Cristiani perseguitati: tra dati allarmanti e propaganda evangelicale

Duecento milioni di cristiani perseguitati: molti media riprendono gli allarmanti numeri della nuova World Watch List di Open Doors/Porte Aperte. Ma è una statistica attendibile?

27 gennaio 2018

(Katja Dorothea Buck) Per Open Doors/PorteAperte la presentazione della World Watch List è un evento di routine: da anni l’organizzazione umanitaria delle chiese libere con sede a Kelkheim si adopera - con successo - per portare all’attenzione del grande pubblico la questione della persecuzione dei cristiani. Nel corso del tempo Open Doors/Porte Aperte ha affinato sempre più la metodologia con cui compila l’elenco annuale dei 50 paesi in cui i cristiani sono maggiormente perseguitati. I cristiani perseguitati in loco e esperti esterni hanno predisposto gli studi nazionali.

Le cifre della persecuzione
Per ogni paese sono state esaminate le stesse categorie, tra cui la “forza della persecuzione”, chi sono i “persecutori” o la diversa intensità con cui sono colpiti i cristiani indigeni, evangelicali o convertiti. Infine l’organizzazione elenca ogni volta tre richieste di intercessione con cui i lettori possono porsi al fianco dei loro fratelli e sorelle perseguitati.
Questa suddivisione schematica suggerisce un approccio scientifico e conferisce chiarezza alla World Watch List con i suoi 50 dettagliati studi nazionali. Potrebbe essere questo uno dei motivi per cui questa pubblicazione di provenienza evangelicale è ormai uno strumento di riferimento indiscusso anche per grandi media come lo “Spiegel” o la “Welt” quando si tratta della situazione dei cristiani in determinati paesi.

Manifestazione evangelicale a Zurigo

Statistica poco accurata?
Anche le informazioni generali fornite da Open Doors/Porte Aperte, che 200 milioni di cristiani in tutto il mondo sono oggetto di gravi persecuzioni e che oggi il cristianesimo è la religione più perseguitata, vengono citate da molti media. Tuttavia è proprio con queste affermazioni che è necessario essere prudenti. Alla luce del fatto che con 2,3 miliardi di aderenti (Pew Research Center) il cristianesimo è la maggiore comunità di credenti del mondo, non c’è da sorprendersi che rappresentino anche il gruppo più numeroso tra i perseguitati per motivi religiosi.

Quando si può parlare di persecuzione?
D’altra parte i 200 milioni menzionati da Open Doors/Porte Aperte sono quantomeno dubbi. L’organizzazione umanitaria aveva citato lo stesso numero già alcuni anni fa, ma dopo che era stata sollevata criticamente la questione relativa a dove vivessero tutti quei cristiani perseguitati aveva fatto un passo indietro e aveva rettificato parlando di 100 milioni di cristiani perseguitati. Il fatto che l’attuale rapporto parli nuovamente di un numero doppio di persone colpite può essere spiegato soltanto con un ammorbidimento del concetto di persecuzione. Per Open Doors/Porte Aperte i cristiani non vengono considerati perseguitati soltanto se minacciati di morte o di trasferimento forzato a causa della loro fede. Per l’organizzazione umanitaria è già sufficiente se i cristiani subiscono discriminazioni o se costituiscono una minoranza in un paese prevalentemente musulmano o ateo.

Molta propaganda e poco dialogo
Il rapporto collega inoltre singoli casi di persecuzione effettiva alla situazione di interi gruppi di popolazione. Di conseguenza i cristiani in Palestina verrebbero oppressi ovunque dai musulmani. E in Eritrea sarebbero molti i musulmani - che costituiscono circa la metà della popolazione - a palesare tendenze estremiste. Mentre in Egitto i cristiani copti ortodossi indigeni renderebbero, stando a Open Doors/Porte Aperte, la vita estremamente difficile ai cristiani evangelicali e contribuirebbero essi stessi alla persecuzione.
Simili imprecisioni e generalizzazioni portano a concludere che la World Watch List sia anche uno strumento di propaganda del movimento evangelicale che vede nell’islam la principale minaccia al cristianesimo e pone la propria lettura del Vangelo e il proprio stile di vita al di sopra delle altre tradizioni cristiane. L’ecumenismo e il dialogo con gli aderenti ad altre religioni non trovano evidentemente posto in questa visione del mondo.

Il parere delle chiese tedesche
Di tenore diverso è l’approccio del “Rapporto ecumenico sulla libertà di religione dei cristiani nel mondo” presentato a metà dicembre 2017 dalla Conferenza episcopale tedesca (DBK) e dalla Chiesa evangelica in Germania (EKD). Gli autori non si impegnano a fornire dati concreti, “poiché informazioni precise sul numero dei cristiani perseguitati nel mondo richiedono strumenti scientifici molto più complessi di quelli finora prodotti”, afferma il comunicato stampa.
Inoltre le due grandi Chiese usano il concetto di “persecuzione dei cristiani” con molta parsimonia. Distinguendo tra “persecuzione” e “situazione difficile” e collocando la questione nel più ampio contesto dei diritti umani. Gli autori analizzano in che misura e in che modo la libertà religiosa dei cristiani, ma anche di altre minoranze religiose, venga violata o limitata in molti paesi e regioni.

La rabbia degli induisti (video Segni dei Tempi RSI La1)

La guerra dell'informazione
Autore dei contenuti principali del rapporto è Heiner Bielefeldt, professore di diritti umani e di politica dei diritti umani all’università di Erlangen-Norimberga ed ex relatore speciale dell’ONU per la libertà di credo e di religione. Le 70 pagine del rapporto non sono di facile lettura, il quadro che ne scaturisce non si lascia ridurre a un'immagine in bianco e nero.
Nella frenetica attività dei media, in cui le affermazioni brevi e concise hanno la priorità, la fonte di riferimento sulla questione della persecuzione dei cristiani continuerà perciò probabilmente a essere la World Watch List, soprattutto perché Open Doors/Porte Aperte ha saputo affermarsi, nel corso degli anni, come “esperta” in questo campo. (da Weltsichten)

Articoli correlati