Il destino dei bambini migranti

Negli Stati Uniti duemila bambini sono stati separati dai propri genitori senza documenti, arrestati dall’amministrazione

29 luglio 2018

(ve/agenzie) Rinchiusi in grandi gabbie metalliche, bambini fra i 3 e i 15 anni che dormono su materassi posati sul pavimento. Negli Stati Uniti quelle immagini hanno provocato un’ondata di indignazione e hanno spinto il presidente Donald Trump, un mese fa, a firmare un decreto che vieta la separazione delle famiglie, pur ribadendo la sua determinazione a perseguire una politica “ferma contro l’immigrazione clandestina”.

Retroscena della decisione
La decisione dell'amministrazione americana di separare i bambini dai genitori era stata presa in base al principio di tolleranza zero nei confronti degli immigrati clandestini. L'obiettivo era quello di dissuadere gli immigrati dal varcare la frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti.
Il giudice federale di San Diego, Dana Sabraw, aveva ingiunto all'amministrazione di restituire i minori detenuti e separati dalle loro famiglie entro il 26 luglio. La decisione della corte è stata applicata solo parzialmente. Almeno 700 bambini sono ancora detenuti e separati dai loro genitori, in parte perché questi non si trovano più su suolo statunitense, in parte perché non sono stati rintracciati dalle autorità.

Politica immorale
Sollecitato a fornire spiegazioni in relazione alle separazioni che hanno sconvolto l’opinione pubblica americana, il ministro della giustizia Jeff Sessions ha giustificato tali metodi rivolgendosi specificamente ai cristiani americani. “Vorrei rispondere alle preoccupazioni espresse dai nostri amici in seno alle Chiese", ha dichiarato lo scorso 14 giugno. "Queste critiche sono ingiuste", ha aggiunto, "e potrei rimandarvi all’apostolo Paolo e al suo comandamento chiaro e saggio di ubbidire alle leggi del governo perché Dio le ha decretate al fine di assicurare l’ordine. Entrare illegalmente negli Stati Uniti è un crimine", ha concluso, "e avere figli non ti protegge”.

Critiche da parte cristiana
Il discorso di Sessions ha convinto poco la maggior parte delle Chiese americane. La Chiesa metodista unita, della quale fa parte lo stesso ministro della giustizia, ha esortato a lottare contro la separazione delle famiglie di immigrati sul proprio sito internet e ha chiesto pubblicamente all’amministrazione Trump di porre fine a tali pratiche.
Da parte sua la Southern Baptist Convention (Convenzione battista del sud), che con i suoi quindici milioni di membri costituisce la più grande denominazione protestante degli Stati Uniti, ha pubblicato una risoluzione in cui chiede che gli immigrati vengano trattati con la stessa dignità riservata agli americani e ha sollecitato una soluzione migratoria che permetta di regolarizzare gli immigrati privi di documenti.
Inoltre alcune Chiese hanno apprezzato poco l’uso della Bibbia da parte di Jeff Sessions per giustificare la politica migratoria di Donald Trump. “I fondatori di questa nazione hanno usato lo stesso tipo di tattica per schiavizzare i nostri antenati africani”, ha dichiarato da parte sua la Chiesa episcopale metodista africana.

In treno verso il sogno americano (Segni dei Tempi RSI La1)

Zoccolo duro evangelicale bianco
Il discorso di Jeff Sessions ha invece trovato un’eco piuttosto favorevole tra gli evangelicali bianchi che in grande maggioranza sostengono Donald Trump. Sebbene siano toccati dalla separazione delle famiglie degli immigrati clandestini, “continuano a pensare che fornire un forte sostegno a Donald Trump sia importante per raggiungere i loro altri obiettivi”, come la tutela delle libertà religiose e la lotta contro l’aborto, ha chiosato il Washington Post.
Questo divario con gli altri cristiani americani era già evidente lo scorso gennaio, quando un sondaggio pubblicato dal quotidiano americano rivelò che il 75% degli evangelicali bianchi percepiva l’arresto di immigrati privi di documenti come qualcosa di positivo, contro appena il 46% degli americani nella loro totalità e il 25% dei cristiani non bianchi.

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