Occorre una riforma più equilibrata

Quasi il 60% dei votanti e quasi tutti i Cantoni hanno bocciato il progetto per la "Riforma dell'imposizione delle imprese" approvato nel giugno scorso dalla maggioranza di centro e di destra del Parlamento e combattuto da un referendum del Partito socialista

13 febbraio 2017

(Vanessa Buff) In Svizzera, il popolo ha nettamente respinto la Riforma III dell'imposizione delle imprese in votazione nel finesettimana. Il chiaro "no" emerso dalle urne indica che la voce delle Chiese non può essere ignorata quando si tratta di rivedere i meccanismi di riscossione delle imposte.

Grossa sorpresa
Il 59,1% dei votanti ha detto no al progetto di riforma. Nelle sue dimensioni, il risultato è sorprendente soprattutto tenendo conto del fatto che quando il Partito socialista ha lanciato il referendum era praticamente da solo nel contrastare il progetto. I partiti borghesi, Economiesuisse, le organizzazioni economiche e i cantoni erano inizialmente a favore della riforma sostenuta dal Consiglio federale e dalla maggioranza Parlamento. In Svizzera una simile coalizione garantisce solitamente una facile vittoria alle urne. Solo a campagna inoltrata esponenti degli stessi partiti borghesi, tra cui l’ex ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf, sono scesi in campo per mettere in guardia sulle conseguenze fiscali e finanziarie della nuova legge.

Comuni e parrocchie
Occorre aggiungere che generalmente i temi legati alle imposte non suscitano grandi emozioni e inoltre questo progetto era estremamente complesso e difficile da analizzare. Lo ha dimostrato anche l'andamento della discussione all'interno delle Chiese: sebbene la riforma fosse destinata a colpirle duramente - dal punto di vista finanziario -, c'è voluto parecchio tempo prima che cattolici e protestanti si mobilitassero e iniziassero a discutere le conseguenze di un'eventuale approvazione del progetto.
La presa di coscienza, nelle Chiese - soprattutto nella Svizzera tedesca - è legata all'instancabile attività di persone come Res Peter, che hanno insistito nel sottolineare le complesse relazioni tra l'adozione della Riforma III e le perdite fiscali e finanziarie delle Chiese.
Ma certamente il chiaro "no" emerso dalle urne non si spiega solo con l'impegno profuso da alcune singole persone. Ciò che alla fine ha fatto pendere l'ago della bilancia a favore della bocciatura è stato soprattutto il fatto che il Parlamento, in questo caso, ha esagerato: il progetto di Riforma III ha ignorato le esigenze dei Comuni - e anche delle Parrocchie -, e non ha previsto sufficienti misure di compensazione. E alla fine tutti hanno capito che le conseguenze per la diminuzione degli introiti provocati dalla Riforma III sarebbero stati pagati attraverso ulteriori misure di risparmio o mediante l'introduzione di nuove imposte per i cittadini.

Riformare la riforma
Gli oppositori della "Riforma dell'imposizione delle imprese" sono riusciti a far passare il loro messaggio, mentre i fautori del progetto si sono limitati a ribadire, con toni sempre più aggressivi, la minaccia della possibile perdita di posti di lavoro e dell'abbandono della Svizzera da parte di numerose imprese nel caso di una vittoria del "no". Ma raramente le votazioni si vincono, in Svizzera, agitando spauracchi e proferendo minacce.
E ora, come andare avanti? Tutti i partiti sono concordi nell'affermare la necessità di una riforma nel settore dell'imposizione delle imprese. Anche l'OCSE e l'Unione Europea hanno ribadito, a più riprese, che il sistema svizzero che garantisce dei privilegi fiscali a certe imprese internazionali non è accettabile e che la Svizzera deve reagire. Il Parlamento è chiamato ora a riprendere il proprio lavoro e a integrare, nel progetto, le critiche che sono state formulate in modo molto chiaro - nei confronti di diversi nuovi sgravi fiscali per le aziende alquanto opachi e delle misure di compensazione, molto “pesanti” dal profilo finanziario, imposte alla Confederazione per attenuare l’impatto della riforma sui Cantoni e i Comuni. Da quel lavoro dovrà emergere un progetto di riforma più sostenibile, con il quale anche le esigenze di istituzioni come i Comuni e Parrocchie siano rispettate. Proprio loro, Comuni e Parrocchie, sarebbero state - nel caso di un "sì" alla Riforma III, tra i perdenti della votazione. (ref.ch; trad. it. P. Tognina)

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