La Chiesa ortodossa e il potere in Russia

Nell'era Putin patriarca e presidente si sono riavvicinati

18 marzo 2018  |  Claire Bernole

Gli interessi della Chiesa ortodossa russa convergono oggi con quelli del Cremlino, ma la storia delle loro relazioni è complessa. Perseguitata sotto il regime sovietico, che aveva programmato l'annientamento della religione entro il 1934, la Chiesa ortodossa si risollevò quando Stalin decise di ricorrere ad essa per combattere contro la Germania nazista. Poi Nikita Krusciov la fece ripiombare in un periodo buio.
La situazione della chiesa ortodossa è oggi certamente più serena, ma “il problema è che la Chiesa è manipolata”, sostiene Michel Sollogoub, professore emerito di scienze economiche all'Università Paris 1. “È diventata uno strumento del potere. Era vero già prima, ma lo è ancora di più da quando c'è Vladimir Putin”. L'accademico sottolinea il fascino che da sempre il potere ha esercitato sulla Chiesa russa.

Un sostegno reciproco

Diversi fattori spiegano la presenza significativa della Chiesa ortodossa sulla scena politica in generale e diplomatica in particolare. Da un lato essa è con il KGB (che diventerà FSB) la sola struttura ancora in piedi alla fine della guerra fredda. Dall'altro lato il suo ritorno nel grembo dello Stato le permette di ricostruire progressivamente il suo parco di luoghi di culto, in gran parte distrutto. “La Chiesa russa ha difficoltà a resistere alla tentazione di ricostruire il proprio passato, ha una visione molto patrimoniale della sua esistenza”, afferma Jean-François Colosimo, professore associato presso l'Istituto di teologia ortodossa Saint-Serge (Parigi).
Le relazioni con lo Stato sono segnate da un lato da una certa passività, e dall'altro da una concezione della religione nello spazio pubblico molto diversa da quella che troviamo in Europa occidentale. “La Russia vive con un po' di ritardo ciò che noi vivevamo un secolo fa”, afferma ancora Colosimo. Secondo lui le due sfere d'influenza si compenetrano con molta naturalezza, perché la cultura russa non ha obiezioni alla loro vicinanza e la storia le porta oggi a sostenersi a vicenda.

Opposizione all'Occidente

Al di là di questo contesto, i rapporti interessati tra Stato e Chiesa ortodossa in Russia possono apparire ambigui e meritare di essere interrogati. La fondazione Russkiy Mir (Il mondo russo), ad esempio, che ha per vocazione la promozione della "russità" - cosa impossibile senza implicare la dimensione religiosa -, poggia sui due poteri. Il loro scopo comune è di “difendere i valori tradizionali e resistere al liberalismo occidentale”, rileva Alicja Curanovic, esperta di teoria delle relazioni internazionali. Uniti contro un nemico comune, il grande e cattivo Occidente? Jean-François Colosimo stempera i toni: “La creazione della fondazione risale già al 2007. Nel frattempo non credo che abbiano ottenuto grandi risultati”.

Patria, famiglia, Dio

Detto questo, il fatto stesso di invocare i valori tradizionali: la patria, la famiglia, Dio, che sono tutti sostenuti dalla Chiesa ortodossa russa e quindi assimilabili a valori religiosi, sfocia in un avvicinamento inevitabile dei poteri statale ed ecclesiastico. L'intenzione dello Stato è di sottolineare le specificità della Russia, opponendosi a un Occidente percepito come moralmente decadente. Da qui “la convinzione, sistematicamente proclamata dai più alti rappresentanti del potere, che la Russia deve agire in quanto guardiano dei valori tradizionali e contenere l'ondata di liberalismo nichilista promossa dall'Occidente”, sostiene Alicja Curanovic.
Questo fa della Chiesa ortodossa un perno della diplomazia russa? Difficile dirlo, di certo gli interessi convergono in un opportunismo che tuttavia non impedisce all'una e all'altra di condurre vite indipendenti. “C'è di sicuro una convergenza nella loro rappresentazione ideologica del paese, ma non è qualcosa di programmato. Pur non negando interessi comuni non bisogna entrare in uno schema paranoico”, chiarisce Jean-François Colosimo.

Diplomazia religiosa
Per Alicja Curanovic, Stato e Chiesa ortodossa si forniscono una legittimità reciproca. La collaborazione tra il ministero russo degli affari esteri e le istituzioni cristiane tradizionali del paese al di là delle frontiere costituisce certamente una “diplomazia religiosa”.
In un mondo globalizzato il posizionamento russo conferisce alla competizione tra Stati una dimensione “di civiltà” e traspone i rapporti di forza sul piano culturale. La Russia diventa così leader del mondo non occidentale. Una posizione che avalla ostentando il proprio sostegno ai cristiani d'Oriente. In realtà questo atteggiamento favorisce maggiormente il riavvicinamento con paesi come la Cina, l'India o la Turchia piuttosto che con gli Stati Uniti e l'Occidente in generale. (da Réforme; trad. it. G. M. Schmitt, adat. P. Tognina)

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