsi con la musica profana dei cabaret. E allora nasce il “gospel”, da “God spell”, o “Parola di Dio”.

Aretha Franklin, "Bridge Over Troubled Water"

Rivoluzione in musica
Prima di potersi esibire a Broadway o anche solo nei cabaret, gli afroamericani devono lottare contro i pregiudizi che li relegano in ambienti separati, o permettono loro di esibirsi solo come caricature di ciò che sono, uomini di colore di origine africana. Le porte di quei ghetti si aprono, negli anni tra le due guerre mondiali, con l’avvento dell’industria discografica e della radio. I dischi incisi da artisti afroamericani vengono tuttavia detti “race records”, cioè registrazioni razziali.
Alcuni artisti decidono di uscire dagli ambienti delle chiese nere e di esibirsi davanti a un pubblico profano. Il genere subisce a quel punto una profonda mutazione. Gli artisti che scelgono quella strada sono malvisti dalle comunità religiose. Ma la loro scommessa si rivela vincente. È il caso del Golden Gate Quartett, che punta sul gospel, si esibisce fuori dalle chiese e raccoglie molti consensi. Anche alcuni pastori si lanciano in questa avventura, seguiti da formazioni vocali maschili e femminili. Tutti si sentono nei panni di messaggeri, di apostoli chiamati ad annunciare la buona notizia nel mondo.

Mahalia Jackson, "I'll Trust In The Lord"

Rosetta, Elvis e Aretha
In modo sorprendente, nel quadro di un ambiente musicale molto misogino, il gospel permette a delle donne di accedere al rango di star. Rosetta Tharpe, Mahalia Jackson, Marie Knight e Aretha Franklin ne sono brillanti esempi [Aretha cantò ai funerali di Martin Luther King, di Mahalia Jackson e di Rosa Parks, dimostrando così di essere la voca della comunità afroamericana, ndr.].
Gli anni Cinquanta e Sessanta vedono l’affermarsi del rock’n’roll e del rhythm’n’blues. La nuova musica invade il campo profano, ma tutte le vedettes del rock hanno un forte debito nei confronti del gospel e degli ambienti delle chiese. È il caso di Sam Cooke, grande cantante di musica religiosa e grande seduttore di folle profane. E di Elvis Presley, a sua volta grande ammiratore del gospel.

Sister Rosetta Tharpe, "Up Above My Head"

Un canto religioso
Oggi il gospel si è emancipato: ma le sue parole sono rimaste semplici, quasi naive e candide. I testi dei canti sono composti da due-tre frasi incisive. Il gospel è immerso nel turbine del business, senza per questo rinnegare la sua vocazione sacra. E continua ad essere una musica dello spirito che non nega mai il corpo. In uno scambio cercato e voluto tra sensualità e spiritualità.
Oggi il vero gospel è essenzialmente religioso. Si canta e si ascolta, negli Stati Uniti, durante i culti domenicali, che possono durare anche due o tre ore! Non lo si trova nei luoghi turistici e nemmeno nei cabaret. Ma nelle chiese degli agglomerati urbani e nei piccoli centri, dove ancora vivono il fervore e il furore delle origini. (da Réforme, versione italiana P.Tognina).

Aretha Franklin "Respect"

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