Il ruolo degli ortodossi nelle presidenziali russe

Consulente del patriarca Cirillo milita per una Chiesa più indipendente

18 marzo 2018  |  Paul Gogo

La chiesa è discreta, nascosta dietro un condominio nel centro della città di Mosca, a meno di un chilometro dal Cremlino. L’arciprete Vsevolod Chaplin, tonaca nera, barba grigia, entra, si fa il segno della croce e abbraccia due icone. “La mia famiglia era atea”, dice. Ma Chaplin ha fiducia in sé e ambizione. Fa rapidamente carriera all’interno della Chiesa ortodossa e dagli anni 1990 è incaricato di produrre analisi e riflettere sulle relazioni tra il patriarcato di Mosca e “le strutture straniere”. Dal Cremlino fino al Vaticano, passando per la stampa, è spinto al centro di questo ufficio strategico e diventa rapidamente molto influente nella cerchia ristretta del patriarca.

Vsevolod Chaplin

Nel 2009 Cirillo viene designato “patriarca di Mosca e di tutte le Russie”. Vsevolod Chaplin viene nominato portavoce della Chiesa ed è integrato in un dipartimento speciale incaricato di consigliare il patriarca. Conservatore, l’arciprete vi vede un’opportunità per spingerlo a “ritornare a certi valori tradizionali e a prendere le distanze dal potere politico e dalle élite che vi gravitano intorno”.

Lotta anticapitalista
All’orecchio di Cirillo raccomanda un inasprimento nelle relazioni con queste élite, un combattimento al vertice: la lotta contro il capitalismo. Secondo il religioso queste élite, politiche, di polizia e mediatiche, sono "senza filosofia e senza visione politica. Un tempo si sono finte comuniste, poi negli anni Novanta hanno fatto credere di essere occidentali e oggi vogliono farsi passare per modelli di patriottismo. In realtà la sola cosa che conta per loro è il denaro", assicura.
La sua influenza aumenta, definisce "guerra santa" l’intervento russo in Siria, un autentico sbaglio per il patriarca Cirillo. L’arciprete Chaplin viene destituito a dicembre 2015, qualche giorno dopo la diffusione via stampa di foto che lo ritraggono seduto in un ristorante di una catena di fast food americana.

Vsevolod Chaplin

Un peccato per la Chiesa, un errore per il Cremlino in piena campagna mediatica antiamericana a seguito dell’annessione della Crimea. "A quel tempo abbiamo formulato una nuova concezione dei rapporti dello Stato con il patriarca. Ciò ha suscitato molta paura nei dirigenti della Chiesa, dal momento che dipendono totalmente dall’élite e dal governo russo", racconta. Un attacco pubblico rivolto a Vyacheslav Volodin, consigliere del presidente Putin, che accuserà di imporre ultimatum alla Chiesa, avrà sicuramente finito per convincere il patriarca che il suo influente consigliere stava diventando ingombrante.

L'intervento russo in Siria è definito da Chaplin come una "guerra santa".

“Il signor Volodin non tollera le obiezioni, non tollera le posizioni indipendenti e si aspetta che la Chiesa applichi le sue raccomandazioni”, aveva allora dichiarato Chaplin. Al di là del personaggio un tempo mediatico, spesso controverso, in particolare in occasione delle sue dichiarazioni anti-LGBT, è la sua vicinanza al potere religioso e politico che gli conferisce una certa competenza nell’ambito delle relazioni tra il Cremlino e la Chiesa. In tutto il mondo sarebbero 180 milioni le persone fedeli al patriarcato di Mosca.
La posta in gioco per il Cremlino è enorme, molte sono le immagini del presidente Vladimir Putin accompagnato dal patriarca Cirillo. “Sono sempre insieme”, dice divertito l’arciprete.

Il patriarca Cirillo e il presidente Putin

In Russia la Chiesa è spesso strumentalizzata politicamente, ma alcuni religiosi si lamenterebbero di non vedersi restituito il favore. “Nessuno può vantarsi di avere un’influenza sistemica su Vladimir Putin, è una persona indipendente. La sua logica interna è protetta dalle influenze esterne. Ma io penso che dia comunque troppo ascolto ai suoi consiglieri economici che lo spingono a replicare in Russia le vecchie ricette dell’Occidente”.
Per Vsevolod Chaplin il Cremlino non ha nulla a che fare con questo rapporto squilibrato. Del resto ha sempre sostenuto pubblicamente il presidente Putin. Secondo lui sarebbe il patriarca Cirillo a creare problemi. “Quando è diventato patriarca non era molto sicuro di sé e perciò ha deciso di copiare le maniere forti del potere. Oggi una critica di corridoio del patriarca è vissuta molto male all’interno della Chiesa; ha un atteggiamento che definirei autoritario. Del resto riceviamo tantissime e-mail da parte di fedeli scontenti”.

Il patriarca di Mosca Cirillo

Mancanza di libertà
Una mancanza di libertà che oggi spingerebbe questo conservatore a battersi per una maggiore libertà d’espressione all’interno della Chiesa e della società russe. “Bisogna ripristinare una cultura del dialogo nella nostra Chiesa, anche su questioni difficili. Oggi non siamo abbastanza attivi, dobbiamo criticare, esigere di più, anche andare in strada. D’altro canto, dal punto di vista sociale, penso che Putin debba essere in grado di ascoltare voci dissenzienti. Noi abbiamo una coscienza monarchica e penso che questa sia una buona cosa, ma abbiamo bisogno di un feedback tra il monarca e il popolo”.
Secondo l’arciprete questa relazione Chiesa-potere è costruita come una sinfonia. “Dobbiamo essere più critici nei confronti del potere senza tuttavia porci come nemici, perché non dobbiamo vivere su pianeti diversi. Ma ciò non vuol dire che dovremmo tacere su certi temi al fine di assicurare la sopravvivenza della nostra comunità religiosa. Perché per il momento i responsabili della Chiesa hanno una grande paura di troncare i rapporti con Putin e la sua amministrazione. Questa relazione è molto formale, diamo troppo ascolto a ciò che ci viene detto, prestiamo eccessivamente ascolto all’amministrazione presidenziale”, si rammarica Vsevolod Chaplin. (da Réforme; trad. it. G. M. Schmitt)

Ucraina, una guerra ai confini d'Europa (Segni dei Tempi RSI La1)

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