Nicaragua verso il collasso

Organizzazioni umanitarie cristiane e rappresentanti delle Chiese hanno espresso preoccupazione per la crescente violenza in Nicaragua

20 luglio 2018

(ve/idea) Il Nicaragua è sull’orlo della guerra civile. La scintilla è scoccata il 28 aprile scorso dopo che il presidente Ortega aveva annunciato la riforma della previdenza sociale e pensionistica. È bastato questo per muovere la piazza. Le proteste pacifiche, inizialmente abbastanza ridotte, si sono subito intensificate estendendosi nelle varie città e dipartimenti, e si sono trasformate in manifestazioni contro l’autoritarismo di Ortega.
Da metà aprile oltre 350 persone hanno perso la vita nei disordini. Nel frattempo la proposta di riforma del sistema pensionistico è stata ritirata, ma ora i dimostranti chiedono le dimissioni del presidente socialista Daniel Ortega, il quale rifiuta e accusa gli oppositori del governo di preparare un colpo di Stato. La Conferenza episcopale cattolica del Nicaragua ha proclamato un mese di preghiera, che andrà avanti fino a 15 agosto.

Grande incertezza
Anche l’organizzazione umanitaria evangelica “Hilfe für Brüder International” (Stoccarda) ha riferito all’agenzia di stampa protestante idea che la situazione è molto grave. L’organizzazione è attiva nel paese, ad esempio, nell’ambito della sensibilizzazione sull’HIV e conduce corsi di formazione su igiene, agricoltura e microimpresa in collaborazione con altre organizzazioni e chiese. Già da alcuni mesi ha dovuto sospendere alcuni programmi. Regna una grande incertezza, ha detto la responsabile di progetto per l’America latina Dorothee Kuhs: “Molti temono un collasso completo del paese, come si può osservare attualmente in Venezuela”.

Cristiani vittime di violenza
Tra le vittime degli scontri ci sono anche numerosi cristiani. Il vescovo suffraganeo di Managua, Silvio Baez, è stato ferito leggermente in seguito a un attacco sferrato dai paramilitari vicini al governo contro una chiesa di Diriamba. Su Twitter ha accusato il governo di aver varcato “la soglia della disumanità e dell’immoralità”. Il 15 luglio l’auto del vescovo Juan Abelardo Mata (Estelí) è stata crivellata di colpi, ma lui è rimasto illeso. All’inizio di luglio truppe governative hanno attaccato una chiesa e hanno ucciso due studenti che avevano partecipato alle proteste. Facevano parte di un gruppo di 150 dimostranti che nella chiesa della Divina Misericordia di Managua avevano cercato scampo dalle forze di sicurezza. Come riferito dall’agenzia di stampa cattolica KNA, ignoti a Sébaco hanno inoltre sferrato un attacco incendiario contro un edificio della Caritas.
Il 56% dei 6,3 milioni di abitanti del paese è cattolico romano, mentre il 34% appartiene a varie comunità protestanti.

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